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Usa. Ricerca sulle staminali e movimento femminista
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Articolo di R. Alta Charo e Laurie Zoloth
17 settembre 2002 10:44
 
Anche il movimento femminista sembra dividersi quando si parla di ricerca sulle cellule staminali embrionali. Judy Norsigian, autrice di Noi ed il nostro corpo, celeberrima guida alla liberazione sessuale femminile negli anni '70, e' intervenuta nei mesi scorsi per segnalare l'indebita pressione posta sulle donne in eta' fertile dall'enfasi data alle potenzialita' della ricerca sugli embrioni ed alla cosiddetta clonazione terapeutica. Gli ingenti interessi economici in questo settore, creerebbero, secondo la Norsigian, un vero e proprio mercato di ovociti, reificando ancora una volta il corpo femminile. Non tutte pero' sembrano d'accordo. In una lettera, pubblicata lo scorso 5 settembre dal quotidiano Los Angeles Times, R. Alta Charo e Laurie Zoloth espongono le considerazioni che le portano a concludere, diversamente dalla Norsigian, che il movimento femminista debba piuttosto schierarsi a sostegno della ricerca sulle staminali embrionali.

La redazione


Ne riportiamo qui la traduzione:

Mentre stai leggendo questa lettera, una donna sta spingendo la sedia a rotelle di un padre malato di Parkinson, o sta iniettando insulina nella coscia di una figlia malata di diabete, o sta lavando una madre, malata di Alzheimer. Le donne sanno che temi come la salute e la malattia le riguardano da vicino e che difendere la liberta' di proseguire ricerche potenzialmente rivoluzionarie e' tutt'uno con la causa femminista. Un anno fa, il Presidente Bush ha dato il suo consenso, entro limiti molto stretti, al finanziamento federale di progetti di ricerca basati sull'uso di cellule staminali derivate da embrioni di pochi giorni, uno dei settori di ricerca piu' promettenti nella storia della medicina. Nonostante questo, coloro che si oppongono (alla ricerca sugli embrioni n.d.r.) continuano nel tentativo di criminalizzare le ultime scoperte. A costoro si e' unito un piccolo numero di femministe, che chiedono di fermare la ricerca sulla cosiddetta "clonazione terapeutica". Costoro non rappresentano la maggioranza delle donne.

Questo tipo di ricerche non punta semplicemente a trovare un altro modo di riparare gli organi danneggiati. Rimuovi il nucleo di un ovocita donato, sostituiscilo con il nucleo preso da una cellula adulta di un altro individuo affetto da una malattia genetica. Dai uno shock a questo ovocita in modo che cominci a dividersi. In pochi giorni, puoi ottenere cellule staminali geneticamente identiche all'individuo malato e farle diventare in laboratorio un piccolo campione del tessuto o dell'organo malato. Ora puoi cominciare a capire come la mutazione genetica si traduce in malattia e provare dei farmaci per curarla. Nessun altro tipo di ricerca sulle cellule staminali puo' offrire queste possibilita'. Per questo le maggiori organizzazioni femministe, come il National Women's Law Center, la Society for the Advancement of Women's Health e la National Partnership for Women and Families, si sono unite a quanti tra malati, medici, ai teologi, eticisti e scienziati si stanno battendo per impedire che questo tipo di ricerche vengano proibite.

Questi studi richiederanno che le donne donino i loro ovociti. La donazione sara' comunque volontaria e senza rischi, poiche' esistono precise e severe regole federali e meccanismi di controllo indipendenti per evitare sia ogni forma di coercizione sulle donatrici, sia l'uso improprio del materiale donato. Sebbene queste misure possano essere implementate, nessuno puo' ignorare che il sistema di protezione esistente e' stato gia' verificato e funziona. Chiedere di fermare la ricerca in attesa di nuove regole serve solo a favorire la posizione di chi la vorrebbe proibire del tutto. Molte femministe temono che questo tipo di ricerche possa creare le basi per occasionali eccessi, come il tentativo di comprare gli ovociti della "Ivy League" da parte di coppie che praticano la fecondazione assistita. Ma, diversamente che nel campo della fecondazione in vitro, nel caso della ricerca sugli embrioni le regole sono chiare e queste pratiche non sono consentite.

Fermare la ricerca con il pretesto di "proteggere" le donne significa cadere in una vecchia trappola, quella di vedere le donne unicamente come produttrici di uova e non come persone adulte cui si riconosce la capacita' di decidere se donare o meno i propri ovociti alla scienza. Per alcuni la ricerca sulla clonazione va inserita in un piu' vasto dibattito sul tentativo dell'uomo di controllare la natura, come se davvero potessimo confidare nella natura come guida verso una direzione etica. La natura non e' solo raggi di luce brillante, e' anche la crudelta' della malattia. E non tutte le cose "innaturali" son percio' stesso cattive o pericolose. Se cosi' fosse, dovremmo ritornare ai tempi in cui ci veniva detto di diffidare della contraccezione e dell'educazione sessuale perche' ci avrebbero trasformato in donne "innaturali".

Altri ancora temono che questo tipo di studi spalanchino inesorabilmente la porta ai bui eccessi di una societa' eugenetica. Ma la clonazione terapeutica non porta a gravidanze o alla nascita di bambini, e' semplicemente una tecnica da usare in laboratorio. Il movimento per la salute delle donne puo' rivendicare con orgoglio la costante attenzione con cui sollecita il dibattito sui dubbi, gli eccessi e gli eventuali abusi resi possibili dall'innovazione tecnologica e dell'aiuto che presta ad implementare i meccanismi di salvaguardia anche nel caso della clonazione terapeutica. Chiedere uno sviluppo medico e scientifico responsabile non deve pero' essere confuso con l'ostilita' a priori verso ricerche innovative ben regolate, che suscitano nuove speranze di cura. Le femministe devono sapere identificare i propri nemici, che di certo non sono coloro che vestono un camice bianco.
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