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Aduc – Osservatorio Firenze. Se mi capita il Sindaco a tiro, lo meno?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
30 gennaio 2018 9:51
 
 Si’, mi verrebbe da menarlo, ma e’ ovvio che non lo faro’, soprattutto per rispetto verso me stesso. Ho aspettato che mi sbollisse la rabbia dopo il brutto evento di cui e’ stata vittima mia figlia insieme a me, ma… nulla. Anzi, la rabbia e’ cresciuta e diventata piu’ razionale e, siccome sono un animale politico, dall’istinto violento sono passato a quello civico. Forse, visto che con tutte le buone con cui migliaia di persone hanno cercato di far capire al nostro Sindaco che non puo’ continuare a gestire la citta’ come se fosse il giardino dismesso della casa in Casentino di sua suocera, forse con le cattive -menarlo per l’appunto- si prende paura e fa qualcosa? No. Non lo menero’, non fa parte del mio Dna che, per l’appunto, e’ quello di un animale politico, nel senso aristotelico di teoria e prassi.
Vediamo cosa mi e’ accaduto da farmi cosi’ andare fuori dei gangheri piu’ di quanto gia’ non lo sia abitualmente vivendo nella citta’ di Firenze.
Stamane accompagnando mia figlia a scuola, ognuno sulla sua bici, la ragazza di 11 anni e’ cascata rovinosamente in terra dopo aver preso una buca in via de’ Banchi, tra il Duomo e piazza Santa Maria Novella. Si e’ ammaccata viso e mani con sangue, nonostante portasse guanti e casco. E si tratta di una strada che fa schifo come manto stradale, ma non peggio di altre piu’ disastrose che caratterizzano la citta’ amministrata da Dario Nardella, quello della tramvia.
E siccome il diavolo fa i coperchi senza le pentole, non avendo dietro un kit di pronto soccorso, mi sono guardato in giro, c’era una farmacia, chiusa, ma con distributore automatico di vari oggetti, tra cui salviette. Pacchettino che al super costera’ al massimo 75 centesimi, li’ lo vendevano a 4,30 euro. In tasca ho solo banconote grosse, la piu’ piccola e’ quella da 20 e la macchinetta la accetta; la infilo di corsa con la figlia sanguinante, mi eroga la preziosa merce ma leggo solo in quel momento che la macchinetta eroga al massimo 10 euro di resto e me li da’ tutti in monete da 10, 20 e 50 centesimi, con un bigliettino di credito da farsi poi rimborsare (te l’immagini il turista che torna in via de’ Banchi a farsi rimborsare….). Neanche in Bangladesh mi e’ capitato di trovare ancora macchinette del genere. Con le dorate salviette pulisco la figliola, la porto a piedi all’infermeria della scuola, niente di grave: bernoccoli, ematoma, ferite non piu’ sanguinanti e tanta, tanta paura. Torno alla farmacia (che nel frattempo si e’ aperta) con il mio biglietto di credito e faccio presente -in modo gentile- che il loro marchingegno, anche e soprattutto perche’ di supporto ad un presidio sanitario quale loro sono, in una zona turistica per eccellenza, e’ una vergogna umana ed economica. Non hanno mostrato interesse, se non quello di liberarsi della mia incomoda -pur se discreta e gentile- presenza nella loro boutique facente funzione di farmacia. Uscendo da questa boutique ho notato, solo in quel momento, che all’ingresso del bar accanto c’era un ragazzo senegalese che vendeva la sua paccottiglia, tra cui anche quella che mi sarebbe potuta servire alla bisogna, ovviamente con prezzi da supermercato che se vuoi puoi metterti anche a trattare sul prezzo; una riflessione sulla funzione civica e umana di questi ragazzi che vendono in maniera clandestina, non ho potuto non farla, alla faccia di tutti i razzisti e cultori del bello di farmacie/boutique.
E’ ovvio che mia figlia, prima di riprendere la bici per qualunque spostamento, ci pensera’ cento volte. E questi sono i risultati che, a partire nello specifico di una mia brutta vicenda, ci fanno capire cosa significa, in se’ e in prospettiva, cosa stiamo raccogliendo per aver affidato la citta’ a chi non e’ in grado di farcela vivere.
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