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I ricarichi indegni dei prezzi, il potere dei consumatori e le armi improprie del governo
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Articolo di Domenico Murrone
1 settembre 2008 0:00
 
Da bambino ritenevo indegno che un commerciante guadagnasse il 20-30% sulla vendita di un prodotto, perche' pensavo: se lui paga 300 lire per un chilo di pasta Barilla, come mai devo dargliene 400? Poi ho capito, finendo per dare una logica e in molti casi anche una moralita' a ricarichi del 100%; non solo perche' i locali del negozio costano, ci sono tasse e bollette da pagare e il guadagno e' indispensabile al commerciante per campare.
 
I ricarichi per gli alimentari e i telefonini
Oggi ci lamentiamo della contorta filiera alimentare italiana (i passaggi dal campo al supermercato), che porta il pomodoro pagato 50 centesimi al contadino a costare 3 euro e mezzo al chilo al supermercato. In realta', i ricarichi in altri ambiti sono anche maggiori: i cellulari che hanno un costo industriale di 10-12 euro, vengono venduti a 150-200 euro. E' ovvio che al costo di fabbrica occorre aggiungere i costi di ricerca, trasporto, ecc.. Ma la 'sproporzione' rimane.
 
Il ricarico giustificato e quello che... chi se ne frega
Dire che c'e' una logica, non significa attestare la bonta' di tutti gli iper-ricarichi. Significa che una certa situazione di mercato locale, nazionale e internazionale, normativa, culturale permettono e legittimano il raddoppio o la triplicazione dei prezzi. In alcuni casi non c'e' nulla da fare, raddoppio e triplicazione sono ineliminabili. Una volta trovata la molecola giusta per un nuovo farmaco, produrla sara' banale ed economico, ma sul prezzo di vendita verranno scaricati i costi sostenuti in anni e anni di ricerca.
In altri casi, gli alti ricarichi non sono un problema 'sociale'. Se la Ferrari costa 500 mila euro, a fronte di costi di produzione molto inferiori, chi se ne frega! L'appassionato e' anche piu' contento dell'alto prezzo della Rossa, che continuera' ad essere un segno distintivo per pochi.
 
Produrre e' banale
I problemi sorgono quando un prodotto di largo consumo, che costa poco in fabbrica o nei campi, viene venduto a prezzi da gioielleria nei supermercati.
Grazie all'evoluzione tecnologica e con lo spostamento di molte produzioni in Paesi dove la manodopera costa poco, produrre e' diventato 'banale'. E' l'evoluzione che stiamo vivendo, piena di contraddizioni, da non demonizzare, bensi' da capire. In Italia si perdono posti di lavoro in fabbrica e ufficio; e' possibile, pero', comprare un ventilatore con piantana a 10 euro, rigorosamente made in China. Queste dinamiche valgono per tutte le imprese, quindi le aziende forzano sempre piu' altri ambiti per distinguersi.
 
La moda
Per garantirsi un alto prezzo di vendita, in gergo aziendale si parla di 'alto margine', i produttori cercano di orientare i consumatori verso determinati comportamenti servendosi di pubblicita' e studi piu' o meno scientifici. Cercano di differenziare il prodotto, in modo da inculcare nel consumatore l'idea che se mangia yogurt senza latte, non sara' piu' quello di prima, e per questo accettera' di pagarlo il doppio di quelli (a parita' o quasi di sapore e ingredienti) non pubblicizzati. Strategie dettate dal 'marketing emozionale' clicca qui.
Su questo fronte il consumatore ha tutte le leve per impedire eccessi speculativi. Le aziende che puntano sulla strategia di differenziazione 'sensoriale', producono beni/servizi che hanno molti concorrenti sul mercato, disponibili tramite molteplici canali distributivi. Bastera' resistere alle 'sirene di Ulisse' e valutare quello che effettivamente serve.
Non e' facile, ma come si dice: dipende da noi ... consumatori.
 
I settori con poca trasparenza, concorrenza e rendite di posizione
In altri ambiti gli alti ricarichi sono favoriti da un mercato inefficiente, non adeguato alle mutate situazioni economiche e sociali. Rendite di posizione degli operatori determinano prezzi alti per i consumatori: settore alimentare, distribuzione dei carburanti, servizi (fornitura gas, acqua, telefonia, televisioni, banche, taxi, ecc.). Ognuno di questi ambiti ha dei difetti, che porta qualche soggetto a godere di privilegi (Telecom Italia, Rai-Mediaset, Eni, grossisti agricoli, ecc.).
In questi settori, purtroppo, il potere del consumatore e' piu' limitato. E' qui che potrebbe intervenire la 'politica', per favorire la concorrenza, eliminando le cause delle speculazioni alla fonte e sanzionando tempestivamente chi non rispetta le regole.
 
Le 'armi' improprie del governo
Ai continui dati attestanti l'aumento dei prezzi, sono seguiti inutili consigli della nonna da parte di un ministro
clicca qui
e l'eterna promessa di controlli e sanzioni da parte di altri. Non manca chi propone il ritorno ai prezzi politici, che farebbe scomparire in poco tempo alcuni prodotti dagli scaffali.
L'unica novita' annunciata e messa in pratica e' l'istituzione di uno sfogatoio, che oltretutto costa: Mister prezzi, che tramite le camere di commercio raccoglie le lamentele dei consumatori. Pura fuffa clicca qui
 
Le 'armi' dimenticate' dal governo
In nome dell'italianita' e del dio anti-mercato il governo ha buttato in acqua le armi in suo possesso per combattere speculazioni e rendite di posizione. Le liberalizzazioni, appena accennate dal precedente esecutivo, sono state dimenticate. Cosi' notai, farmacisti e avvocati possono continuare, con piccoli aggiustamenti, a fare cio' che hanno sempre fatto.
Anche le banche, che chiamate a salvare, sempre in nome dell'italianita', aziende come Telecom Italia o Alitalia, continueranno ad avere campo libero, mietere utili basati non tanto sulla loro bravura, ma sugli alti costi che, in modo sempre poco trasparente, addebitano ai clienti.
E ancor peggio va nei mercati piu' oscuri e frammentati dove ci sono una miriade di soggetti grandi e piccoli. E' il caso dei prodotti alimentari, che con la scusa dell'aumento del costo del grano a livello internazionale fanno lievitare i prezzi, anche se non e' vero
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Qualche settimana fa, l'Antitrust ha condannato i panettieri romani perche' avevano fatto 'cartello' (si erano messi tutti d'accordo) per aumentare il prezzo del pane. Le attuali regole hanno permesso una multa che, spalmata su tutte le panetterie della capitale, significa 10 euro a negozio clicca qui
Ecco cosa dovrebbe fare il governo: aumentare i poteri sanzionatori dell'Autorita' ed eliminare il potere di veto degli enti locali che continuano a porre paletti all'apertura di nuove attivita': favorendo la concorrenza, la diminuzione delle speculazioni e il calo dei prezzi.
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