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La responsabilità penale è personale. Sempre e per tutti
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Articolo di Annapaola Laldi
15 giugno 2018 12:51
 
 La tragica morte a Firenze di Duccio Dini all’inizio di questa settimana, causata da dei rom balordi che si erano dati a un furibondo inseguimento fra di loro con potenti automobili, lascia naturalmente tutti stravolti.
Così come, personalmente, resto stravolta anche per il tentativo di strumentalizzare questa tragedia da parte di balordi nostrani che hanno cercato di raggiungere il campo rom … per fare che cosa? Punire tutto un gruppo per un delitto commesso da due (o tre persone) già identificate e già chiuse in carcere, data la loro accertata estrema pericolosità?
Il tentativo di fare una giustizia sommaria su chiunque fosse di etnia rom è stato molto preoccupante, e questo ha spinto gli amici di Duccio Dini, che avevano organizzato una fiaccolata per lui, a disdirla immediatamente, per non prestare il minimo appiglio a delle insane deviazioni. Così, si sono anche giustamente moltiplicate le dichiarazioni che i fiorentini vogliono giustizia e non vendetta, e mi auguro e spero che questa linea convinca a rientrare in sé il maggior numero delle persone che erano pronte, pochi giorni fa, a uscire di senno e ad avere lo stesso atteggiamento sprezzante della vita umana, di cui sono accusati i due rom adesso in carcere.
Un atteggiamento che è anche contro uno dei pilastri del vivere civile e democratico, che è quello che la responsabilità penale è personale, come recita anche il primo comma dell’articolo 27 della nostra Costituzione. Quindi, niente possibilità di punire i familiari, o gli amici, o i concittadini o correligionari del colpevole.
Del resto, quando un fiorentino ha ucciso un senegalese sul ponte Vespucci a Firenze, c’è qualcuno che ha pensato di farla pagare alla sua famiglia o ai suoi coinquilini? No di certo. E allora perché scagliarsi contro un intero gruppo, quando esso si chiama rom?
Ma adesso desidero lasciare la parola a Liliana Segre, nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica il 19 gennaio di quest’anno, in cui si ricorda l’ottantesimo anniversario dell’applicazione in Italia delle sciagurate leggi razziali contro gli ebrei.
Perché, il 6 giugno, Segre ha preso la parola in Senato nel corso del dibattito sulla fiducia al nuovo governo e ha speso parole vibranti proprio per i rom, vittime anche loro dei campi di sterminio nazisti, ai quali tuttavia non è mai stata resa giustizia; anzi, hanno continuato a essere invisi sia nei Paesi di origine sia in quelli di approdo, ieri e oggi, come ben si continua a verificare.
Qui il discorso integrale dal resoconto della seduta del Senato (l’intervento è a pag. 58)

Il discorso si può anche ascoltare qui

 
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