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Usa. Libro di Carpenter a sostegno della legalizzazione
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Articolo di Katia Moscano
23 aprile 2003 20:59
 
A New York e' stato presentato il libro "Bad Neighbor Policy: Washington's Futile War on Drugs in Latina America" di Ted Galen Carpenter: una schiacciante accusa su tre decadi di politica, irrealistica e proibizionistica, degli Stati Uniti che ha creato solamente caos in un intero continente.
L'autore e' Vice Presidente della difesa ed esperto di politica estera presso il Cato Institute -un "think tank" di pensiero libertario- con sede a Washington.
Riportiamo alcuni passaggi dal libro, che raccontano bene e nei particolari come la strategia intrapresa dagli Stati Uniti contro la droga si sia rivelata disastrosa.

"Il presidente F.D.Roosevelt ha sostenuto una buona politica di relazioni con i paesi vicini durante la sua presidenza negli anni '30, invece quella condotta da Washington negli ultimi 30 anni e' stata l'opposto".

"Gli ufficiali degli Stati Uniti hanno corrotto e costretto i governi dell'America Latina per cercare di arginare l'esportazione di droghe illegali".

"Il livello di violenza in Colombia mette in pericolo la continuita' di un sistema politico democratico" e " la strategia della "war on drugs" ha portato il Paese in una situazione vicina al collasso".

Il proibizionismo sostenuto da Washington ha avuto effetti negativi in Peru', in Bolivia, in Messico e ora sta minacciando il Brasile e l'Equador e, citando fonti della DEA: "anche se fosse sequestrato il 90% della droga prodotta, il guadagno del commercio illegale sarebbe sempre ingente".

Ricorda l'autore, in una intervista all'agenzia "France Presse", che la "war on drugs" fu iniziata dal Presidente Nixon, in carica dal 1969 al 1974, come crociata moralizzatrice del Paese. Nixon disse a proposito delle droghe: "corrompono la genuinita' della societa'" e volle iniziare una campagna contro quelle sostanze, ma di fatto le ha fatte prosperare. "Le migliaia di persone incriminate per atti, non violenti, legati alla droga e messe in prigione, sono vittime collaterali della politica di Washington", continua nell'intervista: "cosi' come lo sono quelle della violenza dei cartelli della droga e i coltivatori che perdono i raccolti utili per la sussistenza grazie alle fumigazioni degli aerei americani".
Molte delle persone che sono favorevoli al proibizionismo sembra che non chiedano mai se tale strategia funzioni come si suppone debba funzionare. Senza le pressioni degli Stati Uniti si potrebbe avere una varieta' di politiche. Infatti molte nazioni vorrebbero interrompere questo "proibizionismo", ma hanno paura delle rappresaglie degli Usa. Solo la legalizzazione puo' riparare i danni causati dalla lotta alla droga, eliminando cosi' il violento mercato nero e la corruzione (che di ritorno produce narcotici, come un cane che si morde la coda).
Carpenter riconosce anche che ci potrebbero essere degli svantaggi connessi alla legalizzazione, ma i vantaggi sarebbero comunque superiori.
Nel breve periodo, molto probabilmente, ci sarebbero delle variazioni economiche: perche' il reddito si dirigerebbe verso il mercato legale facendo fallire quello illegale, ma questo argomento non potra' fare aumentare il consumo di droga! "Potrebbe esserci un aumento marginale dell'uso, ma non penso" -continua l'autore- "che le persone inizieranno a consumare droga solo perche' sara'divenuta legale. Ci sono molti altri fattori, oltre all'illegalita', che scoraggia la maggioranza delle persone dal consumarla".
Carpenter ha infine ricordato che la politica del Stati Uniti prima del 1914 era diversa, non immune dai problemi, ma certamente inferiori a quelli attuali, proibizionisti. E mediamente era meglio.
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