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Sud-est asiatico. Mala tempora currunt: riflessioni sulla War on Drugs
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Articolo di Massimo Lensi
1 gennaio 2002 20:16
 
Se e' vero che per Jia Chunwang, direttore della Commissione di Pubblica Sicurezza cinese, le "droghe minacciano gli interessi fondamentali del popolo e la civilizzazione socialista dello spirito", e' altrettanto vero che negli ultimi mesi numerosi regimi dittatoriali del sud-est asiatico hanno incrementato i controlli di confine e moltiplicato gli arresti per interrompere la produzione ed il traffico di stupefacenti. Nel 2001 solo nel Vietnam sono state arrestate 21.100 persone coinvolte in reati di droga, e per la Commissione di Controllo dei Narcotici di Pechino sono stati 97.800 i crimini commessi in Cina negli ultimi tre mesi dell'anno. Inoltre l'11 dicembre scorso e' stato stipulato un ennesimo accordo tra Cina, Myanmar, Laos e Thailandia (i Paesi del cosiddetto Triangolo d'Oro) per coordinare la lotta al traffico di droga lungo il fiume Mekong.
L'aspetto veramente strano di questa War on Drugs dagli occhi a mandorla e' che nel Triangolo d'Oro la produzione di oppio non diminuisce, come sarebbe prevedibile, ma aumenta. Un po' come se i Governi coinvolti volessero dimostrare da una parte la loro buona volonta' di azione e dall'altra operassero da veri incompetenti. Tutto si puo' dire di Laos, Myanmar, Cina e Vietnam, Paesi dove le liberta' individuali e i diritti civili sono ridotti al minimo, ma nessuna ragionevole critica e' ammissibile su due punti: l'efficienza delle forze di polizia ed il capillare quanto feroce controllo sul territorio. Il risultato finale della lotta al narco-traffico nel sud-est sembrerebbe ridursi nei fatti a carceri piene di prigionieri in gran parte estranei ai reati loro contestati, ma appartenenti a movimenti politici e religiosi dissidenti o a gruppi etnici non in sintonia con lo spirito socialista. Accade in Vietnam con Montagnard, buddisti e Cadaoisti, in Laos con le etnie Hmong, Lum e Bru, in Cina con tibetani, uiguri, manciuri e membri della Falun Gong. Senza scordare che la concausa dell'accusa per traffico di stupefacenti e' in molti casi legata alle secolari tradizioni di numerose etnie, abituate a trattare la resina di oppio come unica e reale fonte di sostentamento. Quello che balza agli occhi e' che la War on Drugs e' utilizzata a piene mani da questi Governi come vero e proprio "fund raising" per reprimere le dissidenze, soffocare il credo religioso e massacrare etnie incompatibili con lo sviluppo produttivo socialista.
Come se non bastasse ad aggravare la gia' tragica situazione di questi Paesi ci si mette pure l'Undcp, non paga della sconfitta delle sue iniziative sul fronte afgano con la scoperta dei magazzini di scorte di oppio. In pratica la politica dell'Agenzia anti-droga delle Nazioni Unite in Afganistan ha contribuito solo all'innalzamento del prezzo del grammo di eroina sul mercato mondiale senza che le colture di papavero fossero distrutte, come aveva promesso il Governo talebano. Ben sappiamo dei coinvolgimenti diretti dei Governi del sud-est asiatico nella produzione di oppio, fonte sicura di finanziamento per i regimi e per le tasche dei corrotti faraoni del partito unico. L'Undcp di Pino Arlacchi ha elargito di recente quindici milioni di dollari al Laos e secondo quanto riportato dal quotidiano laotiano, Vientiane Times, altri trentacinque milioni saranno erogati nei prossimi cinque anni in cambio della consueta promessa del Governo di Vientiane di eradicare le colture di papavero.
Il gia' citato Jia Chunwang ha ben sottolineato l'importanza del programma anti-droga cinese, anche per la parte che riguarda la "riabilitazione dei tossicodipendenti". Chi ha pratica del vocabolario politico di Pechino non potra' non notare l'utilizzo del termine "riabilitazione", adottato sin dai tempi della Rivoluzione Culturale per identificare i prigionieri destinati ai campi di lavoro, i terribili "laogai". Una terminologia politica non legata alla criminalita' comune e che non lascia spazio a dubbi di nessun genere: l'Undcp finanzia la repressione politica nei regimi del sud-est asiatico, cosi' come e' successo in Afganistan, dal 1996 fino alla resa del Mullah Omar a Kandahar. Mala tempora currunt...
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