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GIUDICE DI PACE E GALERA
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Comunicato 
7 agosto 2000 0:00
 


SIAMO TUTTI NAPOLETANI E NON VOGLIAMO ANDARE IN GALERA
CHIESTO L'INTERVENTO URGENTE DEL MINISTRO FASSINO

Firenze, 7 Agosto 2000. La denuncia sulla prima pagina del Corsera su "Naufragio del giudice di pace in Campania" che, nel distretto di Napoli ha accumulato una pendenza di cause che corrisponde a piu' della meta' di quelle nel resto d'Italia, va di pari passo con i nostri politici che, mentre da una parte parlano e parlano di indulto e amnistia, dall'altro si infiammano nel chiedere la galera per gli avventori della prostituzione sessuale.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Ci sentiamo particolarmente coinvolti, perche', se non ci fosse il giudice di pace, la maggiorparte dei contenziosi che consigliamo ai cittadini vessati e fregati, se dovessero seguire il baratro della giustizia civile "ordinaria", per costi e tempi, non avrebbero senso, e ognuno si terrebbe la sua fregatura, incarognendosi sempre piu' verso le istituzioni e verso il prossimo. Se tutto dovesse finire come in Campania, e particolarmente a Napoli, con conseguente "napolizzazione" del territorio italiano, a parte gli aspetti positivi che tutti ne trarremmo per poter vivere dentro di noi un po' di quella meravigliosa citta', resta il fatto che l'esportazione riguarderebbe solo il lato oscuro della metropoli partenopea, e questo non ci fa gioire. Pero' ci coinvolge, perche' siamo tutti napoletani, perche' come e' impensabile un'Italia senza Napoli, e' altrettanto impensabile una giustizia col buco nero napoletano: stride col senso stesso del diritto.
E questa denuncia viene fatta negli stessi giorni in cui politici notabili, tra cui anche il presidente del consiglio dei ministri, tuonano contro i fruitori delle prestazioni sessuali della prostituzione, fino a chiederne anche la loro tradotta in galera. E sono gli stessi che non sono riusciti a trovare un accordo in Parlamento per l'indulto o amnistia, lasciando le prigioni cosi' com'erano all'inizio dello sport dialettico.
Quindi il quadro e' questo: se vai a puttane devi andare in galera perche' la giustizia e' giustizia, ma in galera non c'e' posto come vorrebbe la legge, per cui piu' che galera, vai all'inferno, sperando che Berlusconi e Veltroni, con Mastella e Gasparri come supporter, si mettano d'accordo, tra un tuffo e un altro, a tirarti fuori con l'obbligo di servire messa per un anno con don Oreste Benzi. Se invece fai un incidente in auto, magari mentre stai andando a puttane, sei fortunato perche' non ti succedera' quanto sopra, ma dimenticati il rimborso dell'assicurazione che sicuramente ti vorra' pagare meno del dovuto e percio' sarai andato in causa dal giudice di pace, e siccome la "napolizzazione" del sistema giudiziario e' ad uno stadio avanzato, o ti prendi le quattro lire che ti da' l'assicurazione o, forse, questi soldi li vedranno i tuoi nipoti, ovviamente senza rivalutazione.
Non c'e' male, come quadretto della giustizia, del diritto e della liberta' individuale. Ma e' quello che ci si prospetta nella prima meta' di agosto.
Una riflessione che trasformiamo in invito pressante al ministro della Giustizia perche' intervenga, per cio' che gli compete, ma subito e in maniera drastica, perche' subito dopo le vacanze, le richieste di giudizio del giudice di pace -tra vacanze andate a male e vittime dell'autovelox- aumentano, e se le galere saranno piene di frequentatori della prostituzione, e' facile prevedere un grande botto, che farebbe male a tutti. Inoltre aggiungiamo che, se siamo tutti liberi di farci male, da soli, non vorremmo che questa liberta' sia essenzialmente appannaggio dello Stato.
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