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La strega di Mühldorf. Ovvero: quando un arcivescovo chiede perdono a Dio e all'umanita'
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Articolo di Annapaola Laldi
1 settembre 2009 0:00
 
"L'errore giudiziario, che e' costato la vita a Maria Pauer, condannata a morte nell'ultimo processo di questo genere celebrato nel territorio dell'allora principato arcivescovile di Salisburgo, rappresenta un crimine orrendo, nel quale anche la chiesa di allora e' coinvolta, e non solo a causa delle persone che vi hanno agito. Non si puo' minimizzare alcunche', ma occorre affrontare la disumanita' di questa realta' storica e chiedere perdono a Dio e agli esseri umani per questa atrocita'. Al contempo occorre trarre da cio' un insegnamento e assumersi la responsabilita' per le persone dei nostri giorni affinche' alla loro dignita' quali immagini di Dio sia prestata tutta la dovuta attenzione".
 
Questo il cuore della dichiarazione dell'arcivescovo di Salisburgo Alois Kothgasser, il 18 giugno 2009, in occasione della presentazione ufficiale del dramma storico "La strega di Mühldorf", che e' poi andato in scena a Salisburgo dal 6 all'8 agosto scorsi con grande successo di pubblico e di critica.
 
La "strega di Mühldorf"...
 
Aveva 15 anni. Era piena di vita. Allegra e spensierata. E quando, quella mattina del 25 gennaio 1749, comincio' un'inspiegabile sarabanda nella casa del maniscalco Alting di Mühldorf, dove la ragazzina faceva la servetta, a Maria Pauer prese la ridarella. Usci', si', anche lei con gli altri dalla casa, dove tutt'a un tratto, di mattina, si erano sentiti rumori strani e gli oggetti avevano preso a volare per l'aria, compresi i pesanti martelli dell'officina. Ma rideva. E a quell'atteggiamento infantile gia' imperdonabile per chi si era spaventato a morte, si aggiunse -cosi' dicono le testimonianze- qualcosa di peggio: nella casa vuota tornata tranquilla, appena ci rimise piede lei … ricomincio' la sarabanda. E la mente dei padroni e dell'altra servitu' ando' ad altre stranezze che, ora che ci pensavano … ma certo, erano accadute quando lei era presente… E allora: si', e' lei, e' lei. La strega!
E fu cosi' che il 27 gennaio 1749 comincio' per questa ragazzina un incubo tremendo durato 616 giorni (e notti) -incatenata, fino al 31 marzo, nella buia "cella delle streghe" del municipio di Mühldorf, e poi nel carcere di Salisburgo, dato che all'epoca la cittadina bavarese era un'enclave dell'omonimo principato arcivescovile e solo il tribunale della capitale poteva comminare la condanna a morte. Finche' forse -ed e' amaro dirlo- finalmente, il 6 ottobre 1750 le fu tolta la vita con la pena riservata alle streghe, la decapitazione seguita dall'incenerimento del cadavere sul rogo.
Tutto il processo -l'ultimo dei circa 250 processi per stregoneria che si svolsero in questo principato ecclesiastico fra il XVII e il XVIII secolo- fu verbalizzato con scrupolosa precisione, ragion per cui e' bastato un esperto di documenti del XVIII secolo per farne la trascrizione e rendere possibile la lettura delle 557 domande (e relative risposte) dei giudici di Mühldorf e delle ulteriori 317 domande dei giudici di Salisburgo. Dalla lettura di questi verbali emerge che, se la ragazzina Maria Pauer non fu sottoposta a tortura fisica, subi' pero' una non meno orrenda tortura mentale basata sul crescendo delle insinuazioni e delle suggestioni impostele dai giudici, che, naturalmente, unite alle atroci condizioni detentive, minarono la sua vitalita'', portandola a una grave confusione mentale ed apatia. Eppure, sola contro tutti, in un mondo che doveva esserle diventato un autentico inferno, si difese finche' pote' dall'accusa di commercio col diavolo e non abiuro' mai la fede. Tuttavia questo fatto, cosi' come l'evidente fragilita' delle accuse e l'assenza di vere prove, che hanno portato anche l'arcivescovo di oggi a parlare di "errore giudiziario" e a chiederne perdono a Dio e all'umanita', furono considerati insignificanti dal pastore della chiesa salisburghese di allora: infatti il principe arcivescovo, conte Andreas Jakob Dietrichstein, non volle concedere la grazia alla sventurata ragazza.
 
…e l'arcivescovo di Salisburgo (260 anni dopo)
 
Di tutto il prezioso lavoro di trascrizione e pubblicazione degli atti del processo a Maria Pauer avrebbero usufruito solo pochi studiosi o amatori se esso, come gia'' accennato, non avesse fornito la base per il testo del dramma storico messo in scena, fin dal 2003, da una compagnia amatoriale di Mühldorf. L'invito dell'Assessorato alla Cultura del Land a presentare il dramma a Salisburgo proprio nel periodo consacrato al famoso Festival internazionale ha messo in movimento un "circolo virtuoso" di approfondimenti e riflessioni su questa pagina della storia salisburghese che, nelle diverse dichiarazioni delle autorita'' civili e religiose, e' stata definita "oscura" o "tremenda" e che, come ha notato uno storico, non e' stata scritta nei "secoli bui" del Medioevo, ma appena cinque-sei anni prima della nascita di Wolfgang Amadeus Mozart. Questa volta il sommo pastore della chiesa di Salisburgo ha preso veramente a cuore il triste episodio, ospitando sul sito della diocesi diverse informazioni sull'opera teatrale (vedi articoli -con traduzione- e link in nota), assicurando la partecipazione di suoi rappresentanti a conferenze stampa e tavole rotonde sul dramma e il fatto storico su cui si basa, ricevendo la compagnia teatrale e, non da ultimo, rilasciando dichiarazioni molto importanti.
 
Ed e' proprio su queste sue serie, sofferte, impegnative dichiarazioni che voglio adesso soffermarmi, perche', a mio avviso, rappresentano una novita' positiva nel quadro della chiesa cattolica. Infatti, il settantaduenne salesiano Alois Kothgasser, arcivescovo di Salisburgo dal novembre 2002 (per elezione diretta del Capitolo del Duomo e successiva conferma pontificia), ha definito la condanna a morte di Maria Pauer non soltanto
un "errore giudiziario",
ma anche un "crimine orrendo, nel quale anche la chiesa di allora e' coinvolta, e non solo a causa delle persone che vi hanno agito".
E ha anche aggiunto: " Non si puo' minimizzare alcunche', ma occorre affrontare la disumanita' di questa realta' storica e chiedere perdono a Dio e agli esseri umani per questa atrocita'".
 
Per prima cosa va detto che l'atto dell'arcivescovo segue sostanzialmente la scia dei numerosissimi analoghi atti che hanno caratterizzato, fin dall'inizio, il pontificato di Giovanni Paolo II e che hanno trovato una cornice sistematica nella riflessione della Commissione teologica internazionale voluta da Joseph Ratzinger e da lui approvata e pubblicata il 7 marzo 2000 (Memoria e riconciliazione. La Chiesa e le colpe del passato -da ora in poi: MR).
L'arcivescovo di Salisburgo, come risulta, ha messo in pratica quanto raccomandato da questo documento, quando esso dice: "La lettura credente si servira'' […] di tutti i possibili contributi offerti dalle scienze storiche e dai metodi interpretativi", e, poi, citando da un discorso di Giovanni Paolo II del 1° settembre 1999, afferma che la Chiesa "non teme la verita' che emerge dalla storia ed e' pronta a riconoscere gli sbagli la' dove sono accertati, soprattutto quando si tratta del rispetto dovuto alle persone e alle comunita'" (MR, 4.2). Gli esperti, infatti, hanno potuto rilevare che la sentenza era senz'altro possibile stando al diritto vigente all'epoca, ma era stata tuttavia "eccessiva, a causa dell'insignificanza delle prove addotte per il comportamento illecito della servetta". E cio' trasforma la sentenza di morte in un tragico errore giudiziario. Chiedendo perdono per il quale l'arcivescovo esercita ancora una volta una facolta' riconosciutagli dallo stesso documento vaticano, quando esso afferma: "[…] a nome delle Chiese locali potranno dar voce alle eventuali confessioni di colpa e richieste di perdono i rispettivi Pastori" (MR 3,4).
E allora, dove sta la novita'?
Le novita' ci sono e, secondo me, non sono di poco conto. E consistono in tre punti, fra cui due passaggi della dichiarazione, cioe' quando si rileva esplicitamente che in quel "crimine orrendo" e' coinvolta "la chiesa di allora, e non solo a causa delle persone che vi hanno agito", e poi quando si esprime la necessita'' di "chiedere perdono a Dio e agli esseri umani per questa atrocita'". Qui Kothgasser si dimostra piuttosto innovativo rispetto alle linee dettate dal documento gia' citato (che, sia ben chiaro, e' senz'altro autorevole ma non blindato dalla pretesa di infalliblita').
 
In primo luogo, Kothgasser si e' preso a cuore il processo a una donna accusata distregoneria. Mi risulta -ma se verro' smentita con dati di fatto documentati saro' ben lieta di prenderne pubblicamente atto- che da parte delle autorita' ecclesiastiche non vi sia mai stata un'esplicita confessione di colpa e richiesta di perdono per i processi alle streghe. E posso aggiungere, questa volta senza tema di smentita, che tutta la sofferenza inflitta dalla Chiesa nel corso dei secoli alle donne in diversi modi, sia per un malinteso dettato biblico, sia, come nota lo stesso arcivescovo, per la persistenza di influssi pagani nel cristianesimo, e' stata liquidata con pochissime parole anche nella solenne celebrazione della "Giornata del perdono" in San Pietro nella prima domenica di Quaresima del 2000(12.3.2000) (Allegato 3
clicca qui).
Infatti, in quell'occasione, ai peccati contro le donne non e' stato neppure dedicato un capitolo tutto per loro, ma esse si ritrovano nella rubrica intitolata "Confessione dei peccati che hanno ferito la dignita' della donna e l'unita' del genere umano", dove peraltro e' stata loro concessa una riga su cinque: "preghiamo per le donne troppo spesso umiliate ed emarginate". Punto. E a capo.
In secondo luogo, Kothgasser afferma esplicitamente che in quel "crimine orrendo" della condanna e messa a morte di Maria Pauer e' coinvolta "la chiesa di allora, e non solo a causa delle persone che vi hanno agito". E cosi' dicendo si discosta proprio dalla distinzione effettuata nel documento vaticano del 2000 fra la Chiesa, madre e sempre santa, e i suoi figli che possono, loro si', essere peccatori e commettere veri e propri delitti, e dei cui errori, appunto come madre amorevole, la Chiesa si fa carico e chiede perdono. Questa distinzione, che per certi versi si ispira alla visione della Chiesa del Vaticano II, permea tutto il documento del 2000, per condensarsi in questo passo: "[…] la Chiesa si riconosce esistenzialmente santa nei suoi santi: mentre pero' si rallegra di questa santita'' […], si confessa non di meno peccatrice, non in quanto soggetto del peccato, ma in quanto assume con solidarieta' materna il peso delle colpe dei suoi figli […]" (MR, 3.4). E d'altra parte, anche nella gia' ricordata liturgia del 12 marzo 2000, non si parla mai di errori e peccati della Chiesa come istituzione, bensi' ci si riferisce a "uomini di Chiesa (che) […] hanno talora fatto ricorso a metodi non evangelici", oppure a "cristiani (che) hanno sconfessato il Vangelo e […] hanno violato i diritti di etnie e di popoli […]", e cosi' via. Qui, invece, si dice che proprio la Chiesa di Salisburgo di allora ha contribuito a compiere quel "crimine orrendo". E che questo fatto non si puo' edulcorare. Questa coraggiosa affermazione, secondo me, e' molto realistica e logica perche' la Chiesa, qui ed ora, è una società pienamente umana, soggetta ed esposta proprio anche come gruppo a tutte le fragilità e le debolezze umane. Qualcosa del genere, del resto, la sosteneva anche Tommaso d'Aquino; il "doctor angelicus", infatti, nella sua Summa Theologiae, ricordava che la Chiesa in pellegrinaggio slla terra non era esente dai peccati e che, per avere la "Chiesa gloriosa", bisognava aspettare di essere nella "patria celeste" (Summa Theol., III, q.8, a.3 ad 2).
Il terzo e ultimo punto originale nella dichiarazione di Kothgasser e' il fatto che egli chiede perdono a Dio e agli esseri umani. Infatti, tutte le richieste di perdono fatte a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, e anche quelle della "Giornata del perdono", sono rivolte esclusivamente a Dio e non hanno mai come destinatari gli esseri umani che sono stati vittime degli errori della Chiesa, pardon, dei cristiani o degli ecclesiastici.
Ecco, dunque, la novita' che ci arriva da questo arcivescovo: un atteggiamento che prende in seria considerazione gli esseri umani, anche i piu' umili e reietti (come, per l'appunto, una servetta ritenuta  strega), chiedendo loro perdono, che si pone con umilta' e coraggio di fronte agli eventi dolorosi e vergognosi del passato e che cerca di fare tesoro del loro insegnamento. Un uomo cosi' -e' lecito crederlo- puo' instaurare con le persone di oggi, a prescindere dalla loro posizione rispetto alla chiesa o alla religione, un dialogo fecondo perche' basato sul rispetto sincero dell'interlocutore che, secondo la sua fede, e' portatore dell'immagine di Dio e merita sempre la massima attenzione.
A una persona cosi', mi sembra, non si puo' rispondere che con altrettanta sincera apertura della mente e del cuore.Non resta quindi che augurarsi, per il bene di tutti quanti, che un simile atteggiamento si diffonda sempre di più nella Chiesa cattolica, anche in quella italiana.
 
APPENDICE:
Grazie alla gentilezza del Vicario episcopale di Salisburgo, sono in grado di offrire la dichiarazione completa dell'arcivescovo Kothgasser, che è stata letta dallo stesso vicario nel corso della conferenza stampa del 18 giugno 2009: 
 "- L'errore giudiziario, che e' costato la vita a Maria Pauer, condannata a morte nell'ultimo processo di questo genere celebrato nel territorio dell'allora principato arcivescovile di Salisburgo, rappresenta un crimine orrendo, nel quale anche la chiesa di allora e' coinvolta, e non solo a causa delle persone che vi hanno agito. Non si puo' minimizzare alcunche', ma occorre affrontare la disumanita' di questa realta' storica e chiedere perdono a Dio e agli esseri umani per questa atrocita'. Al contempo occorre trarre da cio' un insegnamento e assumersi la responsabilita' per le persone dei nostri giorni affinche' alla loro dignita' quali immagini di Dio sia prestata tutta la dovuta attenzione.
- Lo sfondo di questo crudele evento e' rappresentato da un'immagine magica di Dio e dell'essere umano, immagine che non trova fondamento nella tradizione biblico-cristiana, ma presenta radici pagane. A cio' e' collegato il compito di applicarci ancor di piu' nell'annuncio dell'immagine cristiana di Dio e dell'essere umano e di impegnarci fortemente, a livello teologico, affinche' la fede in Dio sia mantenuta libera da elementi che sono irrazionali e hanno in dispregio il genere umano.
- Oggi tutto il nostro impegno deve essere profuso per l'attuazione dei diritti umani e - sulle basi di essi - per un'ordinata amministrazione della giustizia, e questo non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo. Riconoscere cio' e' insegnamento della Chiesa e della sua dottrina sociale:
'La chiesa si sente essa stessa ferita quando i diritti dell'essere umano, chiunque sia e dovunque si trovi, vengono ignorati e violati' (dal Discorso di Paolo VI all'ONU il 4 ottobre 1965)".

 
NOTA
Le traduzioni degli articoli pubblicati sul sito dell'arcidiocesi di Salisburgo, col testo tedesco in calce si trovano nei seguenti allegati
Allegato 1: articolo del 19 giugno 2009
clicca qui
Allegato 2: articolo del 7 agosto 2009
clicca qui
 
Link degli articoli originali sul sito dell'arcidiocesi di Salisburgo (in tedesco):
Articolo del 19 giugno 2009:
clicca qui
Articolo del 7.8.2009:
clicca qui
Link della sintesi del processo a Maria Pauer (in tedesco):
clicca qui
 
 
Link dei documenti pontifici sul perdono:
Il documento del 7 marzo 2000 "Memoria e riconciliazione" e la liturgia della "Giornata del perdono" del 12 marzo 2000 si trovano a questo indirizzo:
clicca qui
Sulle richieste di perdono di Giovanni Paolo II (e del suo successore), merita leggere il testo della conferenza che il vaticanista Luigi Accattoli tenne il 6 giugno 2007 ai "Mercoledi' della Cattolica": "Quando il papa chiede perdono":
clicca qui
 
La citazione di san Tommaso viene dalla Summa Theologiae, III., q.8, a. 3 ad 2: "Che la Chiesa sia gloriosa, senza macchia ne' ruga, e' lo scopo finale verso cui tendiamo in virtu' della passione di Cristo. Cio' si avra' pertanto solo nella patria eterna, e non gia' nel pellegrinaggio; qui [...] ci inganneremmo se dicessimo di non aver alcun peccato". A me questa affermazione sembra piuttosto chiara nel senso che la Chiesa, nella sua vita terrena, e' esposta a sbagliare, ma il documento vaticano del 7 marzo 2000 la usa, con un certo contorsionismo mentale, per corroborare l'idea che la Chiesa e' perfetta fin da ora e che, in quanto tale, non puo' peccare; a peccare sono i suoi figli (MR 3.3.). Voglio aggiungere solo che so bene che il termine "peccato" non si identifica del tutto con "errore", ma questa e' un'altra storia.
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