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Progetto Ue: il futuro dell'Amazzonia
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Articolo di Redazione
12 ottobre 2011 10:29
 
Ai primi d'ottobre è partito un progetto per studiare i rischi che incombono sul bacino amazzonico a causa del mutamento climatico e della deforestazione.

Il bacino dell'Amazzonia è un ecosistema superlativo: la zona boschiva di 5,8 milioni di chilometri quadrati, bagnata dal più grande sistema fluviale del mondo, ospita il 10/15 per cento di biomassa globale, è l'habitat naturale per un terzo di tutte le specie, e le piante che vi crescono sono ritenute il maggior produttore d'ossigeno della Terra; nel contempo l'area è un enorme demolitore di CO2 e anche la maggior fonte del potente gas serra N2O.
Questo spazio vitale è minacciato, tra l'altro, dai prevedibili effetti del cambio climatico e dallo sfruttamento utilitaristico, cioè dalla deforestazione. Negli ultimi anni sono stati analizzati innumervoli particolari della situazione, ma manca la visione dei nessi che formano il quadro d'insieme, perciò è difficile valutare quanto i processi in atto in Amazzonia si ripercuotano a livello globale.
Comporre le varie tessere del puzzle è dunque lo scopo di Amazalert, il piano cui partecipano 14 gruppi di ricercatori provenienti da sei Paesi europei e quattro sudamericani.
Essi dovranno studiare, da un lato, le basi scientifiche -dalle conseguenze del cambio climatico sul ciclo dell'acqua e delle sostanze nutritive fino agli aspetti biologici, ecologici e biochimici; dall'altro, l'impatto sulle condizioni economiche, sociali e politiche. Naturalmente, tutto questo non è proprio nuovo; ciò che caratterizza il progetto sono i molteplici legami del cambiamento e le ripercussioni sui singoli fattori.

Conflitti per lo sfruttamento del suolo
La geologa Gudrun Lettmayer (Joanneum Research, Austria) lo spiega con l'uso del territorio. "L'uso del territorio, che in Brasile è particolarmente segnato da controversie, ha motivazioni sociali ed economiche, ma è anche premessa e conseguenza per il paesaggio". Se si trasforma il bosco in pascolo, non solo cambiano la luminosità, le condizioni dell'acqua o lo scambio dei gas, bensì le possibilità dell'ecosistema di offrire agli uomini i suoi beni. Gli sviluppi sociali sono dunque -insieme ai processi naturali- una causa di mutamento e, nello stesso tempo, condizionano il modo di sfruttare le risorse. Il fatto è che ogni gruppo di utenti ha possibilità diverse d'incidere e differenti aspettative. "Le popolazioni indigene hanno interessi diversi dai contadini, le imprese minerarie dai grandi proprietari terrieri". Ecco perché il progetto intende coinvolgere in ogni singola fase tutti i "portatori d'interesse" di un certo peso.
L'Unione Europea, che con 4,7 milioni di euro è il maggiore finanziatore del progetto triennale, mira soprattutto a due risultati: in primo luogo, ad avere degli scenari dettagliati sullo sviluppo futuro del bacino amazzonico -come base per assumere decisioni politiche- e, in secondo luogo, un sistema d'allerta precoce qualora si preannunci una perdita boschiva irreversibile.

(articolo di Martin Kugler per Die Presse del 08-10-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
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