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Ucraina, profughi a quattro zampe in cerca di rifugio e accoglienza
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Articolo di Redazione
31 marzo 2022 10:06
 
Molti non hanno voluto lasciare i loro animali sotto le bombe russe. Tanti profughi ucraini hanno infatti varcato i confini portando con sé gatti e cagnolini; ma non tutti sono riusciti a rimanere in compagnia dei loro amici a quattro zampe. La fuga rocambolesca, gli animali di grossa taglia, l'impossibilità a caricarli su uno dei mezzi di fortuna presi al volo per scappare dalle zone sotto attacco russo... E così oltre ai migranti si è aperto il nodo dell'accoglienza anche per gli animali domestici: canili e gattili hanno aperto le loro porte a nuovi ospiti, ma sono nate anche realtà più o meno improvvisate, gestite da volontari pronti a prendersi cura, anche nella difficile situazione di un paese in guerra, degli animali rimasti senza padrone.
A Leopoli, per esempio, c'è la Casa degli animali salvati che, come racconta l'Agenzia France Presse, accoglie animali di ogni tipo: oltre a cani e gatti, nella struttura si può vedere anche un lupo, una capra e dei gufi. Tutti esemplari abbandonati dai loro padroni mentre fuggivano dall'Ucraina.
«I migranti provenienti da Kharkiv, Kiev o Mykolaiv vanno all'estero passando per Leopoli. Molti di loro lasciano i loro animali», dice all'Afp il gestore di questo rifugio, Orest Zalypskiï, che prima del conflitto accoglieva solamente animali esotici e che ora si è reinventato. «Questa guerra ha rafforzato il nostro impegno».
Da quando le truppe di Vladimir Putin hanno invaso l'Ucraina, più di 3,7 milioni di persone hanno lasciato il paese e più di 2 milioni hanno attraversato il confine con la Polonia. In molte immagini si vedevano profughi che portavano in salvo cani, gatti, pappagalli e tartarughe. Molti, arrivati a Leopoli, si sentono però incapaci di portare oltre i loro animali. Zalypskiï spiega che nell'ultimo mese la sua struttura ha accolto circa 1.500 animali, lasciati dai migranti ma provenienti anche da altri rifugi situati in zone dove i bombardamenti hanno reso impossibile questo tipo di attività. Qualche decina di esemplari, poi, è stata recuperata alla stazione ferroviaria cittadina: soprattutto nei primi giorni di guerra i treni erano affollati di persone in fuga e alla fine a farne le spese sono stati cani e gatti, lasciati a terra.
«Non abbiamo un sistema organizzato», prosegue il gestore del rifugio di Leopoli. «Abbiamo solo tanti volontari». E il loro lavoro non è per nulla semplice: gli animali che arrivano dalle zone di guerra sono spesso frastornati e aggressivi. «Siamo stati morsi e graffiati», dice Zalypskiï. «Gli animali sono molto stressati». I cittadini di Leopoli si sono dimostrati accoglienti: da questo rifugio si sono registrate circa 200 adozioni, mentre la rete di volontariato ha poi portato altri animali in strutture di Germania, Lettonia e Lituania.

(Maicol Mercuriali su Italia Oggi del 31/03/2022)
 
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