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La proposta di istituire le narcosale non solo e' logica, ma autenticamente umana
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Articolo di Roberto Nardini, presidente del Gruppo S.I.M.S.
21 giugno 2006 16:24
 
Assistiamo direttamente tossicodipendenti fin dal 1993. Da quell'epoca abbiamo incominciato a distribuire siringhe, materiali sterili e profilattici. A chi? A chiunque ce ne faceva richiesta e che, in mancanza dei nostri interventi, avrebbe certamente usato materiali sporchi, se li sarebbe scambiati con gli amici e avrebbe, verosimilmente, contratto un'infezione dalla quale, poi, non è assolutamente semplice, uscire senza danni. Ci siamo spesso domandati se la disponibilità dei materiali che distribuivamo avrebbe potuto aumentare il ricorso agli abusi, o comunque, lo avrebbe favorito. Ma così non è stato. All'inizio distribuivamo alcune scatole di siringhe ogni mese. Oggi una scatola basta per oltre sei mesi, perché la maggior parte di chi le chiedeva, frequentando la nostra sede, ha finito per considerare i nostri messaggi ed ha deciso di iniziare un percorso di cura che gli ha reso gli abusi non più necessari. Ed era ciò che ci eravamo proposti fin dall'inizio. Chi viene a chiedere la siringa se ne va ad usarla chissà dove. In un cesso pubblico, a casa sua, in un luogo appartato. Userà comunque quella siringa per somministrarsi una sostanza che ha reperito chissà come, chissà da chi, chissà che cosa veramente contiene. Io ho spesso desiderato di seguire anche questo percorso, di leggerne i dettagli, di vedere se e in quale occasione possa essere messo in discussione e, magari, interrotto. Ma non posso. Il mio desiderio di monitorare una vicenda che comunque avviene in condizioni a me ignote, viene interpretato in modo farisaico alla rovescia. A me sta a cuore la salute dell'essere umano che si droga, la salvaguardia della sua vita e la speranza che giunga vivo ed in condizioni di salute accettabili alla decisione di curarsi e di concludere con la tossicodipendenza. E' singolare come questi semplici concetti sono stati rovesciati. In realtà, Don Pierino, inventore e pioniere della "cristoterapia", e coloro che a lui dichiarano di ispirarsi, vogliono invece che quel soggetto si faccia male, molto male, magari muoia di overdose, facendo però credere a tutti che loro avrebbero a cuore la salute e la vita di quel soggetto, perché, e quì sta il paradosso, la paura di ammalarsi e di morire possa dissuaderlo dal drogarsi. Come se drogarsi non fosse il sintomo di una patologia ben definita e caratterizzata dal manifestarsi come appetizione compulsiva ed incoercibile. In definitiva: o guarisci a modo loro, oppure meglio che ti inseguano tutti i mali del mondo, la galera e perfino la morte.
Così, sfruttando l'emotività e la disinformazione, per certi ideologhi che si ispirano ad operatori che hanno più o meno la stessa validazione scientifica dello scioglipancia di Vanna Marchi, le narcosale non sarebbero un luogo di osservazione di un fenomeno che comunque avviene altrove ed in condizioni ben più pericolose, ma un incentivo a drogarsi con il consenso degli osservatori, un disimpegno verso chi si droga, una "rottamazione" di individui ritenuti irrecuperabili. Ora, va precisato che, almeno in questa fase, non è stato ipotizzato di fornire eroina di stato come in Svizzera ed in altre nazioni europee. Nella narcosala il tossicodipendente in fase di abuso si limita a fare la stessa cosa che farebbe in situazione di pericolo. Ma senza farsi del male, protetto se va in overdose. La fa ricevendo utili consigli per evitare le infezioni e per affrontare la sua malattia. Ha un contatto con un'organizzazione che lo può aiutare, lo può consigliare ed assistere. Soprattutto può proteggerlo fino a quando non decida, sempre che lo decida, di intraprendere un programma. Questo significa avere a cuore la salute e la vita di chi si droga, ed è in questo contesto che l'opinione personale espressa dal Ministro Ferrero non ha soltanto una logica, un razionale e la prospettiva di addurre innumerevoli vantaggi ai tossicodipendenti e alla collettività. Ha, soprattutto, un senso di autentica umanità. Ad essa io mi associo in piena coscienza, con la consapevolezza di essere dalla parte di coloro che hanno bisogno di aiuto.

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