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CONTROLLO DI INTERNET
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Comunicato 
11 agosto 2000 0:00
 


LA GIUSTIZIA FRANCESE CONTINUA IMPERTERRITA NEL TENTARE L'IMPOSSIBILE: BLOCCARE INTERNET, E BUTTANDO NELL'ILLEGALITA' CIO' CHE INVECE E' MOLTO MEGLIO CHE SIA ALLA LUCE DEL SOLE, PROPRIO PER ESSERE MEGLIO CONTROLLATO

Firenze, 11 Agosto 2000. Si e' tenuta questa mattina una nuova udienza del "Tribunal de grande istance" di Parigi, che gia' lo scorso 22 maggio aveva imposto all'Internet Provider americano Yahoo.com di oscurare l'accesso dei navigatori francesi ad alcuni siti ospitati dal suo server che vendono gadget nazisti.
L'udienza di oggi era molto attesa, perche' Yahoo non aveva ottemperato all'ordine del tribunale parigino, ma oggi non si e' nuovamente sentenziato, ma si e' provveduto a nominare dei nuovi esperti tecnici che impongano l'oscuramento dell'accesso, rinviando ad una nuova udienza il prossimo novembre.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E' molto interessante questa disputa, perche' alla fine c'e' solo una sentenza che potra' essere scritta: il flop della giustizia tradizionale, riferita ad una nazione e ad un territorio, di fronte al piu' popolare e piu' lanciato mezzo di comunicazione del mondo, Internet.
Certamente sul server di Yahoo -che e' negli Usa, dove cio' che il provider americano fa e' legale- si puo' inibire l'accesso a quei domini che finiscono con XXX.fr, ma chi ci dice che tutti coloro che hanno una firma con questo dominio sono soggetti alla legge francese? Forse un cittadino italiano non potrebbe essere abbonato ad un provider con quel dominio? E perche' a questo italiano bisognerebbe chiedergli di rispettare la legge francese, pur non essendo sul territorio francese e collegandosi ad un server negli Usa? Non solo, ma saranno milioni i cittadini francesi che avranno firme di posta elettronica con domini in cui non compare xxx.fr, e saranno del tipo xxx.com, xxx.org, xxx.net, etc …: secondo la sentenza parigina dovrebbe essere inibito l'accesso anche a questi domini (che possono essere indirizzi di posta elettronica di qualunque parte del mondo), oppure i francesi previdenti che non hanno una firma col dominio xxx.fr devono ritenersi extra-legis?
E' evidente che non c'e' possibilita' di applicazione per questa ridicola sentenza, che pretende di applicare il suo potere territoriale a cio' che e' la negazione della territorialita', e che per farlo non sappiamo di quanti altri reati si potrebbe macchiare contro coloro che, loro malgrado, fossero inibiti dall'accesso a questo server.
La sentenza fa effetto, perche' riguarda l'inibizione dell'accesso a siti che vendono gadget nazisti, che evocano storie e situazioni tutt'altro che amate, e non solo dai francesi. Ma questo effetto non ci deve distrarre, perche' -come ben ci aiuta la legge Usa- la liberta' di espressione e di commercio e' superiore anche a queste cose, e anche perche' se non ci fosse questa liberta', gli amanti di questi oggetti avrebbero un loro mercato parallelo ed illegale, e, non solo non sarebbero sotto il controllo dell'autorita', ma, per vivere, non avrebbero altra possibilita' che non l'organizzazione a delinquere.
Su questo il diritto Usa ci aiuta molto, e non a caso le due scuole di approccio ad Internet, vedono da un lato gli Usa (autoregolamentazione) e dall'altra gli europei (intervento dello Stato nazionale), che pero' porta a questa emerita figuraccia che sta facendo la giustizia francese.
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