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Svizzera. Un quadro d'insieme sull'assistenza al suicidio negli ospedali
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Articolo di Rosa a Marca
15 novembre 2007 0:00
 
La decisione dell'Inselspital di Berna d'autorizzare un accompagnamento al suicidio rientra nella prassi adottata da altri grandi ospedali svizzeri. In linea di massima, l'assistenza al suicidio dovrebbe svolgersi a casa del paziente, in un ambito privato e non in ospedale, come c'e' scritto nei documenti. Ma puo' capitare, scrive il quotidiano Neue Zuercher Zeitung, come nel caso di cui si parla in questi giorni, che il paziente non sia piu' trasportabile. Per questo, la clinica universitaria di Losanna CHUV dall'inizio 2006 accetta che l'aiuto al suicidio si realizzi nei suoi locali quando il paziente terminale non possa piu' essere riportato a casa sua. Da settembre 2006, anche la clinica universitaria di Ginevra HUG autorizza il suicidio assistito sotto il proprio tetto purche' i pazienti siano senza fissa dimora o intrasportabili, e a condizione che il suo personale medico e paramedico non venga direttamente coinvolto. Sono criteri condivisi dalla clinica universitaria di Zurigo USZ, che pero' non concede i propri spazi per l'accompagnamento al suicidio; se ci sono pazienti desiderosi di togliersi la vita e intrasportabili, si studiano "soluzioni individuali". In quanto all'Inselspital di Berna e alla clinica universitaria di Basilea, nessuna delle due istituzioni ha stabilito delle regole. A Berna c'e' pero' un gruppo di lavoro che sta elaborando le linee guida, e fino a quel momento si decidera' caso per caso. Come pure a Basilea, dove si sta lavorando su direttive che ricalcano quelle di USZ. L'ospedale cantonale di Lucerna rifiuta il suicidio assistito nei suoi spazi, ma nel caso di un paziente intrasportabile convoca un "forum etico ad hoc", incaricato di trovare una soluzione. Gli ospedali pubblici del Canton Ticino non consentono il suicidio assistito nei propri reparti, ma come a Zurigo o Lucerna, c'e' disponibilita' ad esaminare ogni singola richiesta.
Di fronte a queste regole abbastanza severe, non stupisce che i suicidi assistiti in ospedale si contino sulle dita di una mano. Al caso di Berna se ne aggiungono due, avvenuti uno nella clinica universitaria di Losanna e uno in quella di Zurigo. A Losanna, dall'inizio del 2006 a meta' 2007 la direzione ospedaliera ha ricevuto meno di dieci richieste, sei delle quali tra gennaio e luglio dell'anno scorso. In uno dei sei casi l'accompagnamento al suicidio c'e' stato -non nella clinica stessa, ma in una struttura ad essa collegata; gli altri cinque pazienti sono invece morti di morte naturale. Da parte sua, Urs-Martin Luetolf, direttore della clinica di radioncologia della USZ, all'inizio di marzo ha menzionato sei domande inoltrate nei sei mesi precedenti. Tre pazienti si erano poi ricreduti, due non erano capaci d'intendere, il sesto e' stato accompagnato all morte nella casa per anziani annessa alla clinica.
Negli istituti per anziani le organizzazioni d'assistenza al suicidio sono accettate da tempo in base a un semplice ragionamento: queste strutture diventano di fatto la casa delle persone anziane, e dunque rappresentano quello spazio privato richiesto perche' sia concesso l'aiuto al suicidio.
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