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ALIMENTI INQUINATI:
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Comunicato 
17 giugno 1999 0:00
 
E' BENE DIFFIDARE. GLI ESEMPI.

Roma, 17 Giugno 1999. Dei polli confezionati, interi o parti, e' possibile conoscere la provenienza, per quelli non confezionati e venduti in porzioni non e' possibile. E' solo un esempio -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- di come si possa aggirare la normativa sulla etichettatura degli alimenti. Solo per il miele, il cacao, il cioccolato e i prodotti ittici confezionati si deve indicare la provenienza, per il resto la legge e' vaga perche' l'obbligo scatta "nel caso in cui la omissione possa indurre in errore l'acquirente", norma che fa acqua da tutte le parti.
La legge impone che sui prodotti venga apposto il marchio del confezionatore, ma l'alimento puo' essere prodotto all'estero e confezionato in Italia. Lo stesso codice a barre indica la residenza del titolare del marchio, che non e' garanzia assoluta della provenienza. Inoltre sulle etichette puo' esserci scritto "prodotto da..." o "distribuito da...", ed e' chiara la differenza, ma anche la prima dizione non garantisce che il prodotto sia fatto con materie prime italiane. La garanzia c'e' solo per i prodotti DOC e per il latte fresco pastorizzato.
Le norme sulla etichettatura alimentare sono di competenza degli organismi comunitari ed il nuovo Parlamento e i Commissari europei hanno di fronte una scelta: tutelare il diritto dei cittadini a conoscere per scegliere o proseguire sulla vecchia strada, in compagnia di
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