Quando G., il mio giovane amico ormai più che ventenne, faceva la prima media, ebbe l’occasione di affacciarsi alla lingua tedesca, grazie a una iniziativa della scuola che frequentava. La cosa fu molto caldeggiata sia da me sia da un altro amico di famiglia, ambedue cultori di questa lingua. Il gentil fanciullo, volendo, avrebbe potuto approfittare di questa possibilità, ma il suo approccio al tedesco fu, tanto per usare un eufemismo, alquanto tiepido. Nella numerazione, non andò più in là, chissà perché, dello “zwoelf” (dodici) e per il resto … meglio stendere un più che pietoso velo (anche se va detto che la persona che doveva insegnarglielo brillò più per le assenze che per la sua competenza!).

Passano gli anni. Il ragazzo è in quinta ginnasio. Di tedesco non si parla più da tempo, e probabilmente si è dimenticato anche il famoso “zwoelf”…
In una giornata di primavera la sua classe va in gita scolastica con quelle del Liceo linguistico. In queste occasioni, si sa, si fa presto a fraternizzare e così succede la seguente fulminante rivelazione:

Luogo: autogrill. Personaggi: G. e X. (studente del Linguistico). G. offre una bibita a X.
X.: Danke!
G.: Bitte!
X: Ma allora tu sai il tedesco!