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Elezioni 2018. Welfare. Italia come la Svezia?
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Comunicato di Primo Mastrantoni
23 febbraio 2018 10:37
 
 Da non crederci. Eppure, se prendiamo i dati, e le considerazioni, de "Il bilancio del sistema previdenziale italiano", riferito al 2016, dobbiamo prendere atto che spendiamo, per il cosiddetto welfare (pensioni, sanità e assistenza), il 54% dell'intera spesa pubblica. Infatti, su 830 miliardi di spesa pubblica totale, ben 454 sono attribuite al welfare. Se, poi, rapportiamo i 454 miliardi alle sole entrate (788,5 miliardi), la percentuale arriva al 57%, più alta di quella svedese! Ovviamente, è tutta da valutare quantità e qualità del welfare, ma i numeri sono quelli.

Di sola assistenza (pensioni e assegni sociali, invalidità, accompagnamento, pensioni di guerra, maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo, ecc.) spendiamo 100 miliardi, esenti da imposte, diversamente dalle pensioni vere e proprie che sono tassate. Da rilevare che gli assistiti non hanno pagato un euro di contributi, quindi sono a carico della fiscalità generale, cioè dei contribuenti. Il numero degli assistiti è di 8,2 milioni, la metà di tutti i pensionati (pensioni e assistenza) che sono 16 milioni. 
Questa è la situazione attuale.

Il problema, dal punto di vista dei costi, non sono le pensioni ma l'assistenza, e le proposte che leggiamo gravano proprio sulla voce assistenza, definitiva o temporanea che sia. Da ricordare che abbiamo un debito pubblico di circa 2.330 miliardi. Dove prelevare i soldi?
Chi propone, a parziale soluzione, il taglio alle pensioni d'oro o ai vitalizi, probabilmente non ha fatto bene i conti: ricalcolare con il contributivo le une e gli altri costerebbe di più, perché alle pensioni d'oro è già stato applicato un coefficiente di decurtazione elevato e,  per l'ammontare dei vitalizi,  sono stati versati solo contributi personali, senza oneri per le casse pubbliche, che, invece, con il contributivo, dovrebbero intervenire per le quote di propria spettanza. 

Si sa, in campagna elettorale, si fanno promesse che si scontreranno con la realtà dei numeri. Molti raccontano favole con le quali accompagnano l'elettore a dormire. Il mattino del 5 marzo ci sarà la sveglia.
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