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Coronavirus e rimborso viaggi. Caos normativo, agenzie e organizzatori che ne approfittano
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Comunicato di Vincenzo Donvito
28 marzo 2020 15:11
 
  Per il rimborso dei viaggi, pagati in toto o in parte, vige caos. E questo grazie alle norme emergenziali in vigore che lo hanno alimentato e a buona parte degli organizzatori che ne approfittano.
Le norme dicono in parte il contrario di quello che stabilisce il codice del consumo e, più in generale, il codice civile, cioè che se non si usufruisce di un servizio per forza maggiore, questo servizio debba essere rimborsato.

Il legislatore emergenziale ha ritenuto opportuno tutelare in parte gli organizzatori di viaggio, stabilendo che siano loro a decidere se erogare rimborso in denaro o tramite un voucher di uguale importo da utilizzare entro un anno. Ma questo (sempre la legge emergenziale) solo nel caso in cui a recedere dal viaggio sia lo stesso viaggiatore. Mentre nulla viene detto nel caso in cui ad annullare il servizio sia l’organizzatore, per cui valgono le norme “tradizionali”, ed è quindi il viaggiatore a scegliere se essere rimborsato con denaro o voucher.

Cosa sta succedendo? Con rare eccezioni, gli organizzatori, sempre citando a sproposito le norme emergenziali, offrono solo il voucher. Sia in presenza di recesso da parte del viaggiatore (su cui potrebbero anche essere confortati dalla legge) che di annullamento del viaggio da parte loro (su cui violano la legge).

In questo contesto c’è di tutto. Armatori di crociere, compagnie aeree, albergatori, tour operator, fino ad agenzie di viaggio che arbitrariamente trattengono anche le loro commissioni per viaggi che non vengono effettuati (1).

Per capire meglio quanto accade, si pensi che non si tratta solo di viaggi che dovevano essere effettuati in questo periodo in cui siamo obbligati a restare a casa, ma anche di viaggi oltre quella che, per ora, è la data limite della ristretta mobilità, 3 aprile. Quasi tutti gli organizzatori hanno deciso di bloccare i loro sevizi anche ben oltre il 3 aprile (quindi per molti viaggi di primavera che i consumatori previdenti avevano prenotato con anticipo e, comunque, prima di questa situazione)… ed essendo loro ad averli cancellati, spetta al viaggiatore la decisione di un rimborso in soldi o voucher. Ma tutti gli organizzatori, invece, offrono solo voucher.

Ultima nota non secondaria. Quando si prenota un viaggio e si sceglie una data, spesso lo si fa dopo aver organizzato la propria vita in previsione; ritrovarsi con un voucher da utilizzare entro un anno è altamente probabile che non verrà utilizzato, perché non sussisteranno più le condizioni di andare in vacanza come per il periodo per cui si era prenotato in precedenza. A questo, infine, si aggiunga il fatto che anche i viaggiatori, al pari di chiunque altro che sarà investito dai risvolti economici della situazione emergenziale in atto, per i prossimi mesi e anni non si capisce perché debbano essere costretti a farsi un viaggio quando invece quei soldi è molto probabile che gli serviranno per bisogni che loro ritiengono più importati del viaggio/vacanza.

In conclusione. Allo stato dei fatti sembra proprio che il governo abbia scelto di far pagare ai viaggiatori i danni che l’attuale situazione provoca al settore del turismo. Un metodo incivile da parte dello Stato. Una inciviltà che, ovviamente, contagia e legittima le organizzazioni turistiche a fare altrettanto stracciando le norme emergenziali anche in quelle parti che continuano a tutelare i diritti dei viaggiatori.

La norma di riferimento è il Dl 9/2020 dello scorso 2 Marzo. Dovrà essere convertita in legge entro 60 giorni. Il legislatore può rimediare in modo che tutti siano uguali davanti all’emergenza e non, come nel nostro caso, ci siano quelli di serie A e quelli di serie Z.

NOTA
1 - Ampia documentazione in merito nelle lettere che giungono ad Aduc e che pubblichiamo nello specifico canale del nostro web dedicato all’emergenza coronavirus
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