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Vertice di Cartagena e depenalizzazione droghe. Nulla di fatto... come previsto
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Articolo di Redazione
16 aprile 2012 8:57
 
Il Presidente di uno dei maggiori Paesi produttori di cocaina, Juan Manuel Santos dalla Colombia, e di uno dei maggiori consumatori di droga, Barack Obama dagli Usa, amici e alleati, non sono d'accordo su un punto: la depenalizzazione delle droghe come via di soluzione contro la violenza del narcotraffico. In un convegno pubblico come quello del VI Vertice delle Americhe, a Cartagena de Indias, Obama ha affermato che “legalizzare le droghe non e' la risposta”, perche' servira' solo a “peggiorare” un problema che oggi sta facendo disseminare di cadaveri il territorio. Santos, invece, considera che la strategia di guerra contro le droghe degli ultimi 40 anni non ha dato risultati soddisfacenti e che sarebbe necessario trovare “alternative piu' efficaci”.
“La mia posizione personale e quella del mio Governo”, ha detto Obama, “e' che la legalizzazione delle droghe non e' la risposta. Se questo accadesse vedremo lo sviluppo di un massivo commercio di droghe che diventera' prevalente in diversi Paesi, senza limiti per le sue operazioni, e questo potrebbe essere molto piu' pericoloso rispetto alla situazione attuale”.
Il Presidente Usa ha ammesso la responsabilita' del proprio Paese nel problema ed ha ritenuto legittimo aprire il dibattito sulla regolamentazione o depenalizzazione degli stupefacenti. “Siamo coscienti della nostra responsabilita' in questo ambito e credo che sia legittimo fare una discussione sulle leggi che sono ora in vigore, se queste causano piu' danni che benefici in alcuni ambiti”, ha detto Obama ricordando che gli Usa hanno investito 30.000 milioni Usd in programmi di prevenzione e trattamento.
Molti dei presenti al vertice hanno letto le parole di Obama nel contesto della sua campagna elettorale per la rielezione a presidente, non escludendo che se sara' rieletto le iniziative a favore della depenalizzazione potrebbero trovare nuova forza.
Santos, che ha evidenziato di essere il presidente di uno dei Paesi che ha maggiormente sofferto la violenza dei cartelli della doga, ha difeso la necessita' di valutare la strategia della guerra lanciata da Washington agli inizi degli anni Settanta durante la presidenza di Richard Nixon. “E' il momento di analizzare se cio' che stiamo facendo in materia di lotta alla droga e' il meglio che possiamo fare oppure individuiamo un'alternativa piu' efficace e meno costosa”, ha detto.
Il merito di aver avviato il dibattito e' del presidente del Guatemala, Otto Pérez. Il suo Paese, come altri in Centroamerica vive un'ondata di violenza legata al narcotraffico. I morti sono numerosi, soprattutto in Honduras, e i cartelli messicani hanno ampliato il raggio delle proprie operazioni nella regione.
In una intervista al quotidiano colombiano El Tiempo, Pérez fa notare che la politica antidroga seguita fino ad oggi non ha funzionato, “i cartelli sono cresciuti, il consumo e' aumentato cosi' come gli omicidi”, e accusa gli Usa di aver boicottato il vertice regionale che aveva convocato in Guatemala lo scorso 24 marzo per affrontare il tema, facendo pressione perche' alcuni Paesi non vi partecipassero. In quell'occasione parteciparono solo Panama e Costa Rica.
La ricerca di una soluzione innovatrice per la lotta al narcotraffico, non era nel programma ufficiale di questa edizione del Vertice delle Americhe, ma è diventato uno di quei risultati immateriali che sono tipici di questo tipo di incontri.
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