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Spagna. Euskadi: Bilbao e la sua narcosala, intervista a Gemma Calvet
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
20 aprile 2003 21:46
 
E' pubblicata sul quotidiano spagnolo "El Pais" di oggi una intervista alla direttrice delle "Tossicodipendenze" del Governo basco Gemma Calvet. Avvocato, specializzata in diritto penitenziario e diritti umani, sostiene che le istituzioni devono offrire una vita dignitosa e prevenire i rischi per quei tossicodipendenti, in particolare eroinomani, che per la loro lunga dipendenza o per la situazione di elevata marginalita' sono difficilmente recuperabili con programmi di disintossicazione. Ad intervistarla e' Naiara Galarraga. La riportiamo.

D: Quando la Commissione Tossicodipendenze e il Dipartimento alla Sanita' hanno raccomandato la nascita di una narcosala (a Bilbao, ndr), a chi pensava?
R: A quelle persone che hanno cominciato a consumare eroina negli anni 80, che sono sopravvissute all'Aids, che hanno tra i 25 e i 40 anni, che vivono una situazione di esclusione sociale per una lunga tossicomania e consumano per strada. Un 35% di loro non e' mai entrata a far parte di un trattamento stabile, e tra quelle che hanno seguito trattamenti a base di metadone, il 30% ha abbandonato la terapia. In totale il loro numero puo' oscillare tra le 400 e le 600 persone.

D: Come sara' la narcosala?
R: Abbastanza simile a quella di Ginevra (Svizzera). Ci sara' uno spazio di accoglienza, dove si conoscera' la storia delle persone, sempre salvaguardando l'aspetto confidenziale, si realizzeranno le cure basilari e si potranno indirizzare a tutta la rete dei servizi sociali.

D: E la sala per le iniezioni?
R: Ci sono sei tavoli per iniettarsi con il materiale sanitario necessario (non si fornisce la droga). Ci sara' sempre un educatore, o un infermiere.

D: Oltre a garantire l'igiene sanitario, c'e' un'altra funzione?
R: Il principio base e' che l'iniezione viene fatta nel rispetto delle norme sanitarie. Il tossicodipendente abbandona il rito clandestino, marginale, che circonda il buco. Gli offriamo un servizio pubblico per far fronte al suo problema in un contesto dignitoso, non sotto un ponte. Inoltre si evitano le overdose e il rischio dello scambio di siringhe, prevenendo cosi' l'Aids e l'epatite C, che e' un allarme sanitario anche se non se ne parla molto.

D: Voi ripetete che e' una cosa di cui beneficera' la comunita', in che senso?
R: Ci sara' maggiore sicurezza sanitaria, perche' non ci sara' consumo ne' siringhe per strada. Rispetto a cio' che alcuni possono temere, cioe' che si trasformi in un luogo di spaccio, avverra' tutto il contrario. Si lavora molto con i consumatori, con gli educatori esterni, e anche con il supporto della presenza della polizia. Normalmente i consumatori sono i primi interessati a far si' che li non si verifichino problemi. In Svizzera, grazie ai programmi di distribuzione di eroina, si e' verificato un calo dei reati e una maggiore integrazione dei tossicodipendenti nella societa'. Ma la sala di consumo (la narcosala, ndr) non e' una risposta miracolosa. Bisogna capire che cerca solo di dare nientemeno che una risposta adeguata ad una necessita', ma non e' la panacea. La riduzione del rischio e' comprendere che ci sono cittadini che decidono di consumare (droga). Bisogna integrarli, e non escluderli o ignorare questa realta'.

D: Quali regole ci saranno?
R: Sara' proibito commerciare droga o qualsiasi altra cosa, come Cd per esempio, e saranno proibiti i comportamenti che alterino il buon ordine del centro.

D: Che misure verranno prese per evitare incidenti come quelli avvenuti alla prima apertura del centro Hontza?
R: Come per il trasferimento di Hontza (a San Anton), ci sara' una commissione in cui verranno coinvolte organizzazioni sociali del quartiere, gli abitanti, il Governo basco, il Comune, la polizia, le associazioni di commercianti, agenti sanitari, ect., in cui verranno date il massimo delle informazioni e le risposte a tutte i problemi che potranno esserci. Abbiamo gia' informato alcune organizzazioni sociali e residenti sulla presenza della narcosala.

D: Quando aprira'?
R: Non abbiamo fretta, anche se sara' sicuramente quest'anno. Dobbiamo finire i lavori, preparare l'equipe e pianificare l'apertura.

D: Sara' nel centro della citta', a differenza dell'unica che per ora gia' esiste in Spagna, che si trova nel quartiere periferico di Las Barranquillas a Madrid?
R: Il nostro modello e' molto diverso da quello di Madrid. Sara' in citta', vicino ai luoghi di consumo e coordinato alla rete dei servizi. Dipendera' dalle necessita' del tossicodipendente -abitative, di reinserimento sociale, di trattamento metadonico: se li riterra' utili ,si avvicinera' a questi servizi. E' un intervento integrale. Las Baranquillas, invece, e' in un ghetto. Non ci sembra che questo sia un buon metodo per avvicinare qualcuno ad usufruire di determinati servizi.

D: La commissione mista propone di non fare una sperimentazione basca di somministrazione controllata di eroina, e dice di aspettare i risultati di quella in Andalusia. Si aspettava qualcosa di piu'?
R: L'importante e' che la fattibilita' e la praticabilita' siano gia' state dimostrate anche al di fuori della Spagna. Sono convinta che tra poco si dovra' prendere in considerazione che per un certo tipo di consumatori il metadone non funziona, e che dovremo dargli l'eroina come trattamento. Le 1.600 persone che in Svizzera ricevono eroina dalla Sicurezza Sociale, hanno una buona qualita' di vita, la maggior parte di loro lavora. Secondo le parole di Miguel Marcet, responsabile del programma svizzero, quello dell'eroina e' piu' efficace del programma metadonico. Arrivera' il momento in cui saranno i medici che ci diranno di prenderlo in considerazione. E' una decisione che spetta soprattutto alla Sanita', perche' e' una terapia. Se il programma in Andalusia segue i tempi previsti, alla fine di quest'anno arriveranno i risultati, e nel 2004 potremo pensare di utilizzarlo anche qui. Ma se quello dell'Andalusia subira' dei rallentamenti, allora la Sanita' (basca) dovra' studiare se e' necessario metterlo in atto per questo gruppo di consumatori.

D: Cioe', per ora non ci sara' una sperimentazione basca?
R: Bisogna considerare che una sperimentazione clinica e' carissima. Era abbastanza irresponsabile promuovere una nuova sperimentazioni in Euskadi quando si era a buon punto per arrivare a dei risultati in Andalusia. Noi pensiamo che era utile prendere una posizione, ed e' quanto abbiamo fatto, percio' non e' un fallimento.

D: Il documento e' stato molto mediato, e' stato difficile arrivare ad un consenso?
R: Sia da parte della "Tossicodipendenze" che dalla Sanita' si e' fatto un grande sforzo, in particolare tecnico piu' che politico. Ci sono stati momenti, quando si e' trattato di scrivere le raccomandazioni, in cui e' venuto meno questo lavoro di approfondimento tecnico. Quello che non e' mai stato messo in discussione era che Sanita' e "Tossicodipendenze" avessero obbiettivi comuni.

D: Ci non state differenze in seno al Governo con i suoi tre partiti?
R: Il vantaggio di un Governo misto e' che ci obbliga a dinamizzare le politiche delle diverse posizioni. La politica sulle droghe non e' una questione di ideologia ma di efficacia.

D: Cosa propone?
R: Il problema delle droghe illegali e' che i consumatori si vedono costretti a vivere nell'ombra, a differenza -per esempio- degli alcolizzati. Bisogna promuovere una politica coerente che renda piu' facile agli Stati il controllo della qualita' degli stupefacenti e i circuiti economici del narcotraffico.
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