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Si torna a parlare di una dieta speciale per bambini iperattivi
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Articolo di Rosa a Marca
15 febbraio 2011 18:51
 
Rispunta una vecchia idea per curare la sindrome da iperattività con deficit di attenzione (Adhd): cibi a bassa allergenicità.

Agiscono in modo impulsivo, sono disattenti e non riescono a concentrarsi. Sono i bambini iperattivi. Secondo molti esperti, la causa principale è genetica; il trattamento è per lo più farmacologico, unito a terapie comportamentali. Nulla ha però impedito che si continuassero a cercare altre cause e altri rimedi, in particolare un possibile legame con l'alimentazione.
Il primo a sondare questo filone è stato il neurologo infantile di Monaco di Baviera, Joseph Egger, che nel 1985 sottopose 75 bambini iperattivi a "dieta oligoantigenica"; ne concluse che non sono solo i conservanti e i coloranti aggiunti o lo zucchero a produrre squilibri nel comportamento, ma anche altre sostanze a seconda dei soggetti. Così, i cibi sicuri per gli iperattivi sono il riso, la carne, le verdure, le pere e l'acqua (poco problematici anche il grano, le patate, la frutta in generale).
Se quella dieta non è divenuta una terapia standard, è perché studi successivi sono approdati a esiti meno convincenti -forse anche per problemi metodologici, come pensa Jan Buitelaar del Radboud University Nijmegen Medical Center (Olanda). Ora, proprio Buitelaar e i suoi colleghi olandesi e belgi descrivono in The Lancet (377, 494-503, 2011)  la loro recente esperienza.
L'équipe di Buitelaar ha ignorato il tasso di gravità e il tipo di Adhd di 100 bambini dai 4 agli 8 anni ai quali era stata diagnosticata la sindrome da poco tempo. Gran parte di loro non aveva ancora assunto il farmaco Ritalin, e se qualcuno lo prendeva, gli è stato tolto prima che iniziasse l'esperimento.
I bambini sono stati suddivisi in due gruppi. I primi hanno seguito una dieta oligoantigenica, mentre ai genitori dei secondi sono stati solo suggeriti cibi sani. Questa fase è durata cinque settimane e nel frattempo genitori, insegnanti, e un medico specialista in Adhd hanno osservato il comportamento dei bambini -solo il pediatra non doveva conoscere i menù del suo paziente.
Per Buitelaar, il fatto che il 64% dei bambini sottoposti a dieta mostrasse dei cambiamenti positivi è un successo, anche perché il risultato è paragonabile al trattamento farmacologico.
Nella seconda parte dello studio, i ricercatori hanno voluto capire se determinati cibi potessero portare al rinnovarsi dei sintomi. Perciò, a coloro che avevano reagito bene alla dieta sono state aggiunte altre sostanze -quelle che in un test preventivo avevano alterato il livello di IgG nel sangue (immunoglobuline G, ossia gli anticorpi coinvolti nella risposta immunitaria). Ebbene, l'abbandono della dieta originaria ha effettivamente provocato una "ricaduta" nella maggioranza dei soggetti.
Anche se l'incompatibilità a certi cibi non dipende da allergie, e se non è stato ancora chiarito per quale via il cibo incide sul cervello e il comportamento, Buitelaar sostiene: "I partecipanti al nostro esperimento sono rappresentativi di tutti i bambini con l'Adhd". E ciò milita a favore di una dieta adatta agli iperattivi, dunque da inserire in un programma terapeutico.
Lo studio conforta anche la dottoressa tedesca Eveline Breidenstein, che ha vissuto nella pratica clinica come alcuni suoi piccoli pazienti siano guariti senza farmaci -solo grazie alla dieta oligoantigenica- oppure, altri, con un mix di dieta e Ritalin. Le uniche sue perplessità sono che cambiare modo di mangiare possa risultare costoso o limitante per certe famiglie, e che una dieta di quel tipo necessiti di un assiduo controllo medico per impedire carenze nutritive.
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