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Il decollo di ITA. Soldi pubblici al vento?
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Comunicato di Redazione
3 ottobre 2021 14:43
 
 Il 15 ottobre dovrebbero volare gli aerei di ITA, la nostra nuova compagnia di bandiera che dovrebbe prendere il posto di Alitalia. Le premesse e i primi passi sono una tragedia:
- capitale pubblico in epoca di liberalizzazioni e concorrenza;
- nonostante i tentativi di differenziazioni, è erede di Alitalia, con tutto quello che comporta come rotte e come nomea;
- la Commissione Ue ha concesso molto pur nella filosofia di non-continuità e, per esempio, non l’uso del marchio. Questo ha portato ad una farsa da operetta di quarto livello. Il marchio è stato messo all’asta con un importo altissimo (290 milioni), asta deserta e offerta molto al ribasso di Ita. Tutto normale se non fosse che il proprietario del marchio e la proposta fossero ad opera dello stesso soggetto, lo Stato italiano, cioè il contribuente;
- forse ITA rimarrà nella storia per avere avuto i propri dipendenti in sciopero prima che cominciasse la propria attività;
- è partita la pubblicità milionaria. Sul Corsera dell’altro giorno, senza che fosse citato il nome ITA ma con un QR code che dovrebbe portare alle loro pagine Internet, è comparsa un pagina intera con la scritta “C’è qualcosa di nuovo nell’aria – Flying soon”. Ci sono cadute le braccia per la banalità e al pensiero di chissà quanto è stato pagato il creativo che ha studiato questa immagine. Abbiamo pensato… forse è di quelle pubblicità che ti dovrebbe creare aspettativa e quindi nei prossimi giorni… niente, non abbiamo visto altro.
- girano notizie di preoccupazioni dell’amministrazione di Ita per le scarse prenotazioni pervenute a meno di due settimana dall’esordio. Siamo andati sul sito Itaspa.com per vedere come funziona… un disastro: non ci si muove, errori continui alle ricerche, pagine diverse da quelle cliccate… chissà come hanno prenotato quei pochi che lo hanno fatto... speriamo si tratti di un problema temporaneo di aggiustamento del loro sistema.

Tutto questo lo abbiamo riportato, ed abbiamo fatto le prove, per un solo motivo: sono soldi di noi contribuenti e vorremmo sapere come vengono spesi. Non solo, ma anche i soldi di noi italiani e, visto che dovrebbe essere la compagnia di bandiera, ci teniamo anche noi alla nostra faccia, onde evitare di farci ridere dietro.

Domanda finale: perché tutto questo? Non è che il nostro Paese, quando si tratti di aziende di Stato, sia sinonimo di tragedie. Certo, per essere azienda di Stato è sinonimo di vetusta economica con prospettive negative, ma qualcosa di eccellente, dal punto di vista pratico e tecnico, funziona.
 
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