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IL DIRITTO DI NON-CACCIA E'
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Comunicato 
10 settembre 1999 0:00
 
INELUTTABILE
L'ADUC, FORTE DI UNA SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, INVITA A FARLO VALERE QUANDO NON VIENE RISPETTATO.

Firenze, 10 Settembre 1999. In questi giorni di apertura della caccia, ci sono molte pubblicita' e articoli che piu' o meno cercano di sponsorizzare questa pratica, mentre le amministrazioni divulgano i vari regolamenti. Al centro di questo attivismo c'e' sempre il diritto di caccia e, di conseguenza, dei cacciatori a praticare quello che chiamano sport.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ma nelle campagne, oltre ai cacciatori, ci sono anche persone che non vogliono essere coinvolte in questa attivita', e che hanno il diritto alla non-caccia, ineluttabile quanto l'altro. Ma questo diritto viene costantemente calpestato da leggi che riconoscono privilegi ai cacciatori rispetto ai non-cacciatori. Stiamo parlando del diritto a transitare armati nelle proprieta' altrui che non siano recintate da una barriera di almeno due metri di altezza.
Oggi ci sono gli strumenti per opporsi a questo privilegio che, per dare liberta' a qualcuno, sopprime quella di altri. La Corte europea dei Diritti dell'Uomo, che ha sede a Strasburgo, lo scorso 29 aprile ha dato ragione ad una dozzina di piccoli proprietari terrieri del centro della Francia che, dal 1994, vi avevano fatto ricorso contro il diritto di caccia -sancito dalla legge Verdeille- anche nelle proprieta' private non recintate. La legge francese "viola in piu' punti il diritto fondamentale alla proprieta' privata" …. "obbligando chi non e' favorevole alla caccia a sopportare sulle sue proprieta' la presenza di uomini armati e cani da caccia". Altrettanto ricorso puo' essere presentato da chi in Italia e' nelle stesse condizioni, e il nostro studio legale e' attrezzato per fornire i consigli. La Corte di Strasburgo e' tra le piu' autorevoli e difficilmente la giustizia di uno dei 41 Paesi che aderisce al Consiglio d'Europa (di cui e' emanazione) non si e' adeguata alle sue sentenze. Tra l'altro in Italia la Cassazione stabilisce che le sentenze di Strasburgo non sono solo un esempio a cui fare riferimento per un nuovo ricorso alla stessa Corte europea, ma sono direttamente invocabili di fronte alla magistratura italiana.
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