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 USA - USA - Usa. Proposta di messa al bando dei brevetti su embrioni
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Articolo di Cinzia Colosimo
27 novembre 2003 19:13
 
L'iniziativa di un gruppo di senatori repubblicani di inserire tra le righe di una legge finanziaria una messa al bando della concessione di brevetti sugli embrioni, ha fatto riscoppiare negli Stati Uniti il dibattito politico e filosofico su una questione di base: quando un embrione o un feto, nel suo sviluppo, diventa un essere umano?
La questione, da sempre alla base del dibattito sull'aborto, e' tornata rilevante, ma questa volta nell'ambito del tema della proprieta' intellettuale.
L'adozione da parte del Congresso della legge finanziaria con questa clausola codificherebbe, per la prima volta, una politica nazionale sull'argomento, vietando a scienziati e alle societa' biotech di brevettare le loro manipolazioni delle cellule che costituiscono la primissima fase dello sviluppo umano.
Il U.S. Patent and Trademark Office (USPO), l'ufficio che rilascia i brevetti, ha sempre detto che avrebbe rifiutato di attestare la paternita' di un essere umano: farlo, afferma, sarebbe una violazione del 13.mo emendamento della Costituzione americana, quello che vieta la schiavitu'. Ma lo stesso ufficio dei brevetti e del copyright non ha mai dovuto rispondere alla domanda se la sua politica sugli esseri umani vale anche prima della nascita.
In realta', e' gia' dal 1987 che l'USPTO ha una politica interna che non permette ne' prevede la brevettabilita' degli embrioni umani: la legge non farebbe altro che rafforzare una situazione che gia' esiste.
Ma e' proprio questa legge il nodo piu' spinoso. Per i promotori e' una misura atta a garantire l'inviolabilita' della vita umana; per le industrie biotech, solo un modo piu' subdolo per impedire la ricerca.
Secondo il firmatario della proposta, il repubblicano Dave Weldon (promotore tra l'altro del progetto di legge approvato alla Camera che vieta qualsiasi tipo di clonazione), e' stato redatto un emendamento con l'aiuto di alcuni senatori, che chiarirebbe le intenzioni della legge e i soggetti alla quale si riferisce. L'articolo recita: "Nessuna parte della legge coinvolge direttamente cellule, tessuti, organi od altre componenti del corpo umano che non sono propriamente organismi umani a se' (incluso e non limitato alle cellule staminali, linee di staminali, geni e organi viventi o sintetici)". Sembrerebbe chiaro. Via libera quindi agli scienziati che grazie alle molteplici tecniche a loro disposizione, desiderano manipolare geneticamente parti di esseri umani sia per scopi terapeutici che di ricerca.
Ma la chiarezza si sa, e' un lusso precario. Infatti, lo stesso direttore dell'USPTO, James Rogan, in una lettera spedita a Ted Stevens, presidente di una commissione del Senato, ha spiegato quanto segue: "Questa misura offre una protezione politica inequivocabile. La regola e' rifiutarsi di rilasciare qualsiasi brevetto che contenga riferimenti espliciti a un qualsiasi membro della specie Homo Sapiens in qualsiasi stadio del suo sviluppo".
Come volevasi dimostrare, qualcuno ha nuovamente cambiato le carte in tavola, e con l'arte della dialettica si e' voluto far credere cio' che in realta' non e'. Definire i limiti di questa proposta e' assai difficile, probabilmente sara' possibile farlo nel momento in cui uno scienziato si presentera' all'USPTO e ricevera' un secco "No".
Nel frattempo la Biotechnology Industry Organisation ha gia' protestato contro "questo lessico vago che vorrebbe equiparare qualsiasi prodotto biotecnologico di derivazione umana ad un essere umano". E gli esempi sono moltissimi: un ricercatore decide di modificare il Dna di un animale con un gene umano per indurlo a produrre una determinata proteina. Dove inizia l'uomo? Dove l'animale? E la proteina prodotta cos'è?
Per i ricercatori e' proprio questo il punto: voler delimitare la vita umana dentro parametri sempre piu' stretti e definiti, sta diventando un comportamento anacronistico, che non tiene conto delle capacita' della scienza e tantomeno del buon senso dei ricercatori.
Si scrivono regole, si definiscono nuove unita' di misura, ma alla fine sembra che l'ossessione nascosta sia sempre quella di voler sacralizzare l'embrione umano per non si sa quale finalita' mistico-religiosa.il solito vecchio dilemma sull'aborto che gli Usa non si decidono a superare, ma che al contrario tirano fuori con impressionante puntualita' dandogli ogni volta un nome diverso.
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