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BISTECCA ALLA FIORENTINA
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Comunicato 
31 gennaio 2001 0:00
 


TANTA BURIANA PER COSA? PERCHE' AL PAGATORE SI STA SOSTITUENDO IL CONSUMATORE?

Firenze 31 Gennaio 2001. A leggere ed ascoltare le cronache sulla mucca pazza e sui suoi riflessi sulla bistecca alla fiorentina, con tanto di amministratori che si fanno riprendere in questo o quell'altro ristorante, le minacce di clandestinita' di questo o quell'altro personaggio, ci vengono dei dubbi.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Non avevamo mai visto tanta carne viva in vetrina, con tanto di Sindaco di Firenze che, con ghigno da macellaio (senza offendere la categoria) si fa riprendere con in mano un bisteccone con l'osso di quelli che come minimo, al supermercato, costera' 50 mila lire.
Quest'immagine dell'Italia, e della Toscana soprattutto, dove tutto il popolo piange per il destino della sua bistecca fiorentina piatto tipico, proprio non ci convince. Non tanto per la bistecca in se' e per il fatto che comunque sia un piatto tipico, ma per la mistificazione che si sta facendo ad esclusivo vantaggio di tre categoria (allevatori, macellai e ristoratori) e contro i consumatori che, nella stragrande maggioranza mangiano la bistecca alla fiorentina molto di rado.
Infatti la bistecca alla fiorentina, come si dice a Firenze, costa "un fracco di sordi", al ristorante quanto dal macellaio, e sulle tavole delle famiglie e' un piatto raro, da grandi occasioni, anche per la sua notevole capacita' nutritiva a cui, quotidianamente, sono in pochi ad assoggettarsi.
Certamente il turista medio-alto che va in Toscana e' tentato dal gustarla, ma visti i costi alti nei ristoranti, attrae per l'appunto un numero limitato degli stessi: quanti sono coloro che in un ristorante sono disposti a spendere cifre intorno alle 100 mila lire a testa (perche' e' questa l'entita' media di denaro di cui si sta parlando per un pranzo e/o cena decente con vino, contorni, pastasciutta, etc..).
Quindi, tutta questa buriana su una bistecca che probabilmente potra' continuare ad essere venduta e consumata senza l'osso, ci sembra piu' che altro una grossa montatura ad arte da parte di chi -anche ingiustamente in alcuni casi- avendo messo al primo posto il pagatore piuttosto che il consumatore, sta pagando il prezzo dell'approssimazione e della faciloneria, e si appresta a farselo pagare dalla comunita' tutta attraverso le elargizioni risarcitorie dello Stato.
Per fortuna, grazie anche a questa vicenda della mucca pazza, il ruolo del pagatore sta passando in secondo piano rispetto a quello del consumatore: un soggetto attivo, consapevole dei suoi diritti di fruitore finale di un ciclo produttivo e commerciale, e quindi potenzialmente condizionatore degli stessi.
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