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Aduc – Osservatorio Firenze. Ufficio postale via Centostelle. Innumerevoli ragioni per tenerlo aperto
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Comunicato di Laura Cecchini
3 ottobre 2019 8:29
 
  “Il capolavoro dell'ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo.” (Platone).
E non può essere considerata diversamente la decisione di Poste italiane S.p.A. di chiudere l'Ufficio di Via Centostelle nel quartiere di Campo di Marte, avvenuta senza alcun contraddittorio, in disprezzo del diritto di opinione e consultazione degli utenti, ovvero di quella comunità che del servizio usufruisce.
Ancora increduli, gli abitanti ed esercenti di Via Centostelle hanno deciso di esprimere, a poche ore dall'annuncio, la loro opinione ed affermare, attraverso la sottoscrizione di una petizione, la loro disapprovazione, per esprimere il loro diritto ad un servizio pubblico.

Non si può ignorare, non si può tacere.
Si deve, invece, manifestare apertamente il proprio dissenso, quando una decisione unilaterale investe una collettività, un quartiere, dove ci sono asili, scuole elementari, medie, esercizi commerciali.
Il silenzio nuoce, tanto più laddove una comunità condivide l'esigenza di un servizio, la necessità che continui ad esistere laddove le alternative suggerite da Poste italiane (Via Carnesecchi e Via Del Mezzetta) non hanno una collocazione prossima e, in particolare, non agilmente raggiungibile con il trasporto pubblico.
Ed in ogni caso, a quale prezzo? Al costo di un biglietto dell'autobus che prima non c'era con la possibilità di fruire di un servizio sotto casa.
Ancora il risparmio su un servizio si trasforma in un costo per l'utente.

Stupisce l'assenza di un confronto, trattandosi di un quartiere vivo e vivace, residenziale dove abitano e gravitano famiglie e pensionati e vi sono attività commerciali.
Sorprende che non sia stato preventivamente avviato, in aderenza alla delibera AGCOM (n. 342/2014), un tavolo di dialogo con le Istituzioni locali sulle misure di razionalizzazione, al fine di avviare un confronto sull’impatto degli interventi sulla popolazione interessata e sulla possibile individuazione di soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale.

Il servizio postale deve essere garantito anche a prescindere da considerazioni di mercato, di natura economico finanziaria, proprio perché un servizio pubblico.
Non si può fingere di non sapere e non parlare con le istituzioni locali interessate.

Poste ha l'onere di illustrare rigorosamente i motivi per i quali – e questa non appare l'ipotesi – in caso di chiusura degli uffici, sono, comunque, garantite prestazioni di servizi conformi agli obblighi sanciti a livello europeo e nazionale.

In un passato recente, la Giurisprudenza del Consiglio di Stato si è già espressa sulla illegittimità della chiusura di uffici che si limitino a dare, quale giustificazione, perché di ciò si tratta, solo il mero dato geografico della distanza chilometrica, omettendo di contestualizzarlo con altri fattori quali il bacino di utenza o la composizione della popolazione.

Il criterio della economicità del servizio e quello delle distanze chilometriche non possono essere assunti a priori, con un arbitrario e discutibile automatismo, ma devono essere valutati tenendo conto delle esigenze primarie dell'utenza, della collettività, della necessità di un servizio la cui soppressione comporterebbe una ingiusta compromissione del diritto allo stesso.

Uno slogan di Poste Italiane nel 2015, alla viglia della quotazione in Borsa, recitava “Per Cambiare Basta un'Azione”: sulle stesse parole si sta muovendo, unita, la collettività di Campo di Marte per salvare l'Ufficio postale di Via Centostelle.
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