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Volete sapere quando morirete? Studio
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Articolo di Redazione
3 marzo 2014 16:16
 
 Uno studio pubblicato il 25 febbraio sulla rivista “PloS Medicine” cerca di farci capire che e' possibile se, essendo curiosi di saperlo, nei prossimi cinque anni moriremo o meno. Il tutto e' partito da una équipe dell'Estonia che ha utilizzato la tecnica della spectostropia magnetica nucleare (RMN) per misurare la concentrazione di un centinaio di bio-marcatori nel sangue invece di utilizzare una serie di diversi test. I campioni su cui implementare la ricerca sono stati presi da 9.842 individui di eta' compresa da 18 a 103 anni. Reclutati tra il 2002 e il 2011 sono stati, quindi, seguiti per diversi anni e alcuni di loro sono morti nel medesimo periodo.
Prima di analizzare i risultati, i biologi si sono soffermati su un fatto di notevole rilievo: un cocktail di soli 4 bio-marcatori (sui 106 testati) era in grado di predire con una certa precisione se alcuni sarebbero morti o meno nei prossimi cinque anni. Grazie ad essi si poteva comporre una sorta di test della morte, un indicatore sulle possibilita' di vita a corto o medio termine. Le persone situate nella zona rossa di questo indicatore rischiavano 19 volte in piu' di morire negli anni successivi che non, invece, le persone situate nella zona meno pericolosa. Gli specifici bio-marcatori erano i seguenti: albumina, orosomucoid, lipoproteine di bassa densita' (che trasportano il colesterolo) e l'acido citrico, che gioca un ruolo centrale nella sintesi dell'ATP, il carburante delle cellule.
Trovando i risultati troppo semplici e troppo belli per essere veri, i ricercatori estoni hanno richiesto una conferma esterna ad alcuni loro colleghi finlandesi, i quali disponevano di altrettante persone per eseguire i test. Come ha spiegato al quotidiano “Telegraph”, il finlandese Markus Perola (Universita' di Helsinki) non era certo di poter riprodurre i risultati dei suoi colleghi ed e' rimasto colpito quando invece ci e' riuscito. Sulla base di 7.503 persone testate, e' stato trovato il medesimo cocktail dei quattro bio-marcatori (che alla fine saranno chiamati “necromarcatori”...). “E' stato un risultato piuttosto straordinario -ha detto Perola. All'inizio non ci credevo tanto. E' stato eclatante che questi bio-marcatori potessero veramente predire la mortalita' indipendentemente da ogni malattia. Si trattava di individui apparentemente in buona salute ma, con sorpresa, questi bio-marcatori mostrano una fragilita' non rilevata e che queste persone ignoravano di avere”.
Il risultato piu' destabilizzante di questo studio va anche oltre: percepire una “fragilita'” sottostante, aver predetto un rischio grave sanitario per queste persone “apparentemente in buona salute” e che non presentavano nessun sintomo di una qualche malattia. Sentire in qualche modo che il loro organismo, il loro metabolismo, era in procinto di andare in tilt, abbandonandoli. Non aver isolato un rischio particolare di sviluppo di una precisa patologia (malattia cardiovascolare, cancro o altro) ma un rischio globale pesante sulla salute.
E' importante quindi non aspettare che il “test della morte” un domani venga offerto da qualcuno. Altre conferme sono necessarie, anche perche' i campioni studiati non sono molto simili: due popolazioni dell'Europa del Nord che avevano in comune, poco o per niente, il medesimo ambiente o il medesimo stile di vita. E' quindi necessario verificare se il risultato e' valido anche per altre etnie, altre abitudini alimentari, altri ambienti. Bisogna anche comprendere cio' che copre questo indicatore e attraverso quali meccanismi mette insieme alcune malattie tra loro molto differenti. Lo studio pone anche una domanda interessante: l'uso di un test simile a fini di depistaggio, permetterebbe di individuare alcune persone il cui organismo rischia di cedere. Ma cosa fare una volta che la questione si pone, se non si e' in grado di identificare cio che, con precisione, sta per cedere? Come dice molto semplicemente Markus Perola, “c'e' una domanda etica. Vogliamo sapere che abbiamo un rischio di morire nel momento in cui sappiamo che non possiamo fare niente per impedirlo?”.

(articolo ricostruito con materiale dei quotidiani Le Monde e Telegraph del 01-03/03/2014)
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