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CONFERENZA ONU SULLE DONNE
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Comunicato 
12 giugno 2000 0:00
 


GRAZIE AL VATICANO E AGLI STATI ISLAMICI CONTINUA IL BLOCCO NEI CONFRONTI DI ABORTO E CONTRACCEZIONE.
L'IMPORTANZA DELLA PETIZIONE ALL'ONU PERCHE' IL VATICANO NON SIA PIU' AL RANGO DI UNO STATO MA UNA ONG, AL PARI DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI RELIGIOSE.

Firenze, 12 Giugno 2000. Si e' conclusa sabato 10 giugno a New York la conferenza Onu sulle donne, con 8 mila rappresentanti di 180 Paesi e 2 mila ONG (Organizzazioni non governative). La dichiarazione finale rimanda sostanzialmente a cio' che era stato detto cinque anni fa a Pechino. E rimangono bloccate le dichiarazioni sulla necessita' di ampliare il ricorso all'aborto e alla contraccezione, grazie all'opposizione di Paesi come lo Stato del Vaticano, Iran, Sudan, e altri: un fronte che vede insieme la Chiesa Cattolica Romana e Paesi i cui Governi sono diretta espressione della religione islamica.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' un blocco che ogni anno semina vittime. Sono 600 mila le donne che muoiono durante la gravidanza o per complicazioni durante il parto. E sono quasi 6 milioni le persone che divengono sieropositive all'Hiv, e 2,5 milioni quelle che muoiono per Aids. Tutte conseguenze dell'assenza di campagne demografiche in cui ci sia anche la possibilita' di ricorrere all'aborto e al preservativo.
E gia' alcune settimane che abbiamo rilanciato in Italia una campagna dell'associazione "Catholic for a free choice" perche' all'Onu il Vaticano non sia piu' riconosciuto come uno Stato ma come una Ong, al pari di tutte le rappresentanze alle Nazioni Unite delle altre religioni.
Con una petizione presente sul nostro sito in Internet (vi si accede attraverso questa pagina clicca qui ), stiamo raccogliendo le firme da inviare al segretario generale Annan, perche' cessi questo condizionamento della Chiesa Romana, il cui voto e' al pari degli Usa, della Gran Bretagna o dell'Italia.
Quello che e' successo sabato scorso a New York e' la conferma dell'importanza di questa campagna, che non e' contro alcuna religione o Stato, ma solo perche' ad ognuno sia riconosciuto il suo ruolo nell'ambito del piu' importante -anche se con poteri ancora troppo limitati- consesso internazionale che abbiamo.
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