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Vietnam. La guerra alla droga, un modo come un altro per reprimere le opposizioni
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Articolo di Massimo Lensi
11 settembre 2002 21:28
 
Il quotidiano vietnamita "Cong An" nel gennaio scorso riportava interessanti dati della campagna antidroga lanciata da Hanoi all'inizio di dicembre. La polizia vietnamita aveva arrestato solo in quel mese 1.844 persone e sequestrato 1,9 chili di eroina, 23,2 di oppio e 3.093 tra dosi e piccole confezioni contenenti droga. Per il "Ministero del Lavoro, degli Invalidi di Guerra e degli Affari Sociali" i tossicodipendenti in Vietnam avevano raggiunto livelli da vero e proprio allarme rosso. Sarebbero, sempre secondo fonti ministeriali, 106.669 i tossicodipendenti ovviamente schedati dalla polizia anti-droga. Nel 2001 sono state 55 le condanne a morte comminate dai tribunali vietnamiti per reati connessi al traffico e al consumo di droga e 59 invece le condanne all'ergastolo, che in molti casi sono esattamente l'equivalente della pena capitale. Ma nonostante la durissima repressione, nella provincia di Nghe An sembrerebbe regnare sovrana la criminalita' connessa al contrabbando e al narcotraffico. E seppur la gia' grave situazione sia stata aggravata dal turismo, sempre secondo le stesse fonti governative viet, le autorita' avrebbero contato 153 reati, 177 arresti ma un volume di sequestri pari a 1,42 chili di oppio, 0,6 chili di eroina e 132 tavolette di droga sintetica. Nel villaggio di Hung Long, che conta appena cinquemila tra uomini, donne e bambini, dall'inizio dell'anno sono state arrestate per droga ben cento persone, tre delle quali condannate a morte. Non occorre essere esperti del settore per capire che il rapporto droga sequestrata e arresti e' decisamente zoppo. A quantita' irrisorie di stupefacenti, per di piu' pubblicamente dichiarate dalle autorita' governative, si e' contrapposto uno sproporzionato numero di persone fermate dalla polizia. Ma andiamo avanti...

Per il giornale della polizia di Hanoi, il "An Ninh Thu Do" sarebbero oltre 14.000 i trafficanti di droga arrestati in Vietnam dall'inizio dell'anno. In sei mesi, si viene a sapere, le forze dell'ordine avrebbero sequestrato 23 chili di eroina, 114 chili di oppio e diverse decine di migliaia di pillole di ecstasy. Nel solo mese di giugno, i servizi antidroga della polizia vietnamita hanno sequestrato quasi due chili di eroina, 3.600 pasticche di ecstasy ed arrestato 1.912 persone in qualche modo coinvolte nel traffico di sostanze stupefacenti. Il Governo del Vietnam ha fatto sapere di recente di avere in programma una spesa di circa cinque milioni di dollari (americani) per rafforzare la lotta alla droga. Il lauto finanziamento, decisamente forte per un Paese come il Vietnam che sicuramente non naviga nell'oro, sara' utilizzato per l'acquisto di nuovi equipaggiamenti, particolari corsi di addestramento e per cani da "sniffo" e sara' messo a disposizione delle forze speciali dell'agenzia antidroga. In Vietnam il traffico di droga e' un reato punito duramente: da gennaio ad oggi sono state confermate in appello sei condanne a morte per altrettanti trafficanti di stupefacenti.

A maggio di quest'anno i primi ministri di Vietnam, Cambogia e Laos, si sono incontrati a Ho Chi Minh City (ex Saigon) per migliorare la reciproca collaborazione in quello che da loro viene definito il "triangolo dello sviluppo". Tra le altre cose si sono scambiati i loro punti di vista per azioni più incisive a vantaggio della sicurezza e dell'ordine pubblico sui loro confini, in modo particolare per la prevenzione del terrorismo, la lotta ai crimini internazionali e al traffico di droghe illegali. Si tratta del secondo incontro del genere. Il primo si era tenuto ad ottobre del 1999 nella capitale del Laos, Vientiane. Ma non e' ancora finita, perche' in Vietnam, come in tutto il mondo, ci sono anche i tossicodipendenti in terapia. Nel giugno di quest'anno centinaia di "ricoverati in forma coatta" sarebbero fuggiti da un centro di riabilitazione nella provincia meridionale di Can Tho, in segno di protesta contro un provvedimento del Governo che vorrebbe obbligarli a due anni di cure. Il centro, che conta 660 pazienti, ha affrontato la seconda rivolta in sette mesi. La maggior parte dei 369 insorti e' stata arrestata. L'ultima evasione e' accaduta nella provincia di Ha Tay, da dove sono scappati 54 detenuti, per la terza volta dal mese di dicembre. In tutto il Paese le fughe negli ultimi mesi sono state centinaia. Al momento si contano 118 mila pazienti forzati. Meglio ripetere: 118 mila persone sotto cure forzate!

Si viene pero' a scoprire che a proprio a causa del traffico clandestino di sostanze stupefacenti, le carceri vietnamite sono piene pure di esponenti delle timidissime opposizioni interne o di semplici persone appartenenti alle tribu' della montagne, il cui territorio e' preda ambita per forme "patriottiche" di colonizzazione. Il traffico di stupefacenti e' per le autorita' vietnamite inserito in quel grande capitolo della lotta al terrorismo, apertosi dopo l'11 settembre. Insomma, grazie involontariamente anche ai progetti di cooperazione internazionale, tecnica e finanziaria ai Paesi cosiddetti ALA (America latina e Asia), come quello in corso da parte dell'Unione europea, con un budget indicativo per il periodo 2002-2006 di ben 162 milioni di Euro per il solo Vietnam (ma ci sono pure i programmi dell'Agenzia Antidroga delle Nazioni Unite), i fondi della cooperazione o della cosiddetta "lotta mondiale alla droga", vengono utilizzati da regimi autoritari come Vietnam, Laos e Birmania (questi ultimi due Paesi appartengono al famoso Triangolo d'Oro della droga), per attuare quella indecente politica repressiva che oggi e' da questi regimi arbitrariamente inserita nell'emergenza terrorismo. Come se non bastasse, ci si e' messa anche l'Agenzia Usa per lo Sviluppo Internazionale che proprio in questi giorni ha firmato un accordo con il Vietnam per 20 milioni di dollari, come sostegno nella lotta all'Aids, nella forma della prevenzione e riduzione del contagio da droghe iniettabili e prostituzione. In altre parole a titolo perduto.

Ma in Vietnam la lotta al terrorismo e' un sinonimo, preciso e puntale, un'ottima scusa potremmo dire, per violare i diritti dell'uomo, per carcerare i tanti dissidenti "terroristi" (quelli politici cosi' come quelli appartenenti alla Chiesa Buddista Unificata, al buddismo theravada o alla Chiesa Cattolica) e centinaia di Hmong, Degar, Sedang, i cosiddetti "montagnards", altrettanto qualificati come terroristi. In parte e' la stessa devastante politica portata avanti dalla Cina popolare nei confronti dei monaci ancora non fuggiti dall'altopiano tibetano, e delle popolazioni uigure del Xinjiang. Ed e' bene far sapere che una buona parte di queste azioni di repressione e' indirettamente finanziata con i soldi del contribuente europeo, con i fondi cioe' della cooperazione internazionale. La completa assenza, o quasi, di controlli sui fondi erogati e la mancanza di trasparenza sulla gestione dei budget da parte del Governo vietnamita, chiude qualsiasi possibilita' di intervento. Altro che "Guerra alla Droga". In Vietnam e' gia' in corso un'indecente seconda "sporca guerra". Interna e sconosciuta, pagata in parte con i soldi del contribuente italiano.
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