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Vaticano. Il Santo Bastone e la Santa Carota
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Articolo di Alessandro Garzi
4 dicembre 2001 16:09
 
Dopo un lungo lavoro di cinque anni, il Pontificio consiglio pastorale per la salute, guidato dal monsignor Javier Lonzano Barragan, ha pubblicato un libro di "oltre duecento pagine", sull'argomento tossicodipendenze, basato su un principio base: la droga fa male.
Il tutto viene dopo una citazione di alcune frasi del Santo Padre che ha chiamato i trafficanti addirittura "mercanti di morte", un modo di dire veramente mai sentito finora che ha terrorizzato i capi di tutti i cartelli del mondo, ed ha definito i tossicomani come "persone in viaggio" alla ricerca di qualcosa (niente battute facili, please).
La Chiesa, ovviamente, si oppone a qualsiasi tipo di tolleranza e di legalizzazione. Questo era chiaro, ma quello che stupisce e' l'innovazione delle ragioni che portano la Chiesa Apostolica Romana a imporre, addirittura, ai cristiani, e a tutti gli Stati: "l'uso della droga -si legge- e' sempre illecito, perche' comporta una rinuncia ingiustificata ed irrazionale a pensare, volere ed agire come persone libere", ed in piu' la Chiesa si scaglia contro la depenalizzazione perche' essa "costituirebbe la porta aperta ad una liberalizzazione totale e non porterebbe altro che alla perpetuazione della tossicomania. Lo Stato non puo' diventare un distributore di droga". A supporto di cio' vengono anche alcune potentissime parole del papa che ha affermato che "la droga non si vince con la droga. La droga e' un male e al male non si ammettono cedimenti". Anatemi e scomuniche a parte, la Chiesa lancia l'allarme sul consumo di droghe, che, nei giovani europei, e' aumentato del 43%.
Certamente, una Chiesa cosi' attenta a queste nuovi comportamenti giovanili, si sara' accorta che l'approccio proposto al problema non differisce molto da quello tenuto da quasi tutti gli Stati mondiali da almeno trent'anni a questa parte, recentemente messo in discussione, oltre che nella solita Olanda dei peccatori, anche in Gran Bretagna, e che forse i "mercanti di morte" e quel 43% di aumento di consumo sono il risultato di questo tipo di approccio.
Ma Santa Romana Chiesa fino ad ora ha scherzato, la parte piu' grave di questo discorso deve ancora venire.
Incredilmente, quando si credeva che il Medioevo fosse ormai stato culturalmente sorpassato da secoli, la Chiesa afferma che "disporre del proprio corpo drogandosi non e' legittimo. La banalizzazione della droga e' la risultante dei movimenti di idee che hanno contribuito a fare della morte, in nome del libero disporre di se' stessi una soluzione ai problemi profondi degli individui come testimonia l'aumento dei suicidi giovanili in certe societa'. Una liberta' assoluta ed irresponsabile, che si fa beffe dei valori fondamentali ed espone la persona a gravi rischi [...] e' una forma di tirannia inaccettabile per l'uomo e per la sua dignita'. Non si puo' rivendicare una legislazione che risponda soltanto al desiderio individuale di liberta', cio' costituirebbe un incentivo a rinchiudersi nell'egoismo e nel rifiuto delle relazioni umane".
Qui il discorso si potrebbe allargare alle molte liberta' "egoiste" di cui puo' godere qualsiasi individuo.
Ci si potrebbe chiedere perche' non si puo' essere liberi di farsi del male.
Per questa eccessiva cultura di liberta', la Chiesa condanna (e qui siamo al classico) "trasmissioni, articoli di giornali e riviste, film, canzoni che incitano al consumo della droga".
Ma, deludendoci, neanche dal Vaticano ci vengono indicate quali canzoni, quali programmi TV, quali giornali incitino al consumo di droghe. Se hanno una funzione cosi' decisiva, vuol dire che se ne parla di continuo. Ma se si accende la TV, la parola "droga" e' bandita, come lo e' sui giornali, come lo e' sulle riviste...
Quindi la Chiesa propende non tanto per una condanna alle politiche di apertura che stanno spuntando in giro per il mondo (e per lo piu' anche nella cattolica Spagna), ma per un vero e proprio ritorno al passato, con pene per chi fa uso di sostanze, o in qualche modo, che nessuno ci spieghera' mai, ne favorisce l'uso in TV, sui giornali eccetera eccetera.
Repressione si', dice la Chiesa, ma la sola repressione non e' sufficiente. Poi viene il solito perdono "se ti comporti bene". Per la Chiesa il tossicomane e' "una persona" (e gia' questo e' un passo avanti) che "ha bisogno di essere curata e guidata socialmente, con la preoccupazione della dignita' della sua persona, di una sua progressiva capacita' di diventare pienamente responsabile dei suoi atti e libero interiormente (ci mancherebbe anche che ci fosse "troppa liberta' interiore"), di una sua formazione come essere integrale che arrivi ad una certa maturita', e del suo inserimento in una rete di relazioni sociali". Allora prima passi dalle patrie galere perche' sei troppo libero e quindi un egoista, e poi arriva il pretino magari molto "giovane" e sorridente che ti abbraccia e ti cura con tanto amore e fa di te un bravo cattolico doc, e ti perdona.
"Perche'", conclude questo incredibile comunicato "se non si recuperano preventivamente (vale a dire venendo presi sonoramente a calci nel culo da un poliziotto) i valori umani e della vita, la Chiesa propone la terapia dell'amore perche' Dio e' amore".
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