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CHE FINE HA FATTO IL SOGGIORNO NATALIZIO A MALPENSA?
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Comunicato 
5 febbraio 2001 0:00
 


LA SEA STA CERCANDO DI SCARICARE LE COLPE SU VETTORI AEREI E TOUR OPERATOR. L'ADUC DA' UN ULTIMATUM PUBBLICO DI 15 GIORNI ENTRO CUI COMUNICARE L'AVVIO DI PRATICHE DI RIMBORSO, ALTRIMENTI ENTRERA' DIRETTAMENTE IN CAUSA COME PARTE CIVILE LESA: LA SEA STA CERCANDO DI CALPESTARE IL DIRITTO DEI CONSUMATORI A PORTARE A COMPIMENTO UN CONTRATTO. Firenze, 5 febbraio 2001. Ha dominato l'informazione nei giorni di Natale, Santo Stefano e successivi, ma poi e' caduto nell'oblio. Stiamo parlando del soggiorno obbligato che la Sea -gestore dell'aeroporto di Malpensa- ha regalato a migliaia di viaggiatori che, per la sua l'incapacita' di gestire o chiudere un aeroporto sotto la "tormenta" di 20 centimetri di neve, si sono rovinati le vacanze.
L'Aduc -forse per quel suo "vizio" di essere sempre sull'allerta anche il 25 dicembre e il 15 agosto- si e' prontamente messa a disposizione dei malcapitati, con uno specifico settore sul proprio sito Internet , dove, tra le varie lettere di comunicazione dei vari disagi, e' stato predisposto un modulo per inoltrare la richiesta di rimborso alla Sea, quantizzata in 50 mila lire ogni ora persa, piu' le spese sostenute (documentate) in questo soggiorno.
Un servizio che e' stato usufruito da 365 viaggiatori, il 73% (267 in valore assoluto) dei quali aveva solo un volo aereo, mentre il restante 27% (98 viaggiatori in valore assoluto) aveva un pacchetto turistico. Tutte persone che hanno spedito una raccomandata A/R alla Sea per chiedere questo rimborso e, se nel caso, al tour operator per chiedere il rimborso del pacchetto non usufruito (in quest'ultimo caso, se il rimborso non fosse stato parziale, abbiamo consigliato di chiederne la differenza alla Sea, come danno per il suo disservizio).
I primi nodi stanno venendo al pettine -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- perche' a fronte di tour operator che si comportano in modo difforme (anche perche' bisogna verificare caso per caso quali sono i servizi non usufruiti dai viaggiatori su cui, loro stessi, hanno pagato delle penali; non solo, ma c'e' anche un loro lavoro che non puo' non produrre utili, perche' la colpa del danno non e' loro ma della Sea), e di compagnie aeree che fanno altrettanto, la Sea sta cercando di scaricare tutto su vettori aerei e tour operator. Infatti nelle risposte che vengono inviate, la Sea dice di rivolgersi agli organizzatori del viaggio, senza piu' precise indicazioni e, soprattutto, senza i tempi entro cui risolvere la questione.
Noi sappiamo che la Sea di oggi e' la stessa che ha provocato il soggiorno obbligato di Natale, perche' chi la presiedeva e l'amministrava e' sempre la stessa persona, Giorgio Fossa, riconfermato in carica anche dal proprietario pubblico dell'aeroporto, il Comune e la Provincia di Milano, e percio' non ci aspettavamo grandi cose: siamo abituati a pensare a responsabili che pagano per i loro danni, e non, come si vorrebbe fare in questo caso, a danneggiati (che sono anche i contribuenti di quei soldi pubblici con cui Comune e provincia di Milano detengono il pacchetto azionario della Sea) che pagano per i danni che hanno subito, ma nello stesso sappiamo che la gestione economica pubblica (travestita da privata) e' un bluff soprattutto per i consumatori/sudditi. Ne abbiamo avuto conferma dalla pachidermica e arrogante risposta: roba da boiardi di Stato.
Ma e' ovvio che non ci fermiamo qui. Percio' lanciamo un invito pubblico alla Sea a darsi una scadenza di 15 giorni entro cui far partire le offerte di rimborso, dopodiche' saremo noi stessi, come associazione a costituirci parte civile in causa e, nelle singole cause che i viaggiatori avvieranno, faremo sentire la nostra presenza come parte lesa dal tentativo della Sea di impedire il diritto dei consumatori a portare a compimento un contratto. Non e' una minaccia, ma una necessita' civica ed economica, in cui e' giusto che paghi chi ha sbagliato, per le tasche dei consumatori e per il buon diritto.
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