testata ADUC
Quello che i gestori telefonici non capiscono: la vera storia delle tariffe alte e basse
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Domenico Murrone
15 agosto 2009 0:00
 
I prezzi della telefonia sono in calo, fissa e mobile. Accade in tutto il mondo, e lo ha confermato la recente indagine dell'Ocse (raggruppa 30 Paesi industrializzati Occidentali [1]) che nel Communication Outlook [2] rileva che negli ultimi 18 anni i prezzi da rete fissa per l'utenza domestica sono scesi mediamente l'1% all'anno. Analoga tendenza per la telefonia mobile, soprattutto negli ultimi anni: tra il 2006 e il 2008 i prezzi sono scesi circa del 28% per l'utente medio. E' normale che sia cosi'. Quando un nuovo servizio o prodotto si diffonde, la tecnologia permette alle aziende riduzioni di costi di produzione o di erogazione; parte di tale risparmio va a vantaggio dei consumatori. Si pensi, solo per fare un esempio vicino alla telefonia, al costo degli apparecchi cellulari o dei pc.
E in Italia? Anche in Italia. Se si considerano le ultime rilevazioni dell'Agcom sull'utenza residenziale, tra il 2007 e il 2008 il calo e' stato del 7,7% per le telefonate da rete fissa e del 10,6% per quelle da cellulare.
Tutto bene? Quasi. Nel confronto internazionale emerge che le tariffe mobili italiane sono ben al di sopra della media. Molto penalizzato e' l'utente che non fa un uso massiccio del telefonino [3].
Le rilevazioni dell'Ocse non hanno considerato promozioni, chiamate gratuite, offerte o servizi scontati. E questo e' un aspetto molto rilevante della questione, che ci illumina su come i quattro grandi gestori mobili (Tim-Telecom Italia, Vodafone, Wind e 3 Italia) si facciano concorrenza: le tariffe per cellulari sono tenute artatamente alte per riservarsi ampi margini per le promozioni. L'esemplificazione piu' evidente del fenomeno e' rappresentata dagli sms. A fronte di un costo 'industriale' di meno di un centesimo, si pagano 15-16 centesimi ad ogni invio, tanto che gli utenti italiani sono quelli che spendono di piu' in Europa [4]. Al contrario l'Italia e' la piu' conveniente per chi acquista grandi pacchetti di messaggini. In modo meno marcato, lo stesso discorso vale per il servizio voce.
Tralasciando i probabili accordi di cartello tra i principali operatori mobili, non c'e' dubbio che i gestori ritengano questa strategia la piu' conveniente per il loro portafoglio, al contrario cambierebbero immediatamente politica tariffaria. A loro avviso il massimo profitto lo si raggiunge con alte tariffe-base e forti sconti.
Ma e' vero che e' questa la migliore politica? Anche per i consumatori?
Le risposte sono: non si' puo' dire di no per la stragrande maggioranza degli utenti.
I grandi sconti si portano appresso grosse fregature. I gestori sparano in mega campagne pubblicitarie le offerte civetta per attrarre nuovi clienti. Lo fanno spesso con messaggi ingannevoli, tacitando i vari limiti alle promozioni, cosi' possono permettersi di pubblicizzare come a gratis dei servizi che non sono regalati o che trascorsi i primi mesi si trasformano in salassi.
Questa politica rimane conveniente per due motivi: i controlli delle Autorita' (Agcom e Antitrust) sono scarsi e le multe di importo irrisorio rispetto al giro d'affari delle compagnie [5]; la giustizia italiana e' al collasso e scoraggia gli utenti dall'intentare cause per il rimborso di qualche decina o centinaia di euro.
Una prima controindicazione a tali pratiche i gestori dovrebbero desumerla dal comportamento dei clienti superesperti: riescono ad accumulare crediti di migliaia di euro sfruttando le asimmetrie tariffarie (per esempio: se Tim mi fa chiamare a 5 cent al minuto e 3 Italia mi autoricarica 8 centesimi per ogni minuto di telefonata ricevuta, conviene lasciare i due numeri in perenne conversazione per accumulare migliaia di euro).
In realta' gli utenti che sfruttano tutti i 'bachi tariffari' per guadagnare soldi sono un percentuale infinitesima. La stragrande maggioranza dei consumatori e' poco propensa a dedicare il proprio tempo a giostrarsi tra le decine e decine di piani tariffari che ogni gestore mette in campo e a valutare mensilmente l'opportunita' di cambiare operatore. Questa massa di utenti si trasforma cosi' in vacche da mungere. [6]
 
Quello che i gestori non capiscono
Gli utenti stanno imparando la lezione e sempre piu' utilizzano gli strumenti per evitare fregature e pagare il giusto per i servizi acquistati (cambio operatore, ricorso a Corecom e giustizia ordinaria).
I gestori erogano un servizio essenziale e hanno milioni di clienti, investono miliardi di euro per promuovere il marchio, ma la loro immagine, il loro nome e' sempre piu' assimilato a truffe, raggiri e inganni; ha ancora senso sostenere ingenti spese legali e multe per rimediare alle malefatte dei venditori di balle che sono i call center?
Potrebbe giovare anche a bilanci e buon nome dei gestori, oltre che ai consumatori, 'confezionare' piani tariffari trasparenti, limitando le offerte roboanti, conquistando clienti con l'affidalita'?
 
[1] clicca qui
[2] clicca qui
[3] L'utente italiano che fa basso uso del telefonino spende 195 dollari, a fronte di una media Ocse di 163 dollari e dei soli 50 dollari che spende un danese. L'utilizzatore medio spende 394 dollari a fronte di una media di 317 e dei soli 131 che spendono olandesi e finlandesi. Poco sotto la media sono i costi per chi usa tanto il cellulare: 465 dollari per gli italiani, meno della media Ocse di 489, ma lontanissimo da quanto spendono danesi e olandesi, meno di 190 dollari.
[4] Studio 2008 di Arcep: clicca qui
[5] clicca qui [6] clicca qui
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS