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Comunicato 
1 febbraio 2001 0:00
 
FEBBRAIO 2001


MUTUI IMMOBILIARI: LO SFASCIO DEL SENATO
COME CON UN SOL VOTO DISTRUGGERE CERTEZZA DEL DIRITTO, MERCATO E LIBERTA' DI SCELTA

Firenze, 1 febbraio 2001. Il Senato ha approvato il disegno di legge governativo per la rinegoziazione dei mutui immobiliari.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Purtroppo si sta verificando quanto avevamo previsto, quando, contrari al fatto che Governo e Parlamento dovessero occuparsi della questione in questi termini (invece che rimettere mano alla legge sull'usura, alle politiche di concessione del credito e alla liberalizzazione di questo mercato colpendo i cartelli delle banche), dicevamo che l'emergenza avrebbe generato mostri giuridici e distruzione del mercato.
Con l'applicabilita' di questa legge a tutti i mutui (inclusi quelli stipulati dopo l'entrata in vigore della legge sull'usura, il '97) e' stata sancita la non straordinarieta' del provvedimento e praticamente abolito il tasso fisso: un apparente vantaggio che, pero', col tempo indurra' giustamente le banche a peggiorare le condizioni contrattuali di questo credito, se non a farlo sparire del tutto a esclusivo vantaggio di quello a tasso variabile. L'aver escluso qualunque forma di contrattazione tra le parti, porta anche ad un appiattimento e immobilismo del mercato, su cui gli unici ad avvantaggiarsi saranno gli istituti bancari, che si modelleranno e accorderanno alla bisogna per le loro future offerte, tutte uniche e uguali, senza cercare il risparmiatore facendosi concorrenza l'una con l'altra anche e soprattutto rispetto ai costi. Il legislatore sarebbe potuto intervenire per favorire queste offerte e impedire gli accordi di cartello, ma ha preferito appiattire ad un livello medio/alto, con, per l'appunto, un momentaneo ed apparente vantaggio.
Questo per la distruzione del mercato.
Il mostro giuridico, invece, lo troviamo nella differenza dei tassi applicati, considerando se il mutuatario sia un'impresa o meno, e la quantita' di capitale investito su case non di lusso. Ci ricorda molto la filosofia dell'Iva sugli oggetti che venivano considerati di lusso, quando si penalizzava chi spendeva di piu'. Una filosofia uscita dalla porta e che si fa rientrare dalla finestra. Che e' quello che succede con il tasso all'11,46% per i mutui accesi da un'impresa rispetto al 9,96% delle "famiglie", che diventa 8% se e' relativo ad un importo entro 150 milioni per le categorie catastali A1, A8 e A9: anche qui si penalizza chi investe di piu'; invece di esser contenti che il mercato sia piu' mobile grazie ad una maggiore circolazione di denaro, lo si scoraggia con un costo maggiore del denaro. E considerato che tutto questo e' nell'alveo dell'obbligatorieta', va da se' che, invece di questo investimento immobiliare, si preferira', sempre restando nel settore, farlo all'estero. La scelta del Senato e' frutto di una mentalita' che non considera l'acquisto di una casa come un investimento, ma, nella logica dell'equo canone di gloriosa memoria, come necessaria e unica alternativa al mercato degli affitti che non c'e', e che, con queste prospettive, difficilmente decollera' e diventera' interessante.
Questo e' quanto ci spetta, grazie ad una sentenza di Cassazione che ha sollevato un giusto problema, ma che non ha considerato che dall'altra parte non c'era un legislatore che ne cogliesse l'occasione, ma solo un rammendatore di toppe e alcune associazioni di consumatori che preferiscono avere affiliati sudditi e garantiti piuttosto che norme e leggi che consentano a tutti i consumatori (soprattutto quelli di domani) di avere liberta' di scelta, e certezza del diritto; specialmente quest'ultima, perche' chi esclude che il privilegio oggi sancito per legge ad un gruppo di mutuatari, non possa domani essere riconosciuto per le banche? Il principio giuridico passato in Senato lo giustificherebbe ampiamente.
Ora la legge va alla Camera: auspichiamo che gli onorevoli -almeno quelli che dichiarano che e' dal mercato che puo' nascere ricchezza e liberta'- abbiano un afflato di dignita' verso chi li ascolta.
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