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GIOCO DEL LOTTO: AL DANNO SI AGGIUNGE LA BEFFA.
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Comunicato 
31 ottobre 2000 0:00
 



Roma, 31 ottobre 2000. Che il gioco sia un moto irrazionale della nostra condotta e' noto come e' altrettanto noto che lo Stato lucra sulle vincite: nella solo giornata del 25 scorso su 100 miliardi di incassi per il gioco del Lotto, 55 sono finiti nelle casse dell'erario. In un sistema di libero mercato chi gioca dovrebbe avere il corrispettivo del rischio; nel caso del Superenalotto la probabilita' di azzeccare la combinazione vincente e' di una su 450 milioni e per una giocata di 800 lire il vincitore dovrebbe riscuotere 450 milioni il valore della giocata, cioe' 360 miliardi, ma in realta' ne riceve meno del 20%. C'e' una evidente disparita' tra il rischio e il premio in palio ed e' lo Stato a guadagnare. A tutto cio' si aggiunge una bella presa in giro, come dire al danno si aggiunge la beffa. Sul sito del lotto c'e' tutto un settore che riguarda i numeri ritardatari nel senso che questi numeri dovrebbero essere quelli con maggiori probabilita' di uscita. Ora basta conoscere l'abc del calcolo delle probabilita' per sapere che la eventualita' del sorteggio di un numero sono le stesse ad ogni giocata, perche' i numeri "usciti" non vengono sottratti al totale dei numeri della estrazione. Ogni numero ha le stesse probabilita' di essere estratto di un altro ogni volta che si gioca. Che senso ha allora parlare di numeri ritardatari? E' soltanto una presa in giro, la beffa che si aggiunge al danno. Si capisce allora perche' lo Stato non vuole liberalizzare la apertura delle case da gioco: perderebbe le galline dalle uova d'oro.
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