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Rapporto Ue. Il crack l'ultimo frutto del just say no?
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Articolo di Alessandro Garzi
20 novembre 2001 18:09
 
Nella relazione per il 2001 dell'EMCDDA (l'osservatorio europeo sulle tossicodipendenze), sul fenomeno droga all'interno dell'Unione Europea, (disponibile in italiano sul sito dell'organizzazione) si trovano due "sezioni", speciali, una dedicata alla cocaina, e una all'ecstasy.
Non volendo riportare l'intero rapporto, vogliamo focalizzarci su un punto, che riguarda i comportamenti e i modelli di consumo di queste due sostanze.
La droga "ricreativa per eccellenza, e' infatti considerata l'ecstasy, che viene di solito associata alla vita notturna, anche se, come in Grecia, il 35% degli studenti consumatori di ecstasy afferma di fare uso di questa sostanza allo stadio in occasione di incontri di calcio.
I consumatori di ecstasy vengono divisi in tre fasce, occasionali, cauti, eccessivi. Il rapporto esclude infatti dal conto quelli che potrebbero essere i consumatori di tipo "problematico" (il tipico consumatore "problematico" potrebbe essere il classico eroinomane), in quanto l'ecstasy non provoca dipendenza "chimica", ma una dipendenza "psicologica" legata ai modelli di comportamento.
I consumatori che corrono piu' rischi, sono ovviamente quelli occasionali, in quanto hanno meno informazioni sugli effetti collaterali che puo' avere una determinata sostanza, che tipo di ecstasy e' quella che si sta prendendo. Anche se riconoscere una pasticca dall'altra e' praticamente impossibile, un laboratorio tedesco ha monitorato un tipo con stampato il logo della Mitsubishi ed ha scoperto che questa varieta' e' in realta' composta da piu' di 200 varieta' diverse!
Mentre, quasi per assurdo, chi puo' stare al sicuro e' il consumatore abituale, che fa parte di una cerchia di altrettanto abituali, visto che sono conosciuti gli effetti che porta la sostanza, e anche le controindicazioni da seguire.
Anche se puo' sembrare assurdo, questo e' il risultato dell'approccio che la nostra societa' (politica, giustizia, informazione) ha nei confronti del fenomeno ecstasy: chi ne fa uso costante e/o frequenta persone che ne fanno uso costante e' al riparo, chi, data l'ampia disponibilita', "prova una volta", corre piu' rischi. Come se si arrivasse ad affermare che un alcolista puo' ritenersi sicuro, rispetto a chi l'unico tipo di alcolico che vede e' lo spumante del cenone di Capodanno. E' assurdo. Ma se non fossimo in grado di dire con esattezza cosa c'e' nella bottiglia? Perche' l'informazione e' solo quella che ti possono dare gli stessi consumatori. Per il resto l'ecstasy e' off-limits, come sostanza. Come effetto collaterale, i media ci nuotano, tanto che, ormai e' noto, in tutti i telegiornali della domenica, qualsiasi notizia di incidente stradale che contenga la parola "ecstasy" o "discoteca" raddoppia automaticamente lo spazio assegnato.
L'informazione governativa, dobbiamo ammettere che negli ultimi anni ha fatto i suoi passi avanti. In Italia ci abbiamo messo vent'anni per importare lo slogan di Nancy Reagan just say no, dite solo no, e basta, ma anziche' detto dalla moglie del presidente, vengono fatti degli spot televisivi, con tanto di "giovani" presi pari pari dalle statistiche (due sono biondi, due castani, uno grasso, tre portano il piercing, uno e' immigrato), in cui l'informazione del Governo sulle droghe sintetiche che hanno un uso crescente, e per le quali l'eta' d'ingresso si abbassa, e': "il vero sballo e' dire no".
E cosi' un ragazzino di quindici anni impara tutto sull'ecstasy.
Proprio questa "incertezza" sull'ecstasy, in alcuni Paesi, tra cui i Paesi Bassi, sta portando a quello che il Rapporto dell'UE chiama "affaticamento da ecstasy". La sostanza non e' "sicura" come altre sugli effetti, non e' assolutamente "sicura" sulle conseguenze, quindi, come "droga ricreazionale", la tendenza e' quella di spostarsi verso la cocaina, considerata piu' prevedibile, discreta e versatile dell'ecstasy. Come sappiamo, la cocaina ha due forme: esiste la versione in polvere, ed esiste il crack. Proprio su questa sostanza, i trafficanti stanno iniziando a compiere una campagna degna della migliore agenzia pubblicitaria: il crack non ha una buona "reputazione", e l'immagine che fa venire in mente, per il mercato di una sostanza e' importante. La marijuana, ad esempio, viene ancora associata ai "ribelli" adolescenti, per l'eroina la prima immagine che ci viene in mente e' quella del "tossico", la cocaina viene ancora associata con la ricchezza, anche se e' largamente disponibile, l'ecstasy alla discoteca (escluso per i greci che la usano alla partita), il crack da' l'immagine di delinquenza, prostituzione, poverta'. E non e' certo una bella immagine, quindi i trafficanti cercano di vendere lo stesso crack ma con altri nomi, come "stone" e "rocks", che possono invogliare all'acquisto anche altre realta' sociali, e togliere al solito crack l'immagine di "droga da ghetto" che ha avuto affibbiata negli anni.
A questo punto dobbiamo pensare che nel corso degli anni, la droga "ricreazionale", causa la mancanza di informazione, si e' andata sempre piu' "appesantendo". Se prima la droga "giovanile" di massa, era senza dubbio la cannabis, negli anni, questa ha lasciato il posto all'ecstasy, e, se si avvereranno le tendenze messe in luce dal Rapporto Ue, questa potrebbe lasciare il posto alla cocaina.
E il bello, e' che ai ragazzi, continuano a dire di "dire di no".
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