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 U.E. - U.E. - Referendum e sentenza Corte Costituzionale. Quando la politica si sostituisce alla giustizia?
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Articolo di Vincenzo Donvito
20 gennaio 2005 18:54
 
La Corte Costituzionale non ha ammesso il referendum che chiedeva l'abrogazione della legge sulla procreazione assistita e sul divieto della ricerca con le cellule staminali embrionali, ma ha ammesso gli altri quattro che chiedevano l'abrogazione di alcune parti della stessa legge.
Non conosciamo ancora le motivazioni di questa bocciatura e bisognera' aspettare il 10 febbraio prima che la Corte ce ne renda edotti. Ma siceramente, visti i precedenti, la questione non e' interessante neanche in termini accademici e didattici, perche' la decisione ci sembra tutta e solo politica. Come politica era stata la decisone della stessa Corte, all'inizio dell'udienza per questa decisione, di ammettere, violando esplicitamente la legge istitutiva del referendum abrogativo, memorie e contributi di comitati contrari al referendum.
Probabilmente ne sentiremo delle belle, tipo "il Paese non puo' stare senza una legge" oppure "sarebbe il Far West della procreazione e della ricerca", e ci domandiamo, ma se un referendum e' proprio abrogativo, e' una motivazione di non ammissibilita' quella di sostenere il vuoto legislativo che ne deriverebbe? Anche perche' non ci sembra un obbligo costituzionale che in certe materie ci debba per forza essere una legge su liceita' e limiti. C'e' forse una legge che ci dice quando sia lecita o meno un'operazione alle tonsille o alle adenoidi o all'appendicite? Ci sono norme che disciplinano da un punto di vista ordinatorio e contributivo, ma non certo di liceita'.
"Ma qui c'e' in gioco la vita", dira' qualcuno. Ma pur lasciando ad ognuno la liberta' di pensare che la vita sia rappresentata da una cellula fecondata, cosa c'entra la Corte Costituzionale? Non dovrebbe essere quella che verifica la costituzionalita' di una richiesta rispetto alle leggi dei cittadini, cioe' coloro che sono tali dopo che e' stato redatto un certificato di nascita, e non perche' qualcuno pensa che lo siano anche prima di questo certificato?
Se queste sono le premesse, reiteriamo il nostro dubbio che questa campagna potra' andare a buon fine. Reiteriamo la denuncia dell'assurdita' di una pronuncia della Corte dopo che sono state raccolte le firme e non prima, cosi' come il sistema che precede la validita' della consultazione solo se vi partecipano il 50% + 1 degli aventi diritto. E visto che il Governo e' sceso in campo in prima persona contro questi referendum, non crediamo di essere catastrofisti nel prevedere che la "trombatura" dei quesiti parziali passera' attraverso la richiesta di non partecipazione al voto.
Per questo auspichiamo che, chi nel Parlamento ha a cuore non solo i quesiti in se', ma la partecipazione democratica e la fiducia nelle istituzioni, faccia il possibile perche' le votazioni sui quattro referendum rimasti avvengano nello stesso giorno delle elezioni regionali, si' che ognuno sia messo in condizione di scegliere il suo SI' e il suo NO, abrogando o mantenendo le specifiche norme, e non ci ritrovi in un nuovo bagno di denaro buttato dalla finestra perche' le stesse istituzioni hanno stimolato gli elettori alla diserzione delle urne.
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