testata ADUC
CONSUMATORI E INFORMAZIONE MUCCA PAZZA
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
17 gennaio 2001 0:00
 


UN BAILLAME DI INCERTEZZE E CONFUSIONE CHE COINVOLGE ISTITUZIONI, PRODUTTORI E ASSOCIAZIONI DI CONSUMATORI.
VE L'IMMAGINATE UN CONSUMATORE CHE DOVESSE SEGUIRE CONSIGLI CHE VALGONO UNA GIORNATA PERCHE' SONO SUBITO SMENTITI DAI FATTI? O UN CONSUMATORE AL SUPERMERCATO CON L'ELENCO DI QUALE PEZZO E' SALUBRE E QUALE NON LO E'?
UNA SOLA CERTEZZA. ASTENERSI DAL MANGIARE CARNE BOVINA O CARNE IN ASSOLUTO!

Firenze, 17 gennaio 2001. C'e' voluta mucca pazza per scoprire l'importanza dell'informazione ai consumatori. Meglio tardi che mai? Di solito e' cosi', ma non e' il nostro caso, perche' l'informazione si e' scatenata senza punti di riferimento, senza certezze, ma solo con la buona volonta' e le necessita' economico-commerciali.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Infatti, alla base dei consigli che tutti ci mettono a disposizione, mancano le certezze, soprattutto quella che e' solo poco piu' di 15 giorni che sono cominciate le analisi e che, i vari messaggi di esagerazione e ridimensionamento, non hanno assolutamente senso. Quindi sentire il presidente Giuliano Amato che da Pechino ci rassicura, leggere i paginoni di questo o quell'altro gruppo di aziende del settore che, goffamente, cercano di rassicurarci, o i consigli di questa o quell'altra associazione di consumatori o produttori che fa l'elenco dettagliato delle carni A, B, C e via con tutto l'alfabeto, che dovrebbero essere sicure, non solo non aiuta, ma complica.
E' tutto aleatorio. Un minimo di aleatorieta' avrebbe potuta essere evitata se sulle etichette, per esempio, fosse indicato il Paese di nascita dei bovini, ma, non solo la legge non lo prevede, ma visto l'evolversi della situazione in Italia e in Europa, c'e' qualcuno che se la sentirebbe di dire che se ci fosse l'indicazione di un bovino tutto italiano, lo stesso sarebbe a minor rischio rispetto ad uno britannico o tedesco?
Non solo, ma alla mancanza di certezze, non si puo' escludere neanche il dolo, per esempio, nell'aver nascosto alcune morti umane, spacciandole come causa del presupposto non-correlato morbo di Creutzfeldt-Jakob. E' solo un ipotesi, per carita', ma in questo baillame di tutti che smentiscono e rassicurano, e il giorno dopo succede il perfetto contrario, ci sono certezze? Forse quella del signor Cremonini che in tv fa lo show davanti alla carcassa del bovino n.103 malato di mucca pazza, e che ci dice che lui, quella carne, se la mangerebbe li' per li' tant'e' convinto della sua salubrita'?
E cosa dovrebbe fare il consumatore in questo contesto? Seguire i consigli? Andare in giro per supermercati e negozi con un taccuino di ritagli di giornali per identificare la salubrita' o meno di cio' che sta per acquistare, soffermandosi su questa o quell'altra etichetta (pur sempre incompleta!) e confrontandola con quanto pubblicato dall'associazione pinco di consumatori, quanto piuttosto quella di allevatori pallo o del solerte quotidiano o periodico o magari con la cassetta registrata di cio' che ha sentito in televisione? Qualcuno ce lo vede questo signor consumatore in giro tra i banchi frigoriferi del supermercato? Crediamo di no! Intanto si continua a parlarsi addosso, in una sorta di gara per essere primi in rassicurazioni sminuenti il pericolo o primi in consigli.
Per cui mai come in questo momento vale il "fai da te", che, viste le incertezze e la confusione, significa essenzialmente non mangiare carne e prodotti di origine bovina. Schiere di nutrizionisti cercano di convincerci del contrario, per l'essenzialita' di certe sostanze al nostro organismo: tutte balle, certificate da miliardi di persone che nel mondo vivono senza aver mai mangiato carne bovina o carne in assoluto, a maggior ragione in una societa' come la nostra, dove l'informazione sulle alternative (blande o radicali che siano: anche questione di etica individuale e di gusto oltreche' sicurezza) non mancano.
Pubblicato in:
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS