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 SPAGNA - SPAGNA - Spagna. La ricerca sugli embrioni sovrannumerari e' legge, nazionale e autonoma.
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Articolo di Donatella Poretti
27 novembre 2003 18:45
 
L'iter si e' concluso lo scorso 19 novembre quando il Senato ha approvato la riforma della Legge sulla riproduzione assistita (entrata poi in vigore il 24 novembre), senza apportare nessuna modifica al testo varato dal Governo alla fine di luglio, poi a settembre votato alla Camera.
Per una strana coincidenza di date il voto e' arrivato poche ore dopo l'approvazione al Parlamento europeo della raccomandazione a favore del finanziamento dell'Unione per i progetti di ricerca che prevedono l'utilizzo di embrioni umani sovrannumerari, per porre cosi' fine alla moratoria posta dai Quindici lo scorso anno. Un anno in cui la Spagna e' passata dal far parte del gruppo dei Paesi contrari a queste ricerche e a questi finanziamenti -Italia e Germania in testa- dalla parte di quelli favorevoli guidati dalla Gran Bretagna.

Praticamente a tempo di record, la legge e' stata aggiornata nella direzione richiesta da piu' parti: dalla societa' spagnola, dai malati, dai medici e dagli specialisti, nonche' dall'opposizione dei socialisti. Un dibattito iniziato piu' di un anno fa in maniera pressante, con le associazioni dei diabetici impegnati a raccogliere le firme da sottoporre al Difensore del Popolo, con lo scienziato Bernat Soria che "emigrava" a Singapore per poter proseguire i suoi studi, con le comunidad autonome governate dai socialisti che si dotavano di legislazioni ad hoc, ecc.
Il Governo aveva dalla sua anche i pareri favorevoli dei comitati ministeriali che suggerivano di autorizzare la ricerca scientifica con gli embrioni sovrannumerari.
E cosi' la legge del 1988, pionieristica a suo tempo, e' stata aggiornata per dare una cornice legale agli scienziati che vogliano lavorare sulle cellule derivate da embrioni sovrannumerari delle cliniche di fecondazione assistita. Con limiti e paletti giudicati, da alcuni, fin troppo rigidi, ma che comunque fanno si' che la Spagna possa iniziare la ricerca. Tra le critiche alla rigidita' della legge: i tre ovuli fecondati che ridurrebbero le possibilita' di successo delle procedure di fecondazione; la possibilita' che la ricerca possa essere fatta solo con gli embrioni creati prima dell'approvazione della legge; la banca centralizzata di staminali in contrasto con le richieste delle comunidad locali, ecc.
Secondo alcune stime in Spagna ci sono 35-40 mila embrioni crioconservati. In 2 mesi i centri di riproduzione assistita dovranno comunicare alle amministrazioni sanitarie autonome il numero esatto e il loro stato. Le amministrazioni autonome riferiranno a loro volta l'informazione al ministero della Sanita' e Consumo. Nel giro di 4 mesi il Governo dovra' stabilire le procedure affinche' i centri che stanno conservando questi embrioni possano chiedere la liberatoria ai donatori per poterli destinare alla ricerca. Il Governo ha, infine, 6 mesi di tempo per approvare lo Statuto del Centro Nazionale di Trapianti e di Medicina Rigenerativa, il nuovo organismo a cui spettera' il compito di scongelare e gestire la banca di cellule staminali.

La ministra alla Sanita' e Consumo Ana Pastor si e' detta lieta per un testo "equilibrato e rispettoso" delle diverse posizioni. Alla legge nazionale "dovranno adattarsi tutte le comunidad autonome", spiega ancora la ministra riferendosi in particolare all'Andalusia che dopo avere gia' approvato una legge ha gia' fissato per il 28 novembre la stipula di un accordo in cui verra' finanziata la banca di linee cellulari derivate da embrioni sovrannumerari. Ma su questo si apre un capitolo di competenze che gia' si preannuncia di non semplice soluzione. "Gli uffici giuridici (del ministero) stanno analizzando la legge andalusa e quando avremo un rapporto ci pronunceremo", ha spiegato la ministra Pastor.

Il riferimento e' infatti alla legge approvata lo scorso 8 ottobre dal Parlamento andaluso che prevede che tutti gli embrioni sovrannumerari trascorsi i cinque anni dalla loro crioconservazione possono essere destinati alla ricerca, anche quelli creati dopo l'approvazione della legge. Se questa e' gia' una differenza importante nell'impostazione delle due leggi, il punto di vero e proprio scontro istituzionale e' sulla banca di cellule staminali. Questo centro nascera' a Granada come prevede la legge andalusa di ottobre, o a Madrid secondo quanto appena stabilito da quella nazionale?

Il consigliere alla Salute andaluso Francisco Vallejo ha accusato la ministra di "cercare di convertire una legge permissiva in una legge contro l'Andalusia", preannunciando di andare avanti nella creazione della banca di cellule da realizzarsi a Granada, visto che il Governo autonomo ha la "capacita' giuridica" per poter promuovere queste ricerche. Ha anche avvertito la ministra che: "se il Governo centrale ritiene che siamo uscendo dai nostri limiti, che prenda le misure opportune, perche' anche noi le prenderemo in caso pensassimo che sia il Governo centrale ad uscire dalle sue competenze".
Nello scontro centro-autonomie si inserisce anche quello di maggioranza e opposizione. E cosi' i popolari andalusi per difendere la normativa nazionale replicano ai socialisti che governano in Andalusia accusandoli di avere fatto una legge in fretta pur di arrivare prima. Il Governo andaluso "ha voluto essere primo ed e' andato troppo di fretta per alla fine arrivare ultimo", ironizza Antonio Sanz segretario del partito popolare andaluso. Per Sanz la legge nazionale e' quella piu' "avanzata, progressista, rigorosa e adeguata alla cornice europea", ecco perche' si appella al Governo andaluso affinche' si adegui alla normativa nazionale.
Il Partido Andalucista con il suo portavoce José Calvo Poyato ha denunciato il "disprezzo" con cui il Governo centrale agisce nei confronti della Comunidad autonoma. E riferendosi in particolare all'intenzione di creare un centro nazionale che controlli tutte le attivita' in materia, ha spiegato che "e' una dimostrazione del tentativo dell'Esecutivo centrale di paralizzare e controllare tutti i progetti a firma andalusa". A vedere nell'azione del Governo di Aznar un "tentativo di dissipare" tutto il lavoro pionieristico della Junta andalusa, che prima ha lanciato l'idea e poi l'ha anche concretizzata e' il direttore della Fondazione del Campus di Scienze della Salute di Granada, Jesus Quero, cioe' la sede scelta per la creazione del banco di cellule staminali in Andalusia.
In questo scontro si e' inserito anche il sindaco di Granada, José Torres Hurtado del partito popolare, che ha criticato i socialisti, accusandoli di fare il doppio gioco. Mentre in Andalusia si adoperano perche' la banca di cellule staminali nasca a Granada, in Senato e' passata anche "con i voti del partito socialista" la banca unica all'Ospedale Carlos III di Madrid. Secondo Torres Hurtado, comunque la competenza in materia e' statale, e la soluzione sara' solo nella capacita' di negoziato tra il Governo centrale e quello autonomo.
In tutta risposta il 25 novembre i socialisti, con la deputata Antonia Aranega, hanno depositato in Senato una mozione per la creazione a Granada della banca di cellule staminali. 120.202,42 euro l'investimento iniziale, piu' 90.151,82 euro per gli anni successivi. affinche' il Campus della Salute sia il luogo in cui si raccolga, coltivi e distribuisca il materiale biologico necessario per lo sviluppo con le cellule staminali, sia quelle adulte come quelle fetali ed embrionali.
L'ultimo atto, in ordine cronologico, e' stato quello del consiglio Provinciale di Granada che sempre il 25 novembre ha votato a favore di una mozione del gruppo socialista affinche' la banca di staminali venga realizzata nel Campus di Granada. Una "iniziativa importante" per lo sviluppo del Campus e una "decisione fondamentale" per il futuro della sanita' andalusa l'ha definita Gabriel Cañavate, portavoce del gruppo socialista.
Per ulteriori informazioni sul testo della riforma della Legge sulla riproduzione assistita:
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