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Turchia. Massacrare e' lecito. Un nuovo decreto legittima il linciaggio
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Articolo di Redazione
11 gennaio 2018 9:58
 
E’ stato come in un film: 15 luglio 2016, alle ore 21:52. L’ora, in cui tutta la Turchia era davanti ai televisori e si chiedeva: “Cosa sta succedendo?”. I soldati sbarravano il ponte sul Bosforo. I poliziotti di guardia al ponte venivano allontanati. Il questore ordinò di non consegnare le armi e mandò rinforzi. Alle 23:50 le due truppe armate dello Stato si spararono addosso.
Nello stesso tempo ad Ankara il capo dello stato maggiore dei golpisti era stato preso in ostaggio. Contro la Centrale delle operazioni speciali della polizia era in corso un attacco aereo. Alle 0:24, nove minuti dopo che i golpisti avevano letto un comunicato alla televisione di stato occupata, sulla emittente “Türk” della CNN, Erdogan chiamò in diretta il popolo a scendere in strada contro la ribellione. Sedici minuti dopo questo appello, diffuso anche dalle moschee, un gruppo di civili marciava contro i soldati sul ponte del Bosforo. Adesso si fronteggiavano civili armati e soldati armati. E a quel punto risuonò l’ordine “Fuoco!”.
I soldati spararono sulla folla. In un attimo la “perla del Bosforso” si trasformò in una collana di sangue.
Quando la mattina, alle 6:15 i soldati si arresero, giacevano al suolo 34 morti, 32 civili e due poliziotti. Ma con tutto ciò la tragedia non era finita. Adesso i civili passarono al contrattacco: gruppi infuriati linciarono i soldati che si erano arresi e adesso erano inermi. La maggior parte fu picchiata a sangue, a uno tagliarono la gola. All’alba era stato fatto un massacro.
I golpisti, responsabili della morte di 248 persone in 48 ore, sono adesso davanti al tribunale con l’accusa di aver tentato di rovesciare il governo per ordine di Fetullah Gülen. Ma anche le famiglie dei soldati linciati sono in cerca di giustizia. Un decreto emanato la settimana scorsa dal governo turco ha scatenato un grande dibattito. Esso assolve dalle loro responsabilità penali “le persone che hanno agito nell’ambito della repressione del tentativo di golpe e degli eventi successivi legati a tale contesto”. In tal modo sono amnistiati i civili che parteciparono allora al linciaggio.
Ma si tratta solo di quel giorno? Questa è la domanda scabrosa. Infatti, la formulazione “eventi successivi legati a tale contesto” è una minaccia contro tutti coloro che in futuro si opporranno al governo. Il messaggio è questo: “Non dovete temere alcuna punizione se sparate ai ribelli”. Anche ai parenti dei soldati, che avevano obbedito agli ordini, e che erano stati linciati, quando alla fine si erano arresi, è stato tolta per decreto la possibilità di chiedere giustizia.
Il governo ha lasciato, sì, trapelare che il decreto si limita al 15 e 16 luglio, ma non ha fatto niente per chiarire l’ambiguità del testo. Per questo si è rafforzata la tesi che Erdogan abbia preparato le milizie per difendersi da una potenziale rivolta contro di sé. Se in futuro qualcuno attaccherà i critici del palazzo, sarà sufficiente che dichiari a propria difesa: “Era un golpista, l’ho ucciso”. Non è un decreto a vantaggio di ogni dittatore?

(articolo di Can Duendar, pubblicato sul giornale Die Zeit nr. 2/2018 del 03/01/2018)
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