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Governo. La conferenza sulla Libia si è svolta a Berlino e non a Roma. Ci sarà un perché
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Comunicato di Primo Mastrantoni
21 gennaio 2020 12:14
 
 A Berlino si è conclusa la Conferenza internazionale sulla Libia, alla quale hanno partecipato 15 Paesi, oltre al segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres.

Il documento finale, di 55 punti, prevede, tra l'altro, il cessate il fuoco, l'embargo sulle armi e un percorso politico per arrivare a un governo unico. Difficile da ottenersi, perché i due contendenti libici, il presidente del Governo di accordo nazionale, Fayez al Serraj e il maresciallo della Cirenaica, Khalifa Haftar, non hanno sottoscritto il documento.

C'è, però, un problema di politica estera del governo Conte, o meglio di capacità di svolgere politica estera in generale, e in particolare, nei confronti della Libia, una polveriera che è sì alle porte dell'Europa ma, soprattutto, a quelle dell'Italia e che minaccia di saltare, coinvolgendo tutti in un conflitto più generale, visti gli attori interessati: dalla parte di Serraj c'è l'Italia, la Turchia e il Qatar, da quella di Haftar ci sono la Russia, l'Egitto, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Gli attori principali sono, però, Russia e Turchia. La riproposizione della tragedia siriana è più che plausibile. L'Europa non c'è stata, peggio ancora l'Italia non c'è. Noi seguiamo, come i carriaggi della sussistenza.

Il fatto che la Conferenza si sia svolta a Berlino, invece che a Roma, al di là della ubicazione geografica, è indicativa dell'incapacità del nostro Governo di promuovere e tutelare gli interessi nazionali e dell'Europa, alla quale siamo strettamente collegati. L'iniziativa della Conferenza, cui ne seguirà una altra, è partita dalla cancelliere Angela Merkel non dal premier Conte. 

Insomma Conte, non conta.
E l'attività del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio? Non rileva.
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