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Svizzera. Il "bebe' terapeutico" solleva dubbi
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Articolo di Rosa a Marca
8 novembre 2007 15:52
 
Poco piu' di un anno fa, l'opinione pubblica svizzera prese coscienza della breccia aperta dalla nascita della bambina Elodie, un caso finito sulle prime pagine dei giornali. Per il suo concepimento era stato selezionato un embrione, mediante la diagnosi preimpianto in un processo di fecondazione medicalmente assistita, allo scopo di fornire midollo osseo al fratello colpito da una grave deficienza immunitaria. La selezione era avvenuta all'estero giacche' la diagnosi preimpianto in Svizzera e' vietata. Il difficile quesito che sta dietro questa storia e' se si puo' concepire e far nascere un bambino avendo come primo obiettivo quello di salvare un fratello malato. La commissione etica nazionale per la medicina umana, ancora nel 2005 aveva respinto con fermezza quest'idea. Ma da allora al suo interno si e' prodotta una spaccatura, ha spiegato ai media il suo presidente Christoph Rehmann-Sutter. Una parte della commissione e' tuttora convinta di dover respingere l'uso della diagnosi preimpiato e lo fa per motivi etici, sia perche' teme sconfinamenti -ad esempio la dilatazione della cerchia dei beneficiari-, sia perche' si preoccupa della strumentalizzazione dei "bambini su misura" con possibili negative ripercussioni psicosociali. Per l'altro gruppo, quasi la meta' dei componenti, salvare una vita conta invece di piu' del "correre rischi di natura psicosociale"; oltre tutto certe restrizioni si possono stabilire per legge. I rappresentanti dei due gruppi nel frattempo sono giunti a una conclusione comune: i genitori che sono andati all'estero per sottoporsi alla diagnosi preimpianto per "motivi comprensibili ed eticamente apprezzabili" non meritano nessuna stigmatizzazione. Del resto, la commissione s'era gia' pronunciata due anni fa a favore della rimozione del divieto, qualora l'anlisi preimpianto consenta d'evitare una malattia grave senza creare ulteriori pregiudizi. Nel suo secondo parere, essa completa e approfondisce la presa di posizione che aveva elaborato in vista della discussione parlamentare della legge sulla diagnosi preimpianto, tenuto conto dei progressi della medicina e di altre questioni particolari. La problematica relativa ai "bimbi su misura" e' infatti solo una parte del dilemma che impegna i politici e la societa' riguardo alla diagnosi preimpianto. C'e da capire dove passa il confine che separa un trattamento eticamente giustificabile, da un intervento che comporta rischi di selezione e d'eliminazione del non desiderato. Per esempio, la commissione vorrebbe la revoca della norma che vieta di congelare gli embrioni sovrannumerari provenienti dalla fertilizzazione in vitro per evitare depositi d'embrioni nei centri di fecondazione medicalmente assistita. In base alle regole vigenti, questi embrioni devono essere distrutti o resi disponibili alla scienza, ma non possono essere conservati per un eventuale secondo ciclo. E' una norma "poco comprensibile" per le coppie interessate, rileva la commissione. Essa ritiene che la crioconservazione debba essere autorizzata per un dato periodo e per un preciso scopo. Giudica altresi' obsoleto l'obbligo di fecondare solo gli ovociti da impiantare in un unico ciclo (la regola attuale ne fissa tre): la prassi dimostra che bisogna fecondarne piu' di tre per ottenere, tramite diagnosi preimpianto, il trasferimento di un embrione sano. Mantenere quel limite significa dover fecondare gli ovociti a piccole porzioni per farle analizzare. E' una cosa piu' difficile e "sfavorevole dal punto di vista psicologico e biologico", scrive la commissione.
Una bozza di legge per regolamentare la dignosi preimpianto e' attesa per l'anno prossimo.
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