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AUDITORIUM: CHE FINE HA FATTO? L'INCOMPIUTA.
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Comunicato 
12 gennaio 2000 0:00
 


Roma, 12 Gennaio 2000. "Basta proroghe. Se entro 17 giorni le imprese non completeranno la sala da 1.200 posti allora il contratto sara' reciso". Cosi' le dichiarazioni dell'Assessore all'urbanistica, Domenico Cecchini, riportate da Il Messaggero il 18 dicembre scorso. Per inciso l'Auditorium e' composto da tre sale di diversa capienza.
17 giorni sono trascorsi -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- e naturalmente la sala da 1200 posti non e' pronta. Il Comune che fa?
La storia dell'Auditorium ha dell'incredibile. Avviato nel 1992, con i fondi della legge per Roma Capitale, doveva essere consegnato nel 1997, poi nel 1998, poi nel 1999, in occasione del Giubileo, con il concerto inaugurale del 25 dicembre. Ora si parla del 2003-2004. Anche la storia della gara di appalto ha dell'inverosimile: attribuito per 139 miliardi con un ribasso d'asta del 22%, dopo un anno la ditta ha chiesto e ottenuto altri 20 miliardi, con un aumento del 14%. Ci sarebbe tutto lo spazio per un intervento della Magistratura, contabile e non, ma non se ne sa nulla. Intanto i cittadini continuano ad aspettare e pagare.
Nel frattempo possiamo suggerire un nome all'Auditorium: l'Incompiuta.



NEGOZI APERTI DI DOMENICA E STUDENTI AL LAVORO
UN PROVVEDIMENTO CONTRO LA SEMPLIFICAZIONE E IL DIRITTO AL LAVORO.
PREANNUNCIATO UN RICORSO ALLA MAGISTRATURA PER LE DISCRIMINAZIONI SULLE ASSUNZIONI PRIVILEGIATE PER GLI STUDENTI.

Firenze, 12 Gennaio 2000. Il protocollo d'intesa tra sindacati e associazioni dei commercianti, con la supervisione e mediazione degli assessorati al commercio di Firenze e di alcuni Comuni dell'area metropolitana, sembra quasi un trattato alchemico con l'obiettivo di depistare i consumatori e creare categorie privilegiate di lavoratori.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Infatti il puzzle delle domeniche in cui i negozi potranno restare aperti, sara' di difficile comprensione da parte dei consumatori: nel protocollo si considera l'area metropolitana in modo disomogeneo, come se ogni Comune fosse a se' stante, ignorando che per gli acquisti, i consumatori, sono molto mobili e non seguono logiche territoriali ma di convenienza delle offerte; a maggior ragione se si considera che la maggiorparte degli acquisti avviene nelle grandi superfici che pubblicizzano i loro vantaggi non con la bacheca aziendale o all'indirizzario dei loro clienti, ma affidandosi agli strumenti di marketing nella comunicazione globale. Il consumatore, percio' non sapra' se quella specifica domenica il negozio che gli interessa sara' aperto o meno, tranne trasformandosi in un segugio telefonico, districandosi tra i confini territoriali dei Comuni.
Non era piu' semplice consentire che tutti fossero aperti tutte le domeniche? Le cose semplici, e per questo piu' facilmente fruibili, evidentemente non fanno parte del bagaglio di esperienze delle associazioni dei commercianti e di amministratori che, non appagati da svolgere la funzione di far rispettare e garantire il diritto dei commercianti e dei consumatori,  devono essere sempre al centro per il loro potere di concessione in deroga.
Dall'altra parte, ignorando che oggi le forme di lavoro part-time e saltuarie sono quelle che piu' si affermano e che vengono scelte dai lavoratori, si inventano la categoria degli studenti che -a loro avviso- sarebbero liberi di sabato e domenica (ma questi signori, hanno mai fatto gli studenti?) e che, per questo, avrebbero piu' diritti che non altri di lavorare in questi esercizi commerciali aperti di domenica. Ma non eravamo tutti uguali di fronte alla legge, e negli stessi concorsi pubblici -per esempio- non erano state eliminate le discriminazioni fra aspiranti se non rispetto alle qualifiche professionali specifiche che potrebbero essere richieste? E' forse una qualifica professionale la condizione di studente? O, come invece credono gli estensori dell'accordo, una categoria particolarmente demunita rispetto al mondo del lavoro?
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