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Stati Uniti d’Europa. Next Generation Eu: quale impegno e quale qualità
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Articolo di Vincenzo Donvito
22 luglio 2020 14:34
 
  I circa 209 miliardi di euro (di cui 81,4 tramite sussidi a fondo perduto e 127,4 tramite prestiti) che l’Italia otterrà l’anno prossimo col Next Generation Eu (NGE), sono tanti soldi. Se poi dovessero essere presi anche quelli del Mes… ma ora questo è un altro discorso.
L’Istituto Bruno Leoni (IBL) ha diffuso un editoriale dal titolo “Europa. I soldi non fanno le riforme” con cui ha fotografato il contesto in cui avverranno queste erogazioni: “Visto il modo in cui l'esecutivo sta gestendo l'emergenza economica - nazionalizzazioni, cassa integrazione a 360 gradi e divieto di licenziamento - c'è più di una ragione per essere preoccupati”.

Preoccupazione che ci fa venire in mente che, anche nei famosi Dpcm, si è trovato il metodo per dare ulteriori soldi ad Alitalia e per nazionalizzarla (investire su una compagnia aerea decotta in un mercato in over-offerta, è il contrario della vivacità economica che dovremmo avere).

Poi ci chiediamo se i soldi del NGE potranno essere occasione per la costruzione di tutte quelle infrastrutture la cui assenza mantiene il Paese ancora spaccato in due, tipo Ponte sullo stretto di Messina.

E ci viene in mente, l’ultimo tra i tanti episodi simili, che la Regione Puglia deve restituire 100 milioni di fondi europei perché il Piano di Sviluppo Rurale della Regione Puglia (PSR) è stato annullato dal TAR di competenza in quanto scritto male.

A tutto questo aggiungiamo che i soldi NGE potranno essere utilizzati nell’ambito del “Green Deal europeo”, un insieme di iniziative della Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
Quindi si tratta sì di cemento su cemento, putrelle e tondini in acciaio, betoniere, scavi, sbancamenti, ma secondo una certa logica che non dovrebbe portare a rivolte tipo quella in Val di Susa contro l’alta velocità Torino-Lyon, o gli ulivi abbracciati per preservarli dalla Xylella.

Un produttore pugliese vittima della vicenda del PSR, su una newsletter del settore “Fresh Plaza”, si è così espresso: Chiunque partecipi al PSR sa che non si tratta di una panacea o di una soluzione garantita. "E' un'opportunità da tanti punti di vista: di rilancio per il settore; di sviluppo dell'innovazione; di supporto agli imprenditori del futuro, che con questi presupposti mettono in discussione tutto il sistema".

Crediamo che le parole e le considerazioni del nostro produttore pugliese potrebbero essere utilizzate per i 209 miliardi in arrivo.

 
 
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