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FEDERALISMO FERROVIARIO
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Comunicato 
27 aprile 2000 0:00
 


LO STATO SBOLOGNA ALLE REGIONI I PEZZI PIU' INFRUTTUOSI, STRAVOLGENDO QUELLA FUNZIONE DI INNOVAZIONE CHE LE STESSE REGIONI AVREBBERO POTUTO RAPPRESENTARE NEL SETTORE. PER GLI UTENTI L'UNICO RISULTATO SARA' CHE AVRANNO MENO TRENI E PIU' COSTOSI

Firenze, 27 Aprile 2000. Il prossimo mese di luglio dovrebbe essere operativo il decreto su quello che viene chiamato federalismo ferroviario nel trasporto locale. Le Regioni avranno competenze sui servizi regionali e locali di trasporto ferroviario: finora i disavanzi gestionali venivano coperti dallo Stato, domani sara' compito delle Regioni farvi fronte, operando tagli e aggiustamenti che li rendano meno pesanti.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
La costruzione dello Stato federalista va avanti a gonfie vele, stravolgendo -come gia' nella de-monopolizzazione- il significato delle parole, e creando illusioni che solo i governanti non riescono a percepire come tali. Anzi: le percepiscono perfettamente, ma gli sta bene che siano presentate come se fossero il contrario.
Dopo la burla dell'apertura ai privati con la pubblicazione dei canoni d'accesso alla rete (quella che assicura meno guadagni e piu' rischi), ora lo Stato sta per sbolognare alle Regioni cio' che non gli riesce fare da sempre: mettere ordine e razionalizzazione nel trasporto regionale e locale, fatto essenzialmente di pendolari che -in tempi di globalizzazione telematica- continuano a pagare pesantemente (in termini di tempo e costi) il dover rincorrere il luogo di lavoro o di studio.
Il federalismo del ministro Pierluigi Bersani, e' al contrario di cio' che la dottrina insegna: non prende valori aggiunti dalla periferia per portarli al centro e valorizzarlo, ma sbologna alla periferia le sue incapacita': un'operazione di decentramento che contrabbanda per federalismo.
Le Regioni avrebbero potuto dare e fare molto in questo ambito, ma di loro iniziativa, magari favorendo la concorrenza dei privati verso lo Stato, in modo che ne traessero vantaggio gli utenti. Invece: no! Gli si affida una scatola gia' malfunzionante, con coscienza del fatto che il cosiddetto processo di liberalizzazione -per il momento- esclude il trasporto locale e regionale. Quindi e' una patata bollente che le Regioni si devono gestire anche da sole, con proprie risorse economiche ed umane.
L'ipotesi piu' credibile, in mancanza di interessi e interventi economici esterni, e' che cio' che le Regioni riusciranno a fare, sara' solo di tagliare corse e -grazie al loro potere di imposizione fiscale … questa volta veramente federalista- aumentarne i costi con le addizionali regionali.
Nelle intenzioni del ministro c'e' quella di un maggiore equilibrio tra strada ferrata e gomma, a vantaggio della prima, ma ci sembra che, invece, stia pianificando il perfetto contrario, grazie all'abbandono di un servizio sempre piu' scadente da parte di una fascia di utenti, i pendolari, che -come e piu' dei turisti- hanno bisogno del treno giusto all'ora giusta.
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