testata ADUC
Ue. Narcotrafficanti e sfruttatori passino alla cassa
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Fernando Peinado Alcaraz
21 aprile 2009 9:07
 
Il traffico di droga e la prostituzione muovono denaro, ma sfuggono alla contabilita'. L'Ue intende calcolarli dal 2011 e cio' cambiera' il peso dell'economia di tutti i Paesi. Ma come fare?
Gli impresari del crimine non vanno allo sportello a presentare i proventi dei loro affari, eppure bisognera' trovare il modo di calcolare i loro guadagni visto che l'Unione Europe intende conoscerli a partire dal 2011. Anche il narcotraffico, la prostituzione e il contrabbando, illegali o a-legali, dovranno dunque aggiungersi alla ricchezza del Paese; proseguire con la finzione statistica per cui la loro attivita' produttiva sarebbe uguale a zero euro distorce gli altri indicatori economici -prodotto interno lordo (Pil) o tasso di disoccupazione- che sono alla base delle decisoni politiche. Ecco perche' l'Ue lo prevede nella revisione dei suoi sistemi contabili.
Alcuni Stati hanno misurato in modo sperimentale la dimensione della propria economia illegale. Le cifre oscillano tra il 2,2% dell'Ucraina e lo 0,17% della Svezia. Sono dati dedotti da alcune economie del Terzo Mondo dominati dal malaffare: in Afghanistan il traffico d'eroina pesa per il 53% del Pil e in Guinea-Bissau il narcotraffico apporta allo Stato piu' del Pil legale, secondo l'ONU.
Rivelare che il tuo Paese e' la mecca dei delinquenti puo' essere imbarazzante. Ci possiamo fidare dei calcoli fatti dai Governi europei? "E' difficile giudicare se i dati che hanno pubblicato corrispondano alla realta'", ammette Nadim Ahmad del dipartimento di statistica dell'OCSE. "Il massimo che possiamo fare quando ci mandano questi rapporti e' verificare se il risultato finale coincide con la metodologia da loro indicata. In ogni caso, gli uffici di statistica dei Paesi Ue sono abbastanza indipendenti".
Finora molti Governi hanno resistito alla conta dei panni sporchi. E' il caso della Spagna, che non dispone di nessuna stima ufficiale. Basandosi sulla media europea dell'1%, la partecipazione del settore illegale al Pil sarebbe analogo a quella del ramo delle consulenze, che include aziende del calibro di Deloitte, PricewaterhouseCoopers oErnst and Young. Anche cosi', molti credono che la Spagna sia candidata a figurare nei primi posti della graduatoria per la sua rilevanza nel settore piu' lucrativo dell'economia illegale, il narcotraffico. E' porta d'ingresso della cocaina e dell'hashish in Europa e il suo consumo e' tra i piu' elevati al mondo. Le fonti consultate dall'Istituto nazionale di statistica (INE) dubitano dell'affidabilita' delle rilevazioni fatte finora in altri Paesi o che sia possibile calibrare con esattezza l'economia illegale nazionale: "Non abbiamo mai fatto una stima perche' e' troppo difficile dare una cifra precisa".
Per agevolare il lavoro, OCSE ed Eurostat -l'Ufficio europeo preposto a imporre una formula di calcolo comune- hanno elaborato alcuni manuali con dei modelli. "Certo e' che e' impossibile dare un dato con il 100% d'afffidabilita'", concede Ahmad, e calcolare il denaro che guadagna il crimine organizzato e' senza dubbio faticoso, pero' imprescindibile per inquadrare i conti nazionali: "La cifra finale dovra' per forza essere valutata con precauzione".
Poiche' i narcos, i magnaccia e i manteros non s'iscrivono nei registri del commercio, bisogna ingegnarsi a trovare altre vie che permettano d'arrivare ai dati della loro attivita'. Per esempio, chiedere ai tassisti quante prostitute esercitano per strada. Lo ha fatto nel 2008 il Governo croato con la collaborazione dell'OCSE nelle quattro citta' di oltre 100.000 abitanti (Zagreb, Split, Rijeka e Osijek), ed e' servito a correggere le stime di 800 prostitute in tutto il Paese -salite a 3.000. ll lavoro non termina qui: bisogna stimare la media di clienti per prostituta e i prezzi per ogni servizio. Un'indagine delle tariffe su Internet o negli annunci possono essere di grande aiuto. Lo sarebbe anche un'indagine del consumo, solo che i sondaggi con domande compromettenti hanno un'affidabilita' relativa. In Paesi come la Svezia, che regola la prostituzione come un qualunque altro commercio, le statistiche sono molto piu' semplici: il suo valore e' dello 0,17% del Pil. Anche alcune attivita' registrate come club, saloni di massaggi o imprese d'affitto di abitazioni offrono servizi di prostituzione e in molti casi servono da copertura. I manuali internazionali avvertono pero' che i proventi sono gia' contabilizzati in modo diretto, e invitano alla cautela per non registrarli nella partita doppia.
Per valutare le entrate del narcotraffico, la cifra chiave e' un grande enigma: che quantita' di droga circola e viene consumata nel Paese? I sequestri oscillano tra il 10% e il 50%, a seconda del minore o maggiore ottimismo delle fonti consultate, che non sono concordi sul grado d'efficacia della polizia.
Verra' a costare caro. Molta informazione e' gia' disponibile, ma bisognera' reperirne altra mediante campioni, inchieste e lavoro sul campo. Per questo, alcuni esperti dubitano che il gioco valga la candela. "C'e' da chiedersi se non abbia piu' senso investire le risorse per migliorare la misurazione classica del Pil", riflette Antoni Espasa, direttore dell'Istituto Flores de Lemus, specializzato in previsioni macroeconomiche.
Negli ultimi anni in ambito europeo l'impegno e' stato speso per calcolare l'economia sommersa, un concetto molto piu' ampio di quello dell'economia illegale, giacche' include tutta la produzione occulta. In Spagna, le varie stime la situano attorno al 20%, meno che in Italia e in Grecia, ma piu' del 9% degli Stati Uniti, e va dai pomodori che il nonno coltiva nel suo orticello per il proprio uso, fino al lavoro di muratore o cameriere non dichiarato al fisco, oltre che, chiaramente, l'economia del crimine.
In teoria dovremmo sapere a quanto ammonta l'economia criminale fin dal 1999, quando entro' in vigore il Sistema Europeo dei Conti (Sec-95), ma Eurostat ne ha ritardato l'obbligo per anni, sotto la pressione delle grandi economie (Germania, Francia, Italia e Spagna). E' che le conseguenze dell'inclusione del settore criminale nel Pil non si limitera' a una mera revisione al rialzo delle cifre che valutano la ricchezza nazionale. Avra' effetti anche sull'erario poiche', quanto maggiore e' la ricchezza di uno Stato, piu' alto sara' il contributo da versare nelle casse dell'Ue. Per questo la liberale Olanda si e' rifiutata di aggiungere i coffee shop di vendita di marihuana o la prostituzione al calcolo della sua economia. I due settori, sommati all'insieme dell'economia illegale, formerebbero l'1% del Pil olandese.
Rivelare una cifra tanto scomoda come le finanze del crimine potrebbe condurre a cambiamenti ancora piu' estesi. Farebbero da sponda a coloro che, con argomenti strettamente economici, chiedono la legalizzazione della vendita delle droghe per aumentare le entrate dello Stato, sostiene Javier Diaz-Gimenez, professore d'Economia allo IESE, la scuola di commercio piu' prestigiosa della Spagna. Inoltre potrebbe influire sulla volonta' politica di combattere attivita' che, sebbene illegali, apportano entrate sostanziose. "Naturale che ci sia una certa connivenza", sostiene Diaz-Gimenez, adducendo alla prosperita' della Svizzera e di altri paradisi fiscali, ma anche all'economia nazionale. "Dove e' preferibile avere i delinquenti, a Marbella o a Marsiglia? Il settore criminale crea attivita' legale. Guadagna denaro in campo alberghiero, automobilistico, immobiliare e contribuisce, percio', alla buona salute economica di molte regioni".
Il boom dell'edilizia spagnola dell'ultimo decennio ha favorito l'arrivo di capitali di dubbia provnienza, secondo Salvador Lopez Arnal, cattedratico d'Economia Applicata all'Universita' di Malaga. "Questi settori in rapida crescita danno opportunita' a coloro che intendono lavare il denaro sporco proveniente dal narcotraffico o da qualunque altra attivita' delittuosa grave". Tra i 10 principali Paesi investitori in Andalusia nel 2006 ci sono tre paradisi fiscali: Lussemburgo, Gibilterra e le Antille Olandesi. Il 76% del denaro e' stato investito in costruzioni.
L'illegalita' da' anche da vivere a certi avvocati senza scrupoli: dodici milioni di euro delle mafie sono stati ripuliti, secondo la Procura Anticorruzione, attraverso i traffici marbellesi del cileno Fernando del Valle, imputato nel caso Ballena Blanca. Peggio ancora, alcuni banchieri accolgono i criminali con il tappeto rosso. La crisi finanziaria sta offrendo una grande opportunita' ai narcos per lavare il danaro sporco, secondo l'Ufficio anti droghe dell'Onu. Lo ha segnalato in reiterate occasioni il suo direttore esecutivo, Antonio Maria Costa, che a gennaio ha dichiarato al settimanale austriaco Profil: "Ho degli indizi, dopo aver consultato procuratori e responsabili della sicurezza statale di tutto il mondo, che alcune banche hanno fatto ricorso al denaro del narcotraffico per evitare il fallimento". Ma si e' rifiutato di fornire i nomi sostenendo che e' compito delle autorita' nazionali.
La narcodipendenza affligge molte regioni e ostacola la normalizzazione della loro economia. A Sanlucar de Barrameda (Cadice), uno dei principali punti di sbarco dell'hashish marocchino, Partido Popular, all'opposizione, alla fine del 2008 ha rotto il tabu' circa le radici della prosperita' locale. Le prove non gli mancano: Sanlucar e' stato indicato nell'annuario economico di La Caixa come il municipio di oltre 50.000 abitanti con il minor reddito pro capite della Spagna; eppure, il suo parco automobilistico e' raddoppiato tra il 2002 e il 2007 -da 26.192 veicoli a 50.434.

L'atlante dell'economia illegale
Ogni regione del mondo si specializza in un determinato settore dell'economia criminale a seconda delle opportunita' degli affari. La prima economia delittuosa nei Paesi sviluppati e' il traffico di droghe, seguito a distanza dalla prostituzione, secondo l'Ocse. In altre regioni sono molto redditizi altri tipi di attivita' illegali: in Europa dell'Est, il contrabbando di podotti falsificati e la pirateria audiovisiva; in Russia, la produzione d'alcol adulterato e la caccia abusiva di specie protette; in alcuni Paesi a maggioranza musulmana che vietano la pornografia, la sua distribuzione e' un mercato milionario. Altri reati come la falsificazione di monete, lo spionaggio e gli omicidi su commissione, pur essendo piu' dannosi, sono meno rilevanti per i conti nazionali.
L'industria del narcotraffico offre alle mafie guadagni per 285 miliardi di euro, secondo le stime fatte dall'ONU nel 2005, una cifra superiore al Pil del 90% dei suoi membri. E' una cifra controversa, ma la conoscenza del mercato clandestino e' tutta una sfida.
Contrariamente a quanto si e' ritenuto per parecchi anni, nel mercato della droga non abbondano i grandi monopoli, rileva uno studio della Commissione Europea, "Il mercato globale della droga 1998-2007". Sono un'eccezione le organizzazioni con piu' di cento membri. Ai grandi trafficanti non interessa la distribuzione per le strade, e si limitano a vendere ai trafficanti locali per evitare rischi: i piccoli spacciatori sono piu' esposti all'arresto e sono meno fidati; inserirli nell'organizzazione metterebbe a rischio tutto il clan.
Solo pochi accumulano grandi fortune. La rivista Forbes inserisce il messicano Chapo Guzman, capo del cartello di Sinaloa, al 701.mo posto della lista 2009 dei maggiori milionari del mondo. La sua ricchezza ammonta, secondo la rivista statunitense, a un miliardo di dollari. La maggioranza dei rivenditori di strada nei Paesi ricchi non guadagnano piu' di qualche migliaio di euro all'anno.
La coltivazione di coca (concentrata in Peru', Bolivia e Colombia) e di oppio (Afghanistan), sebbene significativa per la loro economia, apporta solo l'1%-2% del prezzo finale di vendita nelle strade europee e statunitensi. E' nei Paesi consumatori che rimane la maggior parte del guadagno.

Tratto da El Pais del 20 aprile 2009 (traduzione di Rosa a Marca)

Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS