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Tutelare il patrimonio di un bimbo straniero. E' possibile. Il caso Bielorussia/Italia
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Articolo di Isabella Cusanno
13 ottobre 2011 17:43
 
Per la prima volta nella storia della Bielorussia e forse per la prima volta nella storia di una nazione dell’Est Europa, una famiglia italiana, anzi una cittadina italiana, ha ottenuto la curatela di una bambina bielorussa.
Tramite la realizzazione di una donazione che ha permesso la costituzione di una curatela speciale, una bambina bielorussa ha ora, accanto ed in collaborazione con la sua tutrice bielorussa, una tutrice italiana: la signora Isabella Bruno.
L’atto di costituzione della curatela ad una cittadina italiana è stato ricevuto e recepito in questi giorni dall’autorità bielorussa preposta, ossia dal Ministero dell’educazione Comitato Esecutivo di Moghilev, luogo di residenza della minore bielorussa, per tramite del Ministero di Giustizia di Minsk.
Il compito della curatrice italiana è quello di gestire il bene donato, che è per la piccola bielorussa tutto il suo patrimonio.
E quindi l’amministrazione di un singolo bene diventa fondamentale per la crescita, l’educazione ed il futuro della ragazzina.
La legislazione bielorussa ammette apertamente la possibilità per un bambino affidato ad un orfanotrofio di avere, accanto al tutore individuato ope legis nel gestore dell’istituto medesimo, una diversa ed ulteriore presenza tutoria qualora il bambino abbia beni da gestire in modo appropriato.
La norma italiana prevede che chi dona possa nominare un curatore speciale contestualmente all’atto della donazione, al fine di assicurare una corretta gestione del bene medesimo.
Il trattato bilaterale Italia-Urss del 1979 dichiara espressamente ricevibili gli atti costitutivi di tutela e curatela, sia in sentenza che per atto notarile
Il regolamento bielorusso in tema di adozioni internazionali ammette chiaramente la possibilità di tutele e curatele internazionali quando esistano trattati internazionali a supporto.
Giuridicamente, insomma, non c’è nessuna difficoltà alla costituzione di una tutela italiana in favore di un minore bielorusso, eccetto una naturale diffidenza, da parte bielorussa, nei confronti degli stranieri che si occupano dei loro bambini.
Perplessità umane che scompaiono, e sono scomparse, di fronte all’interesse del minore ed alla serietà dell’intento dei donanti.
Da oggi la famiglia italiana che si è occupata della bambina soltanto relativamente agli episodi dell’accoglienza e del risanamento, episodi cioè che potevano considerarsi sporadici e comunque limitati nel tempo e nella responsabilità, hanno nuovi doveri ed incombenze, per di più resi stabili dalla finalità a cui hanno devoluto il loro atto di liberalità.
Adesso l’analisi giuridica verterà sul modo in cui questa collaborazione pilota potrà svolgersi in modo concreto ed ottimale, in funzione delle necessità del minore sia nel campo economico che educativo, sia per la crescita e lo sviluppo della personalità dell’adolescente.
Tutto è nuovo e mai provato, tutto va affrontato con attenzione ai minimi particolari, ma le possibilità di una perfetta riuscita della collaborazione fra le due tutele è ampia ed appare garantita dalla comunità dell’intento: l’interesse ed il bene del minore.
La tutela e la curatela non sostituiscono una adozione o una vera famiglia, ma sono il modo migliore, quando non è possibile altrimenti, per interessarsi concretamente ad un minore in difficoltà.
E dal punto di vista dell’autorità statale, sono la più esplicita delle garanzie per la protezione del minore, per la sua educazione, per la sua crescita ed inserimento sociale.
La curatela recepita in questi giorni in Bielorussia può e deve dare il via ad un nuovo modo di gestire il rapporto tra le famiglie italiane e le autorità bielorusse, compresi i direttori degli istituti in cui vivono questi ragazzi.
Alla nuova curatrice spetta il grave compito di assicurare un futuro alla ragazzina bielorussa e di governare economicamente le scelte del suo presente.
La necessità che le due tutele si rafforzino nella collaborazione e nella comprensione in funzione del bene del minore è evidente.
Ma va sviluppata superando ogni diffidenza, ogni inutile preconcetto, se ne esistono, da entrambe le parti.
Perché questi bambini bielorussi hanno avuto un destino difficile che potrebbe tramutarsi in una sorte invidiabile.
Se lo vogliamo noi adulti, il loro compito può diventare quello di farsi portavoce della straordinaria verità di un affetto capace di valicare allo stesso modo i confini dei cuori e delle Nazioni e formarsi e crescere alla luce di una integrazione umana e culturale che travalica le frontiere: con l’augurio di future generazioni in grado di coesistere e crescere nel confronto delle conoscenze e nell’armonia delle diversità.

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