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Usa. Oregon. Studio: la legalizzazione del suicidio medicalmente assistito non colpisce i piu' deboli
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Articolo di Redazione
8 agosto 2009 0:00
 
Un nuovo studio di due medici dell'Oregon ha rivelato che la grande maggioranza degli oregoniani in fin di vita non e' interessata al suicidio assistito legale o comunque non potrebbe farvi ricorso.
Nel 1997 l'Oregon e' divenuto il primo Stato a legalizzare questa opzione. Dal 1998 al 2007, sono morti circa 296mila oregoniani. Di questi, 99mila sono deceduti a causa delle stesse malattie che avevano causato la morte dei 341 pazienti che si sono tolti la vita legalmente attraverso l'assunzione di farmaci legalmente prescritti.
"E' un numero estremamente piccolo", spiega Katrina Hedberg, epidemiologa e autrice dello studio. "Non e' sorprendente. (Il suicidio medicalmente assistito) richiede una persona con una personalita' spiccata".
Coloro che probabilmente non ricorrerebbero alla legge sul suicidio assistito sono: i molto anziani (ultra 85enni); coloro che stanno morendo per cause diverse dal cancro, Aids e Sla; coloro che hanno un livello di educazione inferiore alla scuola superiore; e coloro che non sono bianchi o asiatici.
Lo studio mostra che l'82% dei suicidi assistiti riguarda persone affette da cancro in fase terminale. I malati di cancro hanno maggiori possibilita' di ricevere una prognosi infausta con un'aspettativa di vita inferiore ai sei mesi, come richiesto dalla legge.
La ricerca e' stata pubblicata sulla rivista scientifica "Journal of Clinical Ethics", insieme ad un articolo di approfondimento sui trend medici e sociali negli ultimi 10 anni in cui la legge e' stata in vigore.
Malattie al cuore causano circa un terzo dei decessi. Ma spesso portano ad un attacco improvviso, come arresto cardiaco o ictus. I pazienti muoiono oppure sopravvivono per un lungo periodo. In casi del genere e' impossibile o irrilevante una prognosi sull'aspettativa di vita.
I pazienti non possono poi usufruire del suicidio medicalmente assistito se sono incapaci di intendere e di volere, o di comunicare le proprie volonta' in materia di trattamenti sanitari. Circa la meta' dei pazienti anziani ultra 85enni e' affetta da qualche forma di demenza.
Solo tre dei 341 pazienti che si sono tolti la vita usufruendo della legge sul suicidio assistito non erano bianchi o asiatici. Due erano latino-americani e uno indiano-americano. Nessun afroamericano ha scelto questa strada.
Perche'? "Credo che dobbiamo essere molto attenti a non suggerire risposte, perche' non ne abbiamo", ha spiegato Susan Tolle, direttore del Center for Ethics in Health Care presso la Oregon Helath & Science University, coautrice dello studio.
La ragione per cui una cosi' elevata percentuale di pazienti che scelgono il suicidio legale e' affetta da cancro e' meno sorprendente, spiega Tolle. Il cancro allo stadio terminale offre maggiori possibilita' di prognosi e difficilmente provoca la morte immediata, al contrario di patologie traumatiche come l'arresto cardiaco o l'ictus.
La legge vieta ai medici di somministrare farmaci letali (la cd. eutanasia attiva). I pazienti devono autosomministrarsi i farmaci ottenuti attraverso una prescrizione medica.
Lo studio segnala anche alcuni trend preoccupanti: aumenta la preoccupazione dei pazienti sulla adeguatezza delle cure palliative; aumenta la preoccupazione di divenire un peso per i propri cari e le strutture sanitarie; diminuisce il numero di pazienti sottoposti a valutazione psichiatrica, cosi' come richiesto dalla legge se uno dei due medici chiamati a valutare la richiesta di suicidio lo richiede.
Lo studio sfata infine l'accusa principale degli oppositori del suicidio legale. Appare del tutto evidente, infatti, che la popolazione piu' vulnerabile, come le persone di colore piu' povere o con un tasso di istruzione piu' basso, non e' spinta a chiedere il suicidio assistito.
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