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DISTRIBUZIONE GIORNALI
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Comunicato 
7 gennaio 1999 0:00
 

COMINCIA LA DISCUSSIONE DEL NUOVO DDL: RISPONDERA' ALLE ESIGENZE DEI CONSUMATORI O CONTINUERA' AD ASSECONDARE LE CORPORAZIONI DEI GIORNALAI E DEI DISTRIBUTORI?
UN INVITO DELL'ADUC PERCHE' IL PARLAMENTO SI RICORDI CHE SE OGGI IN ITALIA SI LEGGE MENO CHE NEGLI ANNI PASSATI, E' ANCHE PER LA NON-LIBERALIZZAZIONE DEL SETTORE.
L'ADUC CHIEDE L'INTERVENTO DELL'ANTITRUST: QUESTO DDL LIBERALIZZA O RIAGGIUSTA IL MONOPOLIO?

Firenze, 7 Gennaio 1999. Lunedi' prossimo comincia alla Camera la discussione del DDL sulla sperimentazione di nuovi punti di distribuzione per la vendita di giornali.
"E' una buona occasione che non conviene farsi sfuggire". Cosi' interviene il presidente nazionale dell'Aduc, Vincenzo Donvito. "Perche', migliorando la stessa proposta, si possono aprire prospettive di consumo, di occupazione e di crescita dell'informazione che ci potrebbero far recuperare il gap che abbiamo nei confronti di tutti gli altri Paesi del cosiddetto mondo occidentale. Gli indici di diffusione dei quotidiani nel mondo (fonte Wan, World Press Trends 1997) danno l'Italia in regresso: nel '95 si vendevano 108 copie ogni 1000 abitanti, mentre nel '96 le copie diventano 105; negli Usa -dove il giornale si compra ovunque a qualunque ora- nel '95 si vendevano 226 giornali ogni 1000 abitanti, e nel '96 le copie diventano 297. Un trend che in Italia e' bloccato dal monopolio clientelare dei distributori di giornali che, da buoni conservatori, ostacolano qualunque modifica, senza rendersi conto che dell'aumento di vendite se ne avvantaggerebbero anche loro, puntando sulla qualita' e non sulla mera quantita', cosi' come fanno oggi.
Ma la legge che va in discussione non va bene. C'e' un limite: i nuovi punti sperimentali di distribuzione dovrebbero essere almeno a 300 metri di distanza dalle attuali edicole. Questo significa che in citta' -dove c'e' la massima concentrazione di vendite- non verrebbe aperto neanche un nuovo punto-vendita. Se il DDL fosse approvato cosi' com'e', non aprirebbe alcuna sperimentazione, ma consoliderebbe l'attuale situazione di privilegio delle corporazioni dei distributori e degli edicolanti.
Ma non solo andrebbe abolita la finta norma liberalizzatrice dei 300 metri, ma anche il fatto stesso che le nuove norme debbono essere sperimentali. Perche' parlare di sperimentazione di fronte ad un preciso impegno liberalizzatore del Governo in sede comunitaria? Per queste ragioni abbiamo chiesto l'intervento dell'Antitrust: verifichi se queste norme "sperimentali" del DDL in discussione non siano solo un palliativo
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