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 SPAGNA - SPAGNA - Spagna. Scontro Andalusia Governo per le staminali embrionali
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Articolo di Donatella Poretti
11 dicembre 2003 21:43
 
Per una volta lo scontro non e' tra chi e' favorevole e chi e' contrario alla ricerca con le cellule staminali derivate da embrioni sovrannumerari, ma tra due istituzioni -e le loro rispettive legislazioni- che si contendono la priorita' e la competenza sull'argomento.
I punti dibattuti sono due: il centro che dovrebbe raccogliere e quindi amministrare e gestire le cellule staminali embrionali, e percio' anche i progetti che intendono farne uso; le competenze sulla ricerca e la sanita' che spettano al Governo nazionale e a quello locale, in un Paese che si basa su comunidad autonome. A dovere sciogliere l'interrogativo sulla competenza nazionale e locale della ricerca scientifica sara' il Tribunale Costituzionale, a meno che le due parti non riescano a trovare un punto di conciliazione, anche grazie a regolamenti attuativi ancora mancanti, sia per la legge nazionale che per quella andalusa.
Ma veniamo per ordine.
Per l'esattezza, lo scorso 28 novembre il Consiglio dei ministri ha deciso di presentare un ricorso di incostituzionalita' contro la Legge approvata dalla Junta andalusa con cui si regola la ricerca con embrioni, la motivazione addotta e' che la Comunidad Autonoma ha ecceduto dalle sue competenze.
Cio' detto, il Governo sostiene di muoversi in una direzione tale da venire incontro alle autonomie locali prevedendo si' un Centro Nazionale, dipendente dal ministero della Sanita', ma come punto a cui potrebbero fare riferimento le diverse banche di staminali messe in piedi dalle autonomie. Una sorta di "struttura orizzontale", che non dovrebbe percio' "umiliare" le rivendicazioni di competenza delle comunidad, e per chiudere anche la controversia con l'Andalusia, permettendo cosi' la nascita e l'esistenza del centro di Granada.
Il Governo parte dal punto che le linee cellulari saranno cosi' a disposizione di tutti i ricercatori spagnoli. Tutti gli embrioni conservati e non utilizzati a fini riproduttivi dovranno essere messi a disposizione del Centro Nazionale, che ne assumera' la custodia fino a che non verranno scongelati per il loro utilizzo. La struttura e le sue funzioni verranno regolate attraverso un Decreto Reale, che stabilira' anche le varie norme per le procedure di donazione del materiale biologico, del consenso informato dei donatori e i protocolli di conservazione degli embrioni, simile all'Organizzazione Nazionale dei Trapianti di organi. Nel Decreto si dovranno anche fissare i criteri che concretamente dovranno essere alla base di queste ricerche. In questa maniera l'esistenza di questo Centro nazionale non sara' in contrasto con la possibilita' che qualsiasi Comunidad Autonoma possa promuovere o sostenere questo tipo di ricerche.

Ma che la soluzione non sia proprio dietro l'angolo nella disputa Governo-Junta andalusa lo testimonia la lunga lista di prese di posizione e dichiarazioni in cui le due parti si danno battaglia.
Il primo rischio e' che il progetto andaluso pronto a partire a gennaio, con sei milioni di euro gia' disponibili, possa rimanere bloccato. Per Bernat Soria, che lo dovrebbe dirigere: "le due leggi permettono di fare ricerca con gli embrioni. Cosi' risulta difficile comprendere come questo possa venire ritardato per una questione di competenze. A me risulta difficile comprenderlo e immagino ancora di piu' ai malati". E proprio da Soria arriva un appello al Governo a ritirare il ricorso al Tribunale Costituzionale: "se l'intenzione della legge del Governo statale e' quella di favorire questo tipo di ricerche, devono essere ricercate formule per non opporsi alla legge andalusa che e' simile a quella nazionale per il 90%", ma Soria prima precisa che quella andalusa e' "piu' aperta", e poi aggiunge che nessuno deve leggere le sue parole come un tentativo di squalificare nessun'altro. Insomma dal Governo serve "un messaggio chiaro, perche' questo e' molto contraddittorio", aggiunge Soria.
Ma al di la' delle rispettive competenze le due leggi sono effettivamente diverse: quella andalusa del 20 ottobre permette di ricercare con tutti gli embrioni a patto che siano congelati da piu' di 5 anni, oltre prevedere il Centro di Granada come una banca pubblica a cui tutti possano accedere, infine ammette anche l'importazione di linee cellulari dall'estero; quella nazionale prevede la possibilita' di utilizzare solo gli embrioni sovrannumerari creati entro la data di approvazione della legge (22 novembre 2003), ma solo dopo il consenso informato dei donatori, e tutto regolato e gestito da un centro nazionale da localizzare a Madrid.

Proprio nella decisione di stabilire cosa e come puo' essere destinato alla ricerca ci sarebbe l'invasione di campo, e "gli uffici legali dello Stato hanno visto che la legge andalusa" sulla riproduzione umana assistita "puo' vulnerare le competenze dello Stato". Cosi' spiega la ministra alla Sanita' e Consumo, Ana Pastor, che cerca anche di evidenziare come la sua legge, quella statale, sia "un progetto aperto a tutte le comunidad e a tutti i ricercatori", che pretende di "evitare i parti multipli e i problemi per i bambini e le madri", una legge "equilibrata, con principi etici che tutto dovremo preservare". Una legislazione, aggiunge, "rispettosa del trattato di Oviedo e che e' aperta alla ricerca con le cellule staminali embrionali", e che cosi' facendo apre una porta "alla speranza per patologie complesse", tra l'altro "ben valutata dai Paesi che ci circondano".

Per il vicepresidente del Governo, Javier Arenas, la decisione di ricorrere al Tribunale Costituzionale "non ha nulla a che vedere con la politica, ma e' solo una questione di rapporti legali", "abbiamo l'obbligo di ricorrere se c'e' un'invasione di competenze statali". Nel liquidare la questione a mera vicenda tecnica, Arenas si spinge oltre sostenendo che "il Governo e' disposto a collaborare con la Junta andalusa in questa materia su tutto cio' che la Legge di Riproduzione Assistita programma a livello nazionale".

Ma almeno le prime risposte non sembrano essere altrettanto compiacenti. La Junta andalusa non si fermera' e la legge ha tutte le carte in regola per mandare avanti i suoi programmi, ed ha anche intenzione di rigirare al mittente l'accusa di invasione di campo e di competenze. E se non fosse stato per un "eccesso di fiducia" gia' il 10 dicembre l'aula del Parlamento autonomo avrebbe dovuto approvare la proposta di ricorrere al Tribunale Costituzionale contro la legge nazionale. La proposta era stata sottoscritta dai socialisti del Psoe, Izquerda Unida e Partito Andalucista: la legge nazionale impedendo esplicitamente l'uso degli embrioni sovrannumerari che possono essere generati in futuro e stabilendo un centro unico nazionale invade le competenze autonome in tema di sanita' e ricerca scientifica. Al momento del voto pero' erano presenti 88 dei 109 parlamentari, e anche se il voto e' stato di 53 a favore e 34 contro, la maggioranza utile era di 55. A parlare di "eccesso di fiducia" era stato dopo il voto il portavoce socialista José Caballos, che comunque ha gia' visto per il prossimo 22 dicembre una possibile data utile per ritornare sull'argomento.
Del resto secondo il consigliere alla Salute Francisco Vallejo il Governo centrale e' da dieci mesi che sta studiando come bloccare la legge andalusa, ma fino ad ora non e' riuscito a trovare nessun appiglio legale. E anche se il Tribunale ammettesse il ricorso statale, e la legge andalusa restasse cosi' sospesa fino alla decisione, "altra cosa diversa e' che si sospenda la ricerca". "Abbiamo una normativa e copertura sufficiente perche', secondo me, anche venisse sospesa la legge andalusa potremmo continuare la ricerca, in base al decreto che oggi stesso abbiamo reso pubblico", aveva spiegato il 28 novembre Vallejo, preannunciando la presentazione dei cinque progetti di ricerca che partiranno nel mese di gennaio.

La spiegazione del ricorso starebbe nel fatto che il Partito Popolare e il Governo centrale si sentono danneggiati che l'Andalusia sia pioniera in certe iniziative. A vederla cosi' e' il consigliere alla presidenza della Junta Gaspar Zarrias, che ha sottolineato come la Junta "continuera' a lavorare con ancora piu' forza" per "potenziare la ricerca con le cellule staminali".

Ad intervenire e' stato lo stesso presidente della Junta Manuel Chaves dicendo che "la nostra legge e' molto precedente a quella in vigore", "perche' le comunidad autonome non possono utilizzare delle banche di cellule staminali per fare ricerca? L'obbiettivo del Governo e' che nessuno faccia ricerca con gli embrioni". "Gli obbiettivi delle ricerche del progetto andaluso sono quelli di cercare una cura per il diabete, l'Alzheimer, le lesioni e di sviluppare come impiantare tessuti in caso di malattie degenerative se si ottengono buoni risultati".

Il ricorso di incostituzionalita' presentato dal Governo e' "un flagrante attentato contro le aspettative di migliaia di pazienti con malattie croniche e i loro familiari che avevano riposto nel progetto della Junta dell'Andalusia". La dura accusa arriva dalla responsabile per le politiche sociali e migratorie del Psoe Consuelo Rumi, che aggiunge come "con questa decisione il Governo del Partito Popolare disprezza e disattende i problemi dei diabetici, dei pazienti con l'Alzheimer e con altre malattie croniche che devono affrontare ogni giorno e vuole chiudere la porta alla speranza che la misura ideata dalla Junta dell'Andalusia aveva offerto ai malati, ai loro familiari e alla comunita' scientifica spagnola". Per l'esponente socialista "il Governo ha fatto un passo indietro enorme e sta impedendo che la ricerca scientifica all'avanguardia riesca a diventare realta' nel nostro Paese", ma del resto secondo la Rumi "il Governo non ha scrupoli quando si tratta di imporre programmi ideologici e religiosi. Una volta ancora, il fondamentalismo e' stato anteposto agli interessi dei pazienti e dei loro familiari".

Dalla parte della Junta anche il parlamentare andaluso Antonio Romero, esponente della Izquierda Unida, che ha criticato la "democrazia penale" del Governo che si "intromette" nelle politiche autonome delle Comunidad. "L'involuzione dello Stato verso il centralismo e' sempre piu' preoccupante", l'esempio basato sull'"autoritarismo e centralismo" della decisione del Governo Aznar impedisce di fatto di sviluppare politiche come quella della ricerca con le cellule staminali.

L'unica voce decisamente contro la possibilita' che a Granada possa svilupparsi la banca di cellule staminali embrionali e' stato l'arcivescovo della citta' Francisco Javier Martinez: "gli embrioni sono esseri umani e bisogna trattarli con la dignita' che gli spetta". "Permettere la manipolazione degli embrioni umani, qualsiasi sia la maniera, rende molto difficile considerare la dignita' della persona umana come un bene assoluto, che sia a Granada o in qualsiasi altro luogo". "Qualsiasi eccezione venga ammessa nel campo dell'embrione, o nel campo dell'eutanasia, e' un passo indietro molto profondo e molto grande nell'umanita'", ecco perche' creare una banca di linee cellulari "non si puo' presentare come una politica progressista".


La mossa a sorpresa del Governo e' stata quella di chiamare Rafael Matesanz e Juan Carlos Izpisúa Belmonte a dirigere il Centro Nazionale di Trapianti e di Medicina Rigenerativa. Due scienziati spagnoli che erano emigrati all'estero alla ricerca di migliori condizioni di lavoro. Il loro rientro e' percio' stato rivenduto dal Governo come la dimostrazione di un cambiamento di clima per la ricerca scientifica. Matesanz, creatore dell'Organizzazione Nazionale dei Trapianti e presidente del Consiglio Europeo dei Trapianti, stara' a capo della parte che si occupera' dei trapianti; Izpisua, direttore del laboratorio di Espressione Genica dell'Istituto Salk della California, si occupera' della banca di cellule staminali.

A credere alla buona fede della ministra Pastor e all'utilita' di una legge e di un centro nazionale e' Belmonte, che comunque apre ragionevolmente alle Comunidad autonome alla ricerca di una soluzione. Lo scienziato spiega in una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais come "la ministra sia decisa a promuovere queste ricerche, non ho dubbi che ha un interesse genuino nella questione, e questo fa si che ci sia un enorme balzo in avanti nella politica biomedica in Spagna". "Io sono stato coinvolto nell'organizzazione in California di uno dei primi istituti dedicati alle cellule staminali", spiega Izpisúa parlando dell'istituto Salk, "e anche se il mio interesse fondamentale continui ad essere per la ricerca di base, sono convinto che la ministra vada a mettere le basi della medicina rigenerativa nel nostro Paese". Lo scienziato si dice fiducioso che la querelle di competenze si risolva e dice: "comprendo che questo sia un conflitto che va chiuso il prima possibile. Le due parti devono cercare un punto di incontro, e la proposta di una struttura multicentrica, dove si integrano gli sforzi delle autonomie, mi sembra la soluzione adeguata. L'unica strada possibile e' il consenso tra l'Amministrazione centrale e tutte le comunidad interessate a questi lavori". "Le ricerche con gli embrioni umani devono essere regolate da principi etico-legali precisi, e non ha molto senso che ciascuna comunidad autonoma elabori i propri", sottolinea Izpisúa precisando come "ci sono diverse comunidad che hanno embrioni congelati nelle cliniche, e che vogliono fare ricerca con le cellule staminali, la cosa auspicabile e' che creino dei loro centri di ricerca, e che poi si stabiliscano in maniera consensuale dei meccanismi di gestione".
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