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Primo gennaio 2020 – come un augurio
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Articolo di Annapaola Laldi
1 gennaio 2020 8:23
 
 Per fare gli auguri per l'anno nuovo, mi ispiro a una iniziativa che ha preso il via il 16 dicembre scorso ad opera di alcune organizzazioni formali e informali, tra cui Mediterranean Hope, che è il progetto sulle migrazioni della FCEI (Federazione chiese evangeliche in Italia). Ne ha dato notizia NEV, il bollettino settimanale della stessa FCEI.
L’iniziativa ha il suggestivo titolo Luci su Rosarno . E va detto subito che non si riferisce a qualcosa di metaforico, a un’immagine, ma proprio alla realtà nuda e cruda del buio pericoloso che avvolge prima dell’alba e dopo il tramonto chiunque passi dalle strade della piana di Gioia Tauro.
Particolarmente esposti agli investimenti sono i braccianti (immigrati e non) “che”, come si legge nell’articolo appena citato,”vanno o tornano dal lavoro in bicicletta. Nella zona, infatti, non esistono trasporti pubblici, e l’assenza di illuminazione nelle strade è pressoché totale. Spesso i braccianti si muovono quindi con bici che non sono dotate di faretti e rischiano di essere investiti. Purtroppo ogni anno si registrano incidenti dovuti a questa combinazione di fattori. Fare luce su Rosarno, attivando reti di sostegno e di solidarietà concreta, distribuendo pettorine segnaletiche e luci per le biciclette, è un piccolo gesto che vuole tutelare la vita di queste persone e vuole anche aprire una luce nel buio dei diritti negati.
Ma questo, si mette in rilievo, è solo il primo passo di un’azione che intende coinvolgere la partecipazione fra tutte le persone che vivono nella piana; infatti, conclude l’articolo, avere una illuminazione adeguata non è un problema che riguarda solo i migranti, ma tutto il territorio”.
Per dovere (gradito) di completezza, voglio aggiungere che questa iniziativa non è l’unica a favore di chi lavora nei campi della piana di Gioia Tauro, tra Rosarno e San Ferdinando.
Sempre a cura di Mediterranean Hope, si è svolta, tra San Ferdinando, salita più volte alla ribalta delle cronache per la sua disumana baraccopoli, varie volte distrutta, anche dalle ruspe del marzo 2019, e di nuovo “risorta” in loco o poco lontano, e Reggio Calabria, una “due giorni” (22 e 23 ottobre scorsi), durante i quali una delegazione evangelica ha visitato  la piana di Gioia Tauro e ha dato vita a un convegno  con eminenti studiosi delle questioni sul tappeto, dal titolo Ma che arance mangi?” . Tutto ciò allo scopo, da un lato, di conoscere direttamente la realtà degradata di quel territorio e, dall’altro, di mostrare che è possibile praticare  un’agricoltura rispettosa dei diritti dei lavoratori, e che, anzi, già esistono numerose realtà che si oppongono concretamente allo sfruttamento/schiavitù dei lavoratori e operano altrettanto concretamente per togliere gli immigrati da accampamenti e baracche e offrire loro alloggi di civile abitazione, come, grazie alla Caritas, sta avvenendo a Drosi, sempre piana di Gioia Tauro, dove i residenti hanno cominciato ad accettare di affittare anche ai lavoratori immigrati. Cosa che naturalmente favorisce la reciproca pacifica conoscenza reciproca; l’unica cosa che può portare a una corretta, rispettosa integrazione.
  
L’augurio di quest’anno prende, dunque, a prestito il titolo della prima iniziativa che ho presentato: Luci su Rosarno.
Che ciò che lì è un programma, diventi un augurio: Luce dentro ciascuno di noi – nei nostri cuori e nelle nostre menti!
Che, come quelle luci materiali, salvano la vita ai passanti nelle strade buie, queste luci ideali salvino la nostra vita dalla paura che rischia di soffocare la nostra umanità.
Che ci consentano di avere una vista chiara, nitida, lungimirante per scorgere che il nostro vantaggio, il nostro stesso bene non sta nel respingere chi viene da lontano o qualunque altro “diverso”, seminando ulteriore dolore, bensì nell’aprirci con semplicità alla realtà che ci circonda, impegnandoci a comprendere gli altri come vorremmo essere compresi noi.

Per chi vuole approfondire la situazione di San Ferdinando, segnalo due articoli, che ho trovato istruttivi: 
Il primo su “Avvenire” del 23 dicembre 2017:
A Rosarno la baraccopoli raddoppia. E anche il degrado e lo sfruttamento
 Il secondo su “La Repubblica” del 6 marzo 2019, all’indomani dell’azione delle ruspe, dal titolo “Il paradosso di San Ferdinando: sgomberata la baraccopoli in Calabria, una nuova tendopoli sta già nascendo"
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