Si e' tenuta a Washington, dal 22 al 25 giugno, la convention piu' grande al mondo sulle biotecnologie, chiamata
BIO 2003.
Programmi, seminari, forum, pannelli di discussione durati 3 giorni, un misto di energie, conoscenze e risorse umane unite dallo scopo di migliorare il sapere umano e la capacita' umana di modificare la natura delle cose. Tra 15.000 e 20.000 i presenti, tra politici, scienziati, ricercatori, tecnici, filosofi, e giornalisti da tutto il mondo. 25 tracce dei programmi, fra i quali sessioni dedicate allo sviluppo economico, altre a quello medico, altre alla bioetica. Da un comunicato dei promotori si legge infatti che "Bio 2003 e' l'occasione ideale per influenzare la classe dirigente e politica, organi come il NIH, la FDA, la Casa Bianca o i vari parlamenti, a migliorare la condizione della ricerca e dello sviluppo biotecnologico. Questo significa discutere di temi comuni, quali i problemi assicurativi e di rimborsi, le regolamentazioni sugli esperimenti, l'uso futuro delle tecnologie."
Il primo giorno si e' tenuto un dibattito sulla bioetica, al quale hanno partecipato molte personalita' di spicco.
Craig Venter, a capo di una compagnia biotech chiamata
Celera ha tenuto un appassionato discorso sul fatto che l'errore piu' grave per il Congresso (degli Usa), sarebbe quello di rendere illegale la ricerca sulle cellule staminali. "E' tra i campi di ricerca piu' importanti" -ha dichiarato, "e denuncio quelle tremende immissioni nel cuore della scienza, composte solo da credenze religiose. Denuncio anche la classe politica, che vorrebbe criminalizzare la ricerca sulle staminali, criminalizzare i pazienti che desiderano questi trattamenti, e criminalizzare i genitori dei bambini malati che vedono poche soluzioni". Toni caldi anche da
Simon Best, amministratore delegato della compagnia inglese
Ardana Biosciences: "In Europa siamo molto meno innamorati delle tecnologie, e molto piu' innamorati dei limiti. C'e' sempre una strana paura di andare oltre l'illecito."
Nel suo intervento,
Kevin Fitzgerald, professore alla Georgetown University e prete cattolico, ha spiegato che le sue sensazioni, quando sente parlare di staminali, sono confuse. "Perche' non iniziare col chiederci qual e' lo status morale di un embrione? Perche' non chiederci
cos'e' un embrione? Non esiste per noi ancora una chiara definizione. Il 75% dei possibili embrioni naturali
non lo diventeranno mai. Semplicemente non vengono fecondati, non aderiscono all'utero, o vengono espulsi dal flusso mestruale. Questo porta a chiederci molte cose sulla natura di
embrione".
Un tema che ha messo d'accordo tutti i congressisti e' stata la clonazione riproduttiva. Tutti concordano nel dire che allo stato attuale, e' una procedura troppo rischiosa, e questi rischi, la renderebbero immorale. Se un giorno sara' possibile renderla sicura, gli esperti ritengono comunque che il suo impatto con la societa' non sara' poi cosi' rilevante.
Nel secondo giorno il tema staminali e clonazione e' stato ampiamente discusso e sviscerato.
Michael Manganiello, vice presidente della
Coalition for the Advancement of Medical Research (CAMR), nel suo discorso ha dichiarato: "Il lavoro che state facendo rischia di essere fermato dal Human Proibiction Act del 2003. Il presidente Bush nel 2001 stabili' che i finanziamenti pubblici erano destinati solo alle 63 linee embrionali disponibili. Poi si e' scoperto che solo 11 di queste sono veramente utilizzabili. Questo non e' abbastanza."
Non e' abbastanza anche perche' le potenzialita' offerte dalle staminali embrionali, sono estremamente maggiori rispetto a quelle delle adulte o cordonali. E' anche per questo motivo che molti ricercatori tendono a spostarsi dal loro luogo di origine. In Gran Bretagna la scienza e' benvenuta, ad esempio, come ha rilevato
Thomas Okarma, amministratore delegato del colosso biotech
Geron Corp.. Il pensiero comune e' che la ricerca spesso viene interrotta per pura speculazione. Gli eticisti, i teologi amano parlare dei rischi di qualcosa che non si conosce, e amano mettere in guardia verso il "potenzialmente pericoloso". Ma come ha notato anche
Lawrence Goldstein, ricercatore dell'Howard Medical Institute, "potrei prendere un martello e sbatterlo sulla testa del mio concittadino, ma nessuno vieterebbe il martello in se'! Se la societa' vuole continuare a criminalizzare legalmente tutto cio' che non vorrebbe, alla fine non ottenerebbe nulla."